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editoriali

Così (forse) governerà il centrodestra

Redazione

Nella bozza del programma elettorale ci sono rassicurazioni internazionali e molti margini di manovra. L'intenzione sembra quella di voler smussare gli angoli troppo spigolosi, ma tutto resta troppo indeterminato

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La bozza di programma di governo presentata unitariamente dalle formazioni di centrodestra è ancora assai imprecisa e questo rende difficile intenderne le priorità reali. E’ evidente la volontà di rassicurare su questioni sulle quali si sono appuntate le critiche degli avversari, a cominciare dalla collocazione internazionale. Qui le affermazioni sono perentorie: “Italia, a pieno titolo parte dell’Europa, dell’Alleanza atlantica e dell’Occidente”. Poi si afferma la “piena adesione al processo di integrazione europea, con la prospettiva di un’Unione europea più politica e meno burocratica”. Che fine ha fatto il sovranismo?

 

Lo si trova nelle pieghe, per esempio quando si parla di “tutela degli interessi nazionali nella discussione dei dossier legislativi europei” anche se questo sarebbe una conseguenza necessaria dei cambiamenti del contesto internazionale e dei problemi posti dalla transizione ecologica. Anche sul Pnrr non ci sono strappi, si lamentano i ritardi nell’attuazione e si chiede un accordo per la revisione prevista per adeguarlo meglio alle “mutate condizioni”. Niente di trascendentale, ma naturalmente la genericità dei riferimenti lascia un largo margine di ambiguità. Nella prospettiva dell’ammodernamento della rete infrastrutturale riappare, ma tra parentesi, il ponte sullo Stretto.

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Sulle riforme istituzionali si propone la “elezione diretta del Presidente della Repubblica”, senza alcuna specificazione. I presidenti eletti possono avere una diretta responsabilità di governo, come in America, averne una parziale come in Francia, nessuna come in Austria: quando si propone un cambiamento così radicale sarebbe opportuno, persino obbligatorio, definirne con precisione i caratteri, e questo nella bozza del centrodestra non c’è ed è una mancanza rilevante. Per il resto si rivendicano le tradizionali posizioni garantiste sulla giustizia, compresa la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante. E questa, almeno, è un’indicazione precisa, anche se naturalmente non nuova.

 

L’altro cavallo di battaglia del centrodestra, la riduzione dell’imposizione fiscale, viene articola in modo un po’ confuso: si parla di flat tax per le partite Iva da ampliare e poi di una non meglio identificata “prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese”. Si vede che qui le idee non sono convergenti, così non si indicano cifre e si lascia il problema aperto, il che in un certo senso esprime una cautela apprezzabile, visto lo stato dei conti pubblici, ma anche una evidente incertezza su un tema così basilare. Anche sull’altro tema tradizionale, la sicurezza ci si accontenta di due parole “decreti sicurezza”, che naturalmente possono contenere misure diversissime.

 

Anche sull’immigrazione i toni non sono esasperati: contrasto all’immigrazione irregolare, gestione ordinata dei flussi ma anche “favorire l’inclusione sociale e lavorativa degli immigrati regolari”. Anche il famoso blocco navale viene sfumato fino a parlare di “difesa dei confini nazionali ed europei “come richiesto dall’Ue”. Anche in questo caso pare prevalere la volontà di apparire equilibrati e prudenti, anche in contrasto evidente con le affermazioni perentorie che hanno caratterizzato l’avvio della campagna elettorale.

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Le proposte economico-sociali non contengono rilevanti innovazioni, se si eccettua la “sostituzione dell’attuale Reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro”. Naturalmente non si può essere contrari a “misure più efficaci”, ma è anche lecito chiedere quali siano in concreto, vista la difficoltà della materia. Wait and see. Nel complesso il documento sembra testimoniare il desiderio di presentare la proposta di governo di centrodestra in modo rassicurante, di smussare gli angoli troppo spigolosi, di tener conto che in una situazione caratterizzata da ricorrenti emergenze chi governa deve soprattutto rispondere alle necessità più che imporre soluzioni preconfezionate e visioni rigide e troppo divisive. Il prezzo di questa operazione sta nella vaghezza talora quasi insopportabile e nell’imprecisione, che invece di tranquillizzare può far sorgere i dubbi più preoccupanti. Si vedrà se gli altri competitori sapranno fare meglio.

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