Storia di un patto

La notte del Terzo Polo. Calenda al telefono, Renzi mattatore. Il racconto dell'intesa

Carmelo Caruso

Il leader di Azione ha lasciato la trattativa ai suoi uomini. L'accordo sui collegi, il momento in cui si è rischiata la rottura. La decisione di evitare foto ed effusioni

E’ nato la notte dell’ 11 agosto, a Roma, a piazza del Gesù. Erano circa le due. Il padre non c’era. Carlo Calenda non ha voluto assistere al parto. Il giorno dopo, di mattina, insieme alla madre, Matteo Renzi, lo hanno registrato, ma separatamente, all’anagrafe elettorale con il nome di “Terzo Polo con Calenda”. Dopo quattro giorni di travaglio, Calenda non ce l’ha fatta. La sera decisiva, quella che ha portato alla nascita della coalizione, ha chiesto a Matteo Richetti ed Andrea Mazziotti, i suoi ostetrici, di mandare avanti i negoziati. Nella sede di Azione, a casa sua, era appena entrato Matteo Renzi seguito da Nicola Danti, il suo Walter Bonatti, il capo scout, Mauro Del Barba, Ettore Rosato. Sono stati i medici di Azione a comunicare a Calenda  che il neonato (il nuovo polo) era sano e che lui era il padre per “generosità” dell’altro. Renzi gli ha messo il fiocco di leader, ma Calenda gli ha fatto il più grande regalo di sempre. Da oggi Renzi non è più Machiavelli, ma il centrocampista dell’assist. Al Foglio: “Mi sento come Modric del Real Madrid”. Quando Richetti e Mazziotti hanno provato ad alzare la posta, come si fa ovviamente in ogni trattativa, a chiedere dei seggi sicuri, Renzi ha alzato la voce e dietro gli è venuto Rosato. Chi è leader?


E' leader chi soffre una notte di agosto per sopravvivere politicamente, per dire a una comunità: “Vedete, siamo ancora in corsa” o chi, da una stanza lontana, chiama al telefono e dice: “Dunque l’abbiamo chiusa?”. Nei naufragi a chi scegliereste di aggrapparvi? A uno che ha superato già dieci tifoni o a uno che nella tempesta va sottocoperta? E la verità è che Calenda ha fatto bene, lo ha scelto perché si conosce. Per un momento, la trattativa si è fermata. Renzi aveva rinunciato alla leadership (“è di Carlo”) ma l’increspatura si è verificata sui collegi. Per provocare Renzi, Calenda avrebbe fatto dire: “Carlo vuole candidarsi al Senato”. Ma il Senato era la prima scelta di Renzi. Per rispondere agli uomini di Calenda è stato tirato fuori un sondaggio che dava Iv sopra Azione: “Non mi sembra che i numeri nostri siano diversi dai vostri, anzi”. Renzi si è rivolto a Richetti e ha detto: “Ora noi si va giù per quindici minuti, ci si va a prendere una hosa e voi vi hiarite le idee altrimenti si va a letto e domani ognuno presenta le sue buste di candidati”.

 

Erano scesi e avevano ordinato un chinotto quando dopo pochi  minuti li hanno richiamati: “Risalite?”. Un’altra increspatura c’è stata sull’alternanza Azione/Iv e sull’opportunità che dovesse valere in ogni circoscrizione. Passa che si farà in alcuni casi ma in altri no. Significa che Renzi tutelerà i suoi così come Calenda. Il leader di Iv si dovrebbe candidare nei collegi di Milano, Toscana, Puglia, e Napoli. Calenda si candida alla Camera, a cominciare da Roma uno. Sul simbolo entra la R di Renew per ricordare la casa comune europea, i gruppi saranno unici. La notizia l’ha data per primo Renzi. Nessuna foto, nessun bacio, nessuna cerimonia come era stato con Letta. Il foglio con i dettagli dell’accordo non è stato divulgato e non lo sarà. Calenda entra in politica al contrario di come stava rischiando di uscire. Lo fa grazie a chi diceva non avrebbe mai voluto come alleato, con un tweet burocratico di ringraziamento, con una trattativa condotta da terze persone. Ci entra con la civiltà dei cavilli che ha calpestato pochi giorni fa. Da oggi è il leader del Terzo polo, ma  Renzi  ha la patria potestà.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio