Il caso

Meloni umilia Forza Italia: "Se mi piego ora è finita". Il Cav. medita la vendetta sul Colle

Simone Canettieri

Ecco come nasce il piano di Fdi al Senato. Forza Italia medita il colpo a sorpresa: andare a consultazioni e indicare un altro nome come premier

“Ma tu ti butteresti da un aereo senza paracadute?”. Segue lo sguardo furbo, da mandrakata, di Francesco Lollobrigida, colonnello capo di Giorgia Meloni.  La notizia del giorno si  è consumata da un po’: Ignazio La Russa è stato eletto presidente del Senato senza i voti di Forza Italia. Braccio di ferro vinto. Dunque il piano B, studiato da giorni dentro FdI, è stato messo in pratica. La ricerca di voti trasversali nasceva come  scudo a possibili franchi tiratori leghisti affezionati all’idea Calderoli. Con Matteo Salvini non si sa mai. Alla fine, invece, il gioco è stato usato contro Silvio Berlusconi. Per la gioia di quel pezzo di Forza Italia, vicina ad Antonio Tajani, che subito commenta: “Avete visto la Ronzulli come ha fatto umiliare il Cavaliere?”.  
Il piano B di Meloni prende un’accelerazione clamorosa dopo la visita che le fa Berlusconi, al sesto piano della Camera, di prima mattina. Trenta minuti. Il Cav. le chiede una compensazione: “La presidenza del Senato vale tre ministeri”, le dice Berlusconi che poi ripeterà lo stesso concetto proprio a La Russa (ripresi da un video già cult) accompagnato da un vaffa per motivare il mancato voto degli azzurri. La leader di FdI continua a dire “no”.

 E lo stesso fa sul ministero della Giustizia, su quello della Difesa e su quello dello Sviluppo economico. I due si salutano con un “non finisce qui” abbastanza sottinteso. Meloni esce dal bunker del sesto piano per votare alla Camera. Con uno slancio futurista continua a dire: velocità, velocità, voglio sbrigarmi con la squadra di governo, La Russa passerà. E così è. La premier in pectore è “stanca” di questo tira e molla con gli alleati. Anzi con Forza Italia. “Ancora mi rompono le scatole con la Ronzulli”, confessa a chi le chiede come sia andato il faccia a faccia con Berlusconi. Dentro FdI ce l’hanno con la senatrice: “Silvio è uno statista, altri trattano per sé e queste sono le conseguenze”. Chi è vicino al Cav. respinge questa solfa – quella della trattativa Stato-Ronzulli – in quanto usano “Licia come donna schermo per non darci nulla e dirci solo dei sonori no”. Quando La Russa diventa la seconda carica del paese con un fritto misto di voti trasversali – indiziati:  renziani, un po’ di grillini e una pattuglia dem di area Franceschini – si gonfiano i muscoli di Fratelli d’Italia.  Hanno messo Forza Italia nel sacco. Hanno anche ottenuto la dichiarazione del Cav.: “Ronzulli non entrerà al governo”. C’è un misto di malcelata eccitazione negli sguardi di Lollobrigida, ma anche di Fabio Rampelli, Giovanni Donzelli, Andrea Delmastro, Giovanbattista Fazzolari: “Cosa vuole fare Forza Italia? Siamo pronti anche a ritornare al voto: prenderemmo il sessanta per cento”. Alla Camera c’è aria di bullismo. Al Senato le truppe azzurre si ritirano di buon grado. A Montecitorio Tajani è inseguito da tutti i cronisti: non parla, dice di non sapere nulla, ma chi lo conosce sa che si sta godendo lo spettacolo, senza di lui è stata una Caporetto. Ma sarebbe andata diversamente? La seconda scossa della giornata arriva dalla Lega: Lorenzo Fontana candidato presidente della Camera. E Forza Italia lo voterà? “Al momento no”, è il pensiero che arriva dal mondo berlusconiano. L’onta è stata troppo grande. Adesso il capo di Forza Italia si aspetta che Giorgia, “così irriconoscente e arcigna”, lo chiami, gli mandi un segnale distensivo, insomma provi a ricucire. I forzisti tajanei quasi si scusano con  gli amici di FdI: incredibile, ma è così. Il mondo si è rovesciato.

E anche Salvini è diventato affidabile. Anzi, un mediatore. Un uomo di pace. E’ lui ad annunciare a Meloni, durante un faccia a faccia, la scelta di Fontana. Ed è sempre Salvini a dire che proverà a ricucire la coalizione sbrindellata. A Meloni interessa il giusto. Anzi quando in serata riunisce i parlamentari fa trapelare un ragionamento che suona così: “Quelli di Forza Italia hanno dimostrato che non si rendono conto che l’Italia ha bisogno di risposte urgenti, ma si occupano di chiedere posti e posizioni”. E’ il pride di Fratelli d’Italia. Tanto che dall’assemblea esce anche la voglia di lasciare gli azzurri a bocca asciutta. Ma è propaganda, certo. Una soluzione, anzi un mediazione va trovata. Anche se la premier in pectore continua a dire che “se mi piego adesso è la fine, il governo prenderebbe subito un b brutto andazzo”. Dentro Forza Italia – in attesa di un chiarimento – gira la voglia matta di salire al Colle durante le consultazioni per dire “il centrodestra ha vinto, ma Meloni non è la nostra premier”. Sfoghi in attesa di un chiarimento. E domani si ricomincia.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.