Lo scontro

Il pianista Orfeo, "l'eternità Rai" che Fuortes non potrà mai battere

Carmelo Caruso

Dopo averlo sollevato dall'incarico, l'ad della Rai vuole riportare Orfeo al Tg3. Le proteste del Pd in sua difesa, dei ministri Guerini, Franceschini, Di Maio. Il suo ruolo in Rai da "eterno"

Lo ha rimosso e lo ha rimesso. Gli ha tolto la direzione dell’Approfondimento, che aveva affidato a Mario Orfeo, ma è pronto a proporlo direttore del Tg3, già diretto da Mario Orfeo. Se la Rai fosse stata quotata in Borsa, dopo le manovre del suo amministratore delegato Carlo Fuortes, il titolo oggi sarebbe probabilmente crollato. Fuortes si era infatti convinto che fosse possibile cacciare Orfeo, “l’Infinito”, allontanarlo come ha appena fatto con il suo ultimo capo ufficio Stampa, Stefano Marroni (anche lui fuori) e prendersi gli applausi. Ha infastidito il governo, i ministri Lorenzo Guerini, Dario Franceschini, Luigi Di Maio, Forza Italia, ha quasi provocato una crisi tra Draghi e il Pd, si è messo contro la presidente Rai, Marinella Soldi.

 

Per incollare i cocci del vaso, che ha mandato in frantumi, ha tolto il posto a Simona Sala, una direttrice donna. Quando Orfeo ha saputo che tornava al suo vecchio ruolo avrebbe risposto: “Benissimo”. Quando invece gli era stato comunicato da Fuortes che stava per rimuoverlo da direttore dell’approfondimento, perché “si è rotto il rapporto di fiducia”, nella sua mente avrà pensato: “Lo facevo più intelligente”. Un’azienda di oltre 2 miliardi di euro di fatturato, che ha come missione l’informazione, lascia che a spiegare cosa accade al suo interno siano gli “spifferi”. Non esiste ancora un comunicato ufficiale. Se sul serio fosse sul mercato, la Rai oggi ricorderebbe Teledurruti.


Se Orfeo tornerà a dirigere il Tg, come ha intenzione di proporre Fuortes nel Cda, che sarà convocato l’8 giugno, si troverà nella stessa condizione di Mattarella e Napolitano:  il bis. Direttore di due giornali di carta, di tre telegiornali (Tg1, Tg2, Tg3) direttore generale della stessa Rai e assunto dalla Rai, Orfeo nel caso in cui questa azienda precipitasse sarebbe il pianista T.D. Lemon Novecento, il pianista di Alessandro Baricco, l’ultimo, per forza di  cose, a lasciare il piroscafo Rai-Virginian. E infatti come il pianista che conosceva gli 88 tasti del pianoforte, Orfeo conosce in pratica i nomi e le vite di 11.536 dipendenti, così come delle 213 partite iva che ci collaborano, ha calpestato tutti i 785.000 metri quadrati di immobili Rai, visitato le 12 sedi all’estero, le 20 sedi regionali, comprese le 5 sedi regionali distaccate. Cammina  a piedi, non si fai vedere in compagnia di giornalisti e non è vero che passa notizie. Orfeo al massimo direbbe “io da direttore approfondirei”. Orfeo non si vendica, aspetta. Gli piace poter perdonare perché “non bisogna mai esagerare”. Al posto di Fuortes non avrebbe mai usato il pugnale: “E’ da sciocchi”.

 

Prima che Fuortes ripristinasse il vecchio ordine mondiale, in pratica  una notte, era già stato convocato il Consiglio di Sicurezza del Pd. In questi casi vale l’articolo 5 della Nato quello che tutti hanno imparato a conoscere: “Le parti convengono che un attacco armato contro Orfeo verrà considerato come un attacco diretto contro tutto il Pd”. In una notte i dipendenti Rai, in lotta contro la Rai, avevano trovato il loro Bobby Sands, il loro leader. Pure Orfeo dicono che sia arrossito tanto da pensare ma non dire: “Fuortes ha fatto nascere il partito Orfeo. Mi ha dato il certificato, il bollo”. Quella che infatti Fuortes chiama un’operazione di “ripristino della catena di comando” per il governo è apparso come un “passo indietro”. La rimozione della Sala al posto di Orfeo, sempre per il governo,  restituisce inoltre l’immagine di un’azienda che “sacrifica donne”.

 

Raccontano che Fuortes abbia chiamato Francesco Giavazzi per farsi dare il via libera. Ma Francesco Giavazzi, che sta lottando per portare in Italia il vento della Concorrenza, non avrebbe mai promosso, come ha fatto Fuortes, 20 giornalisti del Tgr per siglare la pace con il sindacato. Prima gli aveva tolto la striscia serale per risparmiare sui costi e poi l’ha ripristinata (per evitare una dolorosissima causa sindacale) ma lasciandola produrre per Raiplay. Prima la potevano vedere tutti, ora gli youtuber. Starebbero tornando pure gli audio di quando Fuortes avrebbe detto in Vigilanza: “Smonterò il talk show”. Ripristinati pure questi. Con Orfeo ha seguito lo stesso metodo. Rischia di ridurre la  sua competenza al “ripristino”. In Rai già si dice: “Esce più isolato di prima e dimostra che il direttore che voleva cacciare ha più potere di lui”. Se va bene Fuortes rimarrà altri due anni. Orfeo almeno un secolo, come Novecento.  
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio