La versione del ministro

"Meloni è destra franchista. Rischio involuzione democratica". Parla Orlando

Carmelo Caruso

"La destra di Fratelli d'Italia è una destra drammatica. Bigotta. Vuole gerarchizzare le istituzioni. A rischio i diritti. Letta non è in discussione. Non farò la cosa rossa perchè nel Pd c'è una area forte e socialista". Intervista al ministro del Lavoro

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando è stato promosso “capomastro” Orlando: gira l’Italia dei cantieri e mangia in mensa con gli operai. Ministro, domenica, il Pd costruirà il socialismo o i muri a secco contro  Meloni? “La destra non si batte senza i muri a secco del socialismo e la questione sociale non potrà essere affrontata dalla destra”. Con Meloni tornerà il franchismo? “Non è il suo programma dichiarato, anche se ogni tanto le scappa di dirlo, ma di fronte alle difficoltà, la destra farà ricorso alla sua dimensione simbolica, all’identità, all’uso divisivo della religione. Più o meno involontariamente, si può innescare un’involuzione democratica”.

 

Con Orlando abbiamo iniziato dai muri a secco. Da ragazzo gli piaceva infatti l’odore della calce e i suoi eroi erano i muratori. Torniamo quindi alla cazzuola. Ministro, quali sono i muri a secco del Pd? “Protezione, difesa, diritti. Partecipazione per non rimanere tagliati fuori dai grandi cambiamenti. Sono i temi centrali del nostro tempo. Il Pd c’è e ci sarà perché ci attende una nuova centralità del centrosinistra”. E se invece fosse una fantasia di sinistra? “Non lo è. Siamo dinanzi a quelli che io chiamo degli strappi di società, nuove marginalità che solo il Pd è capace di interpretare e combattere. L’ho già fatto da ministro, lo farò ancora. Continuerò”.

 

Perché la destra non sarebbe capace di cucire questi strappi. Non hanno buoni sarti? “Basta guardare alle promesse di Meloni, Salvini e Berlusconi. Sommandole si ha una cifra astronomica. Qualora dovessero occuparsi di bollette, deludendo le aspettative suscitate, la destra farà ricorso alla dimensione simbolica che gli appartiene: è colpa dell’Europa, degli stranieri, dei percettori del reddito”. Cosa vuol dire? “Che l’Italia rischia di sperimentare un trumpismo ai tempi della crisi, con la differenza che Trump aveva beneficiato delle ricette di chi lo aveva preceduto”.

 

Stiamo facendo questa intervista al telefono dopo il pranzo “operaistico” del ministro ad Arcola in provincia della sua La Spezia. Al Pd, a Orlando, rimproverano di agitare il fantasma della libertà a rischio. Caro Orlando, veramente pensa che, con la destra,  gli omosessuali saranno inseguiti per strada con il fez? “Io non voglio parlare complicato. Io descrivo quello che vedo”. E cosa vede? “Vedo che la destra della Meloni somiglia troppo alla destra ungherese e spagnola. Una destra drammatica che ricorda il medioevo e fa ascoltare il battito del feto alle ragazze che dovranno abortire. Una destra che punisce scelte di libertà. Sono i loro dirigenti a parlare di lobby gay”. Sta  dicendo che sono antichi? “Dico che la destra vuol fare diventare una concessione da amministrare con diffidenza ciò che è un diritto, la libertà anche di scegliere l’orientamento sessuale”.

 

Si dice Orlando il socialista, l’amendoliano, il polemista. Lei ha paura delle idee? “Ho paura delle idee che ci riportano al conformismo bigotto dei nostri anni ’50 quelle idee sono l’anticamera di un rischio”. Fdi ha detto, al Foglio, che il blocco navale è una scorciatoia mentre Salvini vuole togliere il canone Rai”. Voi del Pd non cancellate nulla? “Le rispondo con il sorriso. Ogni elezione, vede, è la sagra delle cancellazioni. Ho perso il conto di quante volte è stato cancellato il bollo. Ma la proposta di Salvini sulla Rai rappresenta un salto di qualità”. Nel buio? “Precostituisce un alibi per ridurre spazi di pluralismo”.

