Caos elezioni

A Palermo vince il pallone. Il pienone non è ai seggi ma allo stadio

Paolo Mandarà

Polemiche per il forfait di Palermo. L'attesa è per la sfida play off di stasera Palermo-Padova. Musumeci chiede di prolungare il voto domani

Alla fine, a Palermo, ha prevalso l’amore per il pallone. Lo ammettono fonti del Comune, che spiegano – ufficiosamente – come i presidenti di seggio “disertori” potrebbero aver preferito all’ultimo momento assicurarsi un posto in tribuna per la partita col Padova (valida per la promozione in Serie B), anziché garantire la regolarità del voto. La finale di ritorno dei playoff – che alle 21.15 di questa sera farà registrare uno stadio gremito da 35 mila spettatori– è uno spettacolo irrinunciabile per gli appassionati rosanero, che hanno mal sopportato gli ultimi tre anni di purgatorio calcistico.

 

E pazienza se a farne le spese è una città martoriata dal degrado o, come suggeriscono a destra, dall’eterno sindaco Orlando. Il pallone è pallone. Così una novantina di presidenti di seggio (su 600) hanno dato forfait senza comunicarlo. E sono risultati vani i tentativi dell’Ufficio elettorale, che si sono susseguiti fra il pomeriggio di ieri e stanotte, di rimpiazzarli tutti. Il miracolo è avvenuto solo nel primo pomeriggio, quando qualcuno, accorgendosi di essere rimasto senza biglietto per lo stadio, è stato precettato.

 

Nonostante i compensi da fame denunciati da Mariangela Di Gangi, attivista delle Zen e candidata al Consiglio con Franco Miceli (centrosinistra): “Il caos di oggi è solo colpa del "Caporalato di Stato" di chi pensa che 280 euro per quattro giorni di lavoro pressoché ininterrotto siano una cifra decente da spendere nel momento chiave della democrazia”.

 

I presidenti mancati, dal canto loro, saranno denunciati dall’Amministrazione comunale che “sta inviando gli atti alla Procura della Repubblica per ogni azione di competenza finalizzata all'accertamento di responsabilità di natura penale”. Quelle della quinta città d’Italia, ad ogni modo, rischiano di essere delle Amministrative monche. In alcune sezioni le operazioni di voto sono riprese alle 15.03 (a otto ore dall’apertura delle urne, e a otto dalla chiusura), quando l’Amministrazione ha finalmente comunicato che “sono regolarmente insediate tutte le 600 sezioni elettorali previste in città senza che sia stato necessario procedere ad alcun accorpamento tra di esse”.

 

Troppo tardi (decisamente) per placare le polemiche dei politici, specie di centrodestra, che non hanno alcuna voglia di accettare un crollo dell’affluenza dopo aver patito, negli ultimi giorni, un grosso danno d’immagine per l’arresto di un paio di candidati al Consiglio (con l’accusa di voto di scambio).

 

Persino Musumeci ha chiesto al Viminale “di valutare l'opportunità di autorizzare il prolungamento dell’apertura dei seggi elettorali, nella sola città di Palermo, fino alle ore 14 di domani, lunedì 13 giugno. Una misura straordinaria a seguito dell’altrettanto straordinaria situazione che si è venuta a creare in città per la mancata costituzione di decine di sezioni elettorali. È un provvedimento che avrei adottato autonomamente – ha spiegato il presidente della Regione siciliana -, se non si votasse anche per i referendum”. Alle 12, a Palermo, l’affluenza era dell’11%. Bene ma non benissimo.

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