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il simbolo

La fiamma: l’unica garanzia di Giorgia Meloni

Giuliano Ferrara

Fidarsi della Ducia no, ma è un’attivista che nutre vecchie idee di lealtà ai simboli di partito. E questo rassicura un po'

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Non mi fido di Meloni, l’unica bonanza di un eventuale successo della coalizione da lei guidata sarà il Cav. seconda carica dello stato, e che Cav. e che stato, una tangente definitiva per un corrotto della Berlusconia come me. Per il resto un’incognita, e avremmo bisogno di certezze. Non c’è niente da esorcizzare, però. Perché Meloni è uomo di partito, donna di partito. Il che comporta qualche minima garanzia. Non sarà Nilde Iotti o Marisa Rodano, ovvio, e nemmeno Tina Anselmi o Franca Falcucci. La sua provenienza dal Msi, la sua Fiamma, è tuttavia l’unica cosa che in parte rassicura. Un ricordo grato della Repubblica originaria, la prima e unica fino a ora.

 

Raccontai a Richard Newbury, mio vecchio amico, di Berlusconi presidente del Consiglio dei ministri, era il 1994. “Come Wellington, mi rispose, che quando ebbe accesso a Downing Street si stupì: ho dato un ordine e tutti si sono messi a discutere”. Salvini viene da Bossi, al posto del cattivo sociologo schmittiano Miglio aveva il buon Morisi, la Bestia. Uomo dei social, dei comizi selfie e personalizzati, dell’attivismo senza princìpi, un giornalista avventurista di Radio Padania, l’opposto di un uomo di partito.

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Non così Meloni, che ha fatto la gavetta e si è battuta per la promozione con il sesto senso della sezione, della federazione, della comunità partitica, dalla Garbatella, uno dei più bei quartieri di Roma dopo Testaccio, in poi. Non è poco, a pensarci bene. Anche Fini era uomo di partito, ma incredibilmente vanitoso, e da uomo maturo, ben dopo il diciannovesimo anno di età, disse che Mussolini era il più grande statista del secolo, un’ovvietà monca della verità, che il duce era un dittatore e portò alla rovina il suo paese dopo vent’anni di opere e operetta. Poi fu tutta una corsa alla Ztl.

 

Meloni quella vanità non se la può permettere, non è una prescelta, è una sgomitatrice, un’attivista consapevole, nutre idee odiose, vecchie o almeno molto stanche, ma le nutre di lealtà alla cordata e ai suoi simboli di partito. A occhio, non dovrebbe dare ordini che fanno discutere, capriccio meraviglioso ma solo in bocca al Cav. e al suo privatismo politico e impolitico, e non dovrebbe imbesuirsi nei selfie. Dovrebbe fare quel che presumibilmente ha sempre fatto, la Ducia liberale in waiting. Dunque proporre, ascoltare prima di parlare, mediare, capire il possibile senza troppe manipolazioni, e vedersela con il consenso fragile, revocabile, che riceverà. Senza troppa alterigia, senza condiscendenza verso gli avversari, affettando un rispetto per il Parlamento che la legittimi e rafforzi. Per un’amica di Vox e di Bannon, il peggio su piazza, il grottesco di scena, tutto sommato non è poco. Per una così diversa da Sanna Marin, così poco appetibile sul piano del gusto politico, è già qualcosa.

 

Il Msi adorava il fucilatore Almirante e la sua magnifica moglie-imperatrice-maîtresse, si comportava comunque come un partito costituzionale escluso dall’ambiente costituzionale. Quando tirò fuori il capino, all’ombra di una Dc inciprignita, fu punito. I suoi erano a loro modo una classe dirigente, corrotti il giusto, italiani fra italiani, fecero argine, sebbene con molte compromissioni, alla stagione del terrorismo nero, che come quello rosso fu apportatrice di miseria e lutti. Furono anche vittime, in persona per molti militanti sprangati o uccisi in varie manifestazioni di stupido odio antifascista, e come comunità quando sotto l’ala azionista di Luigi Bianchi d’Espinosa esplose la vergogna dell’antifascismo militante, la violenta campagna per la messa fuori legge del Msi.

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Erano un po’ golpisti, a veder bene, ma solo un po’. Non erano palatabili, ovvio, ma non erano solo un’incognita, furono anche un sostegno parlamentare dei giochi conservatori del partito di governo, e insomma furono parte della Repubblica che li rifiutava. Così Meloni. Ci sarà il rigetto, giustificato da molte cose, ma quel rigetto verrà confutato con metodi, si spera, di vecchia e cara politica, da una funzionaria di partito arrivata secondo il principio di Peter a ricoprire la carica superiore alle sue possibilità, ciò che è fatale quando il popolo vota giocando come fa spesso a mosca cieca. Eppoi di acqua sotto i ponti ne è passata, il meglio della Fiamma è vivo anche se non palpita, il peggio si suppone sia stato spento.

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