 

Quindi è vero che la destra vuole cacciare  Mattarella? “Mi sembra chiaro che la loro riforma non è per i posteri. Quello che mi preoccupa della destra, e non mi stanco di dirlo, è il modo in cui  cerca di smontare la complessità. La destra risponde alle crisi gerarchizzando le istituzioni. E’ una risposta in conflitto con la Costituzione. E’ contro il dialogo sociale”. Il Pd ha come motto “scegli”. Domenica  la scelta tra chi sarebbe? “Gerarchia contro coesione. La destra è gerarchia, il Pd è coesione”. Sono di Orlando le frasi “Calenda, datti una calmata”; “Macron o Melon”; e “Conte? Si è scoperto Lenin”.

 

Si racconta che il M5s stia facendo il pieno al sud. E’ nato un nuovo bolscevico? “Conte sta capitalizzando un malessere reale”. Chi è Conte, un alleato, un ex alleato? Cosa? “Uno che si è smarcato all’ultimo minuto dal governo Draghi, proprio mentre quel governo, anche grazie a una iniziativa comune tra noi e M5s, stava dando risposte sociali. Mi permetto di dire che quelle risposte le ho date in larga parte io, da ministro del Lavoro”.  L’Agenda Orlando? “Non è un’agenda. E’ un sussidiario di riforme effettuate e di riforme che stavamo portando a casa. Riforma degli ammortizzatori sociali, sblocco graduale dei licenziamenti, superamento della Fornero, riforma degli appalti, clausola sociali nel Pnrr e nel 110%. Oggi il M5s si vanta del Rdc ma è stato il Pd che ha lottato contro chi ha aggredito quello strumento. La  bandiera del M5s è stato  il superbonus”. La sua bandiera è rossa? “La mia ha la stoffa della questione sociale. E’ giusto difendere il Rdc ma farlo diventare una bandiera senza collegarlo a un nuovo welfare  è solo un modo di tradirne la funzione. Aggiungo. Se non fosse caduto il governo eravamo a un metro dall’ottenere il salario minimo e la riduzione del cuneo fiscale. Avevamo istituito un tavolo sulle pensioni. Dopo la scelta del M5s e della destra quell’opportunità è andata persa”.

 

Se il Pd va sotto il 20 per cento, Letta si deve dimettere? “Il Pd lotterà per avere il migliore risultato possibile. Il Pd deve pensare solo a vincere”. Pensiamo l’impensabile? “Se il Pd non dovesse avere un’affermazione ci sarà ancora più bisogno di una conduzione salda. Letta non è in discussione”. Leggiamo una sua dichiarazione: “Se si ferma la destra, se si afferma il campo del centrosinistra, si deve riflettere su come si recupera ciò che si è rotto con il M5s e con altre forze che non si riconoscono a destra”.

 

Orlando, la sua sinistra dove inizia e finisce? “ Norberto Bobbio l’ha definita. E’ sinistra quel partito che mette in campo una forza per ridurre le diseguaglianze. E’ di destra chi le allarga o le tollera, E’ populista di destra chi aggiunge la ricerca di un capro espiatorio anziché affrontare le cause”. L’insuperabile Paolo Mieli dice che la sua sinistra tifa rivoluzione d’ottobre. E’ corazzata Orlando? “Sbaglia Mieli. La radicalità delle nuove generazioni impegnate nel Pd non nasce dalla nostalgia per la rivoluzione d’ottobre ma dalla drammaticità in cui si trovano molti giovani per la precarietà, per il lavoro povero, per la paura che riguarda il futuro del pianeta”. Esistono gli orlandiani? “Esistono militanti a cui devo dire grazie, che mi hanno aiutato e che hanno aiutato il Pd impedendo che si snaturasse. Esiste una generazione che ho visto diventare classe dirigente nel partito, che si è affermata”. Insomma, lei farà la “cosa rossa” con Conte-Bettini? “Una cosa rossa? E perché dovrei quando esiste già? Si trova nel Pd ed è una fortissima area socialista  destinata a crescere. Voglio un Pd con una forte interpretazione sociale”. E’ vero che studia da segretario? “Studio per vincere le elezioni e lo farò con tutta l’energia personale di cui dispongo. E non sarà poca”.

 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio