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voci dai comitati

Il M5s puntella il Pd con 16,5 per cento dei voti. Cori da stadio al comitato

Simone Canettieri

Niente grillini, ma tanti contiani. Al primo piano della sede del Movimento 5 stelle a Roma nord c'è ottimismo: si spera di agganciare il partito di Letta

“Sei in lista?”. Due addetti alla sicurezza di nero vestiti al portone di ingresso. Altrettanto al primo piano. Nella sede del Movimento 5 stelle, elegante appartamento a due passi dalla Camera, si respira piccolo evento di Roma Nord. Eleganza e stile. Gli uffici contiani, con le tende damascate giallo Chigi, rimandano a certi studi dentistici dei Parioli. Ci sono ottanta giornalisti accreditati, ma nemmeno un grillino, figurarsi il Capo. Che sia l’ultima burla? “Il presidente oggi è stato con i suoi affetti”, dicono dallo staff. E subito viene da pensare ai famosi congiunti pandemici. Finalmente sul terrazzo viene issata la bandiera del M5S.

 

È il segno dell’ottimismo, cauto certo, ma molto diffuso che regna qui. Girano dati e cifre da gol di Zoff di testa. “Comunque vada sarà un successo”, spiegano i contiani che così vogliono essere chiamati. Altro che grillini. E dunque l’ex premier non c’è. È pronto con sobrietà a un bel passetto di tip tap se il miracolo sarà compiuto: agganciare il Pd. Ecco, Pd è la parola più in voga qui nella sede degli alleati del campo largo. La corsa è su Letta, il sud è la trincea, Napoli, dove corre l’ex amico Luigi Di Maio, il luogo dove tutto può accadere. Conte arriverà, assicurano. Ma con i suoi tempi. Con il favore delle tenebre con la speranza di commentare una mezza impresa. Con tanti saluti al Pd, certo.

“Ciaooo amore”. Rocco Casalino è arrivato. È gioioso, ma si dice preoccupato dall’affluenza di Napoli: molto bassa causa nubifragio. È comunque Rocco, e va consultato. Passa qualche secondo e Casalino spiega il sentiment del M5s: “Sopra il 10 è ok, il 15 wow, sopra il 15 bum bum”. Si riempie piano piano la sede del M5S. Ecco Paola Taverna su in divanetto. Scherza con i cronisti: “Ditelo che me volete bene”. Si intravede nell’ufficio contiano Cafiero de Raho. Al bancone del bar Riccardo Ricciardi, uno dei cinque vicepresidenti del M5S: “Il nubifragio a Napoli non ci voleva, sarebbe stato meglio a Verona”.

 

Ormai è tutto un dagli al Pd. Conte ancora non si vede, ma i suoi vice scatenati. Pulcini da battaglia. Alessandra Todde: “Ci volevano morti, hanno imbarcato Fratoianni. Mai più seduti al tavolo con questa dirigenza dem”. Michele Gubitosa: “Il Pd ha sbagliato tutto”. Riccardo Ricciardi: “Si sono fatti del male da soli”. Dalle retrovie Paola Taverna, molto incuriosita dal risultato del collegio uninominale di Napoli Fuorigrotta: “Ci danno in vantaggio su Di Maio: che peccato, quanto mi dispiace! Anzi la sapete una cosa? La nostra volta è partita con la scissione, sono loro, quelli di Di Maio, la bad company”. Passa Vito Crimi, già reggente del partito. Camicia bianca fuori dai pantaloni e barba coltivata. Crimi, si sta trasformando in Bonaccini? “Mai”. Notizie da Genova? “Non ne ho”. Stefano Patuanelli fa capolino da dietro una porta. Boato. “Daje!!!”. Sono uscite le proiezioni Rai: il M5S è dato al 16,5. Il Pd è lì a più 2,9. Sotto il venti. Cori da stadio.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.