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La lezione di Draghi

Litigare in Europa, non con l’Europa. Appunti per il nuovo governo

Sergio Soave

La forza dell'ex premier sta nel partire sempre da un’analisi degli interessi comuni. I destini dei Ventisette sono sempre più intrecciati e i singoli governi sempre più interdipendenti

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L’ultimo impegno di Mario Draghi come presidente del Consiglio, la partecipazione al vertice europeo che trattava la questione energetica, è stato tutt’altro che protocollare.

Si è trovato di fronte a una specie di muro di gomma di chi, soprattutto la Germania e l’Olanda, non intendevano conferire all’Unione europea una funzione calmieratrice e ha reagito con una forte denuncia accompagnata da una azione di convinzione, che alla fine ha raggiunto qualche risultato rilevante. E’ stata una lezione che i suoi successori nel governo italiano dovrebbero studiare con attenzione e soprattutto apprendere. La forza di Draghi sta nel partire sempre da un’analisi degli interessi europei, soltanto all’interno dei quali si possono difendere quelli nazionali, e lavorare per convincere gli altri da una posizione di protagonismo.

Si è scontrato duramente con il cancelliere Olaf Scholz e poi lo ha incontrato in un lungo colloquio che è risultato risolutivo. E’ l’esatto contrario della logica sovranista che avrebbe spinto a cercare soluzioni nazionali impossibili e a una perenne lamentazione delle insensibilità europee. Draghi ha insegnato che si può, quando è necessario, litigare in Europa, non litigare con l’Europa. Le sfide non sono finite, le emergenze si susseguono e la struttura decisionale europea, che è ancora quella che funzionava con pochi membri, è inadeguata alla nuova e più ampia composizione dell’Unione, come Draghi stesso ha ricordato nella conferenza stampa conclusiva. Ma gli interessi europei diventano sempre più intrecciati e le politiche nazionali sempre più interdipendenti, come si è visto con la pandemia, con la guerra di aggressione russa all’Ucraina, con la crisi energetica. Alla fine l’Europa è riuscita a dare risposte unitarie ed efficaci alle emergenze, ci sono discrete speranze che ci riuscirà ancora soprattutto se i governi, in particolare il nostro governo, si faranno protagonisti della ricerca di soluzioni comuni. E’ un lascito e un patrimonio di credibilità assai rilevante, che sarebbe un crimine sciupare.

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