Il caso

Asse Draghi-Meloni sull'energia. Sul governo è scontro sui ministeri tecnici

Simone Canettieri

La leader di FdI si muove da premier in pectore sulle Olimpiadi. Poi dirama una nota uguale a quella di Palazzo Chigi. Rebus sulla squadra. Forza Italia e Lega vogliono otto dicasteri  

L'unica ora di evasione se la concede ai Parioli, quando entra all'hotel Parco dei principi, già amuleto in quanto sede del suo comitato elettorale domenica notte, per incontrare il presidente del Cio Thomas Bach e quello del Coni Giovanni Malagò. Giorgia Meloni parla da premier in pectore e assicura i vertici olimpici sui Giochi Milano-Cortina del 2026. Allo stesso tempo tiene a rimarcare che "già nel 2016, da candidata sindaco, mi schierai a favore delle Olimpiadi a Roma, al contrario di Virginia Raggi".

Per il resto della giornata, la leader di FdI torna a murarsi  negli uffici della Camera dove continua a incontrare i collaboratori sui dossier economici che l'attendono. "Alla squadra di governo ancora non ci stiamo pensando", continuano a ripetere i colonnelli meloniani chissà con quanta convinzione.

A dire il vero, però, il futuro del nuovo esecutivo ruota intorno al ministero dell'Economia. "Figura che Giorgia sceglierà insieme a un'altra persona". 

Il riferimento è al capo dello stato, Sergio Mattarella. Dal Quirinale smentiscono contatti diretti frai i due in queste ore, anche se non è affatto escluso che gli sherpa di Meloni stiano parlando con gli omologhi del Colle.

La data del 13 ottobre, quando si insedierà il nuovo Parlamento, permette a Meloni di ragionare sul futuro governo con una discreta calma. 

Dal Quirinale tengono a rimarcare che non ci sono veti preventivi sui nomi che andranno a occupare i ministeri più sensibili.  Ciascuno dovrà assumersi le proprie responsabilità. Compresa la possibilità che davanti a un nome poco idoneo per un ministero il presidente della Repubblica possa chiedere un supplemento di riflessione. 

Al momento sembrano farsi largo i desiderata degli alleati: Forza Italia chiede 4 quattro ministeri e altrettanti ne vuole la Lega. Il difficile incastro riguarda i dicasteri tecnici. Quelli più delicati e con un profilo internazionale.  Si parte dall'Economia, certo.  Poi ci sono Esteri, Difesa, Interni, Giustizia. Se Meloni indicherà figure tecniche la quota degli alleati rimarrà invariata. Tra dicasteri indicati e quelli di diretta emanazione, FdI punta comunque ad avere la maggioranza in Consiglio dei ministri. Il nodo riguarda il Viminale, tabù per Matteo Salvini. Allo stesso tempo il capo della Lega spinge per avere una poltrona di peso, con l'aggiunta del vicepremiarato. Idem Forza Italia, dove Antonio Tajani, futuro capo delegazione degli azzurri sembra aver già prenotato, uno tra Interni, Difesa ed Esteri. Molto dipende dal primo incastro da chiudere che potrebbe essere una valvola di compensazione: le presidenze di Camera e Senato. Tutto è in ballo e sospeso. 

Colpisce invece la totale sovrapprosizione con Mario Draghi sulla questione gas in vista del Consiglio Europeo sull'energia di oggi. Palazzo Chigi e la leader di FdI escono con due note praticamente uguali e sovrapponibili. Segno di un contatto fra Draghi e Meloni. Anzi, di una sintonia totale.

Ecco la dichiarazione di Mario Draghi alle 17.38.

“La crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l’Europa di fronte all’emergenza. Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi, non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali. Nei prossimi Consigli Europei dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali - proprio come lo siamo stati nel sostenere l’Ucraina.”

 

Ecco la dichiarazione di Giorgia Meloni alle 19.28.

"Di fronte alla sfida epocale della crisi energetica serve una risposta immediata a livello europeo a tutela di imprese e famiglie. Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario. Per questo l’auspicio è che nel Consiglio Europeo sull'energia di domani, prevalgano buon senso e tempestività. Su questo tema di vitale importanza per l'Italia confido nella compattezza di tutte le forze politiche".

 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.