La storia

Ormai l'ambasciatore Razov è un caso: amico di Salvini e falco di Putin in Italia

Simone Canettieri

Per il governo non si muove da diplomatico tradizionale, ma è il terminale dei messaggi che il Cremlino vuole inviare a Roma. E il rapporto con il leader della Lega agita governo e maggioranza

Alla Farnesina raccontano di averlo visto in imbarazzo quando gli è stato chiesto di motivare le accuse lanciate nei giorni scorsi “sulla moralità dei politici e media italiani”.

Parole subito lette come un messaggio ai naviganti: attenti, cari politici, noi russi abbiamo materiali su di voi. Tuttavia Sergey Razov  non avrebbe saputo rispondere nel merito. Dando così l’impressione di ripetere un canovaccio scritto da altri, direttamente a Mosca, al Cremlino. Di essere cioè il punto terminale di una strategia decisa e pianificata altrove, lontano da Roma. Sarà anche così, ma sta di fatto che l’ambasciatore russo in Italia ha iniziato la settimana dalle parti dello stadio Olimpico. Alla Farnesina, per essere precisi, dove è stato convocato in mattinata alle 11 dal segretario generale del ministero degli Esteri Ettore Sequi. Un’iniziativa forte, per i linguaggi delle feluche, voluta direttamente dal titolare del dicastero Luigi Di Maio, d’accordo con la presidenza del Consiglio. 


D’altronde più passa il tempo e più Razov è visto dal governo italiano come un oggetto misterioso, o forse fin troppo chiaro da inquadrare. Di sicuro non sembra proprio un fulgido esempio di diplomatico attento al buon equilibrio delle relazioni internazionali, spiegano fra i corridoi del ministero. Alle prese ormai con un ambasciatore che non si fa il minimo problema ad attaccare lo stato nel quale è accreditato. La convinzione diffusa fra le stanze di Palazzo Chigi è che l’ambasciatore sia il falco italiano di Vladimir Putin. Una sensazione emersa in maniera netta e lampante anche durante la convocazione di ieri, conseguenza di giornate di polemiche molto, troppo vivaci. 
Sequi, nel corso del colloquio durato circa trenta minuti, ha preteso spiegazioni anche sugli attacchi rivolti all’Italia dopo le polemiche sulla missione russa durante la pandemia nel 2020. Il segretario generale della Farnesina ha respinto con forza qualsiasi accusa sulla presunta campagna dei media italiani contro Mosca ritenendo “inaccettabili le frasi allusive di Razov”. Il quale però, appena rientrato alla base e letti i siti italiani che raccontavano della convocazione, ha pensato bene di andare all’attacco. Di nuovo. E così, come si legge nel comunicato vergato dall’ambasciata russa, sostiene di aver stigmatizzato “le dichiarazioni talvolta inaccettabili di alti funzionari italiani nei confronti della Russia e della sua leadership”. E, per nulla domo, “ha sottolineato che la linea di propaganda che sta dominando nei media italiani difficilmente può essere qualificata altrimenti che come ostile”. Tanto da chiedere “moderazione ed equilibrio, tradizionali per la politica estera italiana, nell’interesse del mantenimento di relazioni positive e di cooperazione”. 


Razov è diventato ormai un problema anche per la maggioranza di governo. Perché, come si sa, è stato l’anello di congiunzione fra Matteo Salvini e il Cremlino, in particolare con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Il leader della Lega nelle scorse settimane per costruire la sua missione di pace a Mosca ha fatto visita all’ambasciatore russo diverse volte tra marzo e maggio. Costruendo con lui un rapporto personale che ora mette in difficoltà il resto della maggioranza e del governo, specie la delegazione del Carroccio capitanata dall’atlantista Giancarlo Giorgetti. Il viaggio di Salvini a Mosca è finito  nel freezer: congelato, con tanto di appendice interna al Carroccio abbastanza polemica. Nel frattempo Razov non è stato invitato al Quirinale, insieme al collega bielorusso, in occasione della festa del 2 giugno, la celebrazione della Repubblica. Un gesto che l’ambasciatore non deve aver preso bene. Visto che poi ha risposto con una lunga serie di accuse nei confronti di istituzioni, politici e stampa. Tanto da attaccare, colpo su colpo, l’approccio “miope e servile” di Roma. Fino ad allusioni sull’integrità di chi nei partiti, e dunque magari anche al governo, guida l’Italia. E dopo giorni tambureggianti è arrivata la reazione della Farnesina. Una convocazione che registra l’inasprirsi dei rapporti fra i due paesi.

Al momento non c’è l’ipotesi di ritirare l’accredito a Razov perché sarebbe un punto di non ritorno nella storia diplomatica di Russia e Italia. Però il caso inizia a essere sempre più ingombrante per il governo, che si trova in maggioranza anche un amico di Razov: Matteo Salvini. 
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.