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Calenda lancia l'ultimatum al Pd: il patto con Letta è di nuovo a rischio

Ruggiero Montenegro

"Chiarite, decidete". Dopo nemmeno tre giorni dall'accordo il leader di Azione stuzzica i dem, attacca Di Maio, Fratoianni e Bonelli, "i partiti zattera". E lancia un nuovo ultimatum: "O noi, o loro". La coalizione di centrosinistra è a un passo dal fallimento

L'accordo con il Pd? "Può essere cancellato, non annacquato". E ancora: "Chiarite"; "Decidete". Il giorno dopo l'incontro tra Enrico Letta, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, Carlo Calenda è un fiume in piena, lancia ultimatum e pone condizioni. Di nuovo. Senza tanti giri di parole minaccia di rompere, dopo nemmeno tre giorni, l'intesa trovata a fatica con il Partito democratico. "Non siamo disposti a rivederla", sottolinea, prima di attaccare i "partiti zattera". Si riferisce a Di Maio, ai Verdi e Sinistra italiana. Al Nazareno qualcuno alza il sopracciglio.

Sono quasi le 12 e il leader di Azione ha già lanciato almeno 15 tweet. Sul suo social preferito mette nel mirino, uno alla volta, tutti gli interlocutori di Letta. Il senso dei messaggi è sempre lo stesso: o noi, o loro. E l'intenzione sembra chiara, minare tutti i tentativi del Pd di allargare l'alleanza, anche a costo di affossare definitivamente i precedenti accordi e la già traballante coalizione di centrosinistra.

 

Il primo bersaglio è Impegno Civico: "Della sorte di Di Maio, D’Incà, Di Stefano e compagnia non ce ne importa nulla. E per quanto concerne l’agenda o è quella di Draghi o è quella dei no a tutto. Chiudiamo questa storia ora".  Segue una dissertazione sull'"ambivalenza che tormenta la sinistra dalla sua origine: riformismo o massimalismo".  E ancora una volta, rivolto al Pd: "Decidete". 

Poi arriva il momento di Nicola Fratoianni. "L'Agenda Draghi? Non esiste. Lo ha detto Draghi stesso. Povero Calenda, deve correre in cartoleria a comprarsene un'altra", è il messaggio del segretario della sinistra-sinistra parlamentare che si riferisce a un passaggio della conferenza stampa del presidente del Consiglio. Attacchi e contrattacchi che ormai vanno avanti da giorni. E che oggi riprendono con maggiore intensità. Il leader di Azione non si fa pregare, rilancia le parole di Fratoianni e commenta: "Direi che abbiamo raggiunto un punto di chiarezza. Mi pare del tutto evidente che c’è una scelta netta da fare per il Partito Democratico". Ma soprattutto: "A queste condizioni per quanto ci concerne non c’è spazio per loro nella coalizione". 

Al Nazareno adesso sudano freddo, così salta tutto. Scatta l'allarme, si avvicina il punto di non ritorno. Lo si capisce anche dal fatto che a un certo punto, a intervenire nella disputa, è Dario Franceschini, l'eterno ministro, l'abile pontiere. Ma anche pompiere, all'occorrenza: "Carlo Calenda e Nicola Fratoianni fermatevi!", scrive il titolare del dicastero della Cultura, provando a rimettere la discussione in carreggiata: "Ci aspetta una sfida molto più grande dell’interesse dei nostri partiti: evitare che l’Italia finisca in mano a una destra sovranista e incapace. Per iniziarla e vincerla occorre rispettarci a vicenda e accettare le nostre diversità". Basterà?

Niente da fare, continua l'escalation. "Dario, il terzismo alla volemose bene con noi non funziona", risponde prontamente Calenda, rincarando la dose: "L’interesse dei partiti non conta nulla. Conta dare al paese una prospettiva di Governo seria. Questi erano i patti. Ripeto. Decidete". Un altro colpo all'alleanza (?), le cui possibilità a queste punto si accorciano, quasi svaniscono. Con queste premesse, con tutte queste incongnite, l'ipotesi di un nuovo strappo, questa volta definitivo, si fa più consistente.


Anche perché nel frattempo arrivano altre risposte. Dalla "tribuna": "Dopo essere partito dal grande centro, Calenda è diventato un 'gregario' della coalizione di centrosinistra. Capisco le sue difficoltà a spiegare", ironizza Luigi Di Maio, che pure non si trova in una situazione facile, non potendo il suo Impegno civico contare su collegi uninominali blindati. "Sorprende, però, che alla fine proprio Calenda - che si innalza a paladino dell’anti-grillismo - sia diventato il più estremista di tutti. Con questo atteggiamento sta solo facendo un regalo alle destre", aggiunge il ministro degli Esteri, prima di concludere: "Ovviamente Calenda può fare quello che vuole, ma con meno arroganza e più rispetto". 

Non è nemmeno ora di pranzo e Letta deve rivedere la sua agenda. Poteva essere la giornata dell'accordo a sinistra, i segnali dopo la giornata di ieri erano positivi, il segretario dem è in attesa di risposte. Chissà se arriveranno o se arriverà prima la rottura di Calenda. Sempre che non cambi idea, visti i sondaggi. E infatti rieccolo: l'ultimo suo post della mattina è proprio una rilevazione: Azione al 6 per cento, in crescita di un punto e mezzo. Data del sondaggio: 3 agosto, all'indomani dell'intesa tra Pd, Azione e + Europa.

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