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L'alleanza Letta-Conte s'indebolisce. Nel Pd qualcuno pensa al piano B

La strada dell'intesa tra M5s e dem è accidentata. Gli ostacoli delle regionali siciliane e il banco di prova delle risoluzioni da portare in Parlamento al prossimo intervento di Draghi. E c'è chi immagina nuovi equilibri senza grillini 

Il clima tra Partito democratico e Movimento 5 stelle non volge certo al bello. Dopo l’incontro del 26 maggio tra Enrico Letta e Giuseppe Conte qualcuno ha dato per fatta un’intesa in Sicilia, dove il prossimo anno si terranno le elezioni regionali, per arrivare a primarie di coalizione tra rossogialli. Ma in realtà questa alleanza non è così scontata. Infatti dal Pd, dopo le voci di un’intesa in Sicilia, si sono affrettati a precisare che l’incontro tra i due leader  è stato interlocutorio e hanno tenuto a sottolineare che in realtà non è stata presa alcuna decisione definitiva. Anche perché lo stesso giorno è filtrata la notizia del no di Giuseppe Conte alla candidatura del vice segretario dem Beppe Provenzano alla presidenza di quella regione. Una notizia che non rappresenta certo un buon viatico per la futura collaborazione tra Pd e Cinque stelle perché dimostrerebbe che ancora una volta i dem si sacrificano pur di stringere un accordo con i grillini, nonostante questi ultimi siano ormai ridotti ai minimi termini. 


Anche se i rapporti tra le due forze politiche sono ai minimi storici e se si prevedono nuove baruffe sulla risoluzione da portare in Parlamento il 21 e 22 giugno, quando Mario Draghi interverrà alla Camera e al Senato prima del Consiglio europeo, i dem non hanno comunque ancora trovato una strada alternativa alla collaborazione con i grillini. Con il Rosatellum l’alleanza è indispensabile. Del resto, ormai persino i proporzionalisti più sfegatati del Pd hanno capito che la riforma elettorale in questa legislatura non vedrà mai la luce, come, peraltro, aveva ben compreso sin dall’inizio Letta. Al massimo (ed è su questo che in realtà si sta lavorando in gran segreto) ci potrebbero essere dei piccoli ritocchi al Rosatellum nel tentativo di diminuirne l’impatto maggioritario. Ma sono tentativi su cui nessuno nel centrosinistra sembra fare troppo affidamento.


In compenso al Pd, dopo essere stati per un lungo periodo convinti che alla fine Conte avrebbe deciso di andare da solo, ora sono sicuri del contrario. Anche perché se dem e Cinque stelle non andassero insieme con questa legge elettorale perderebbero una buona parte dei collegi uninominali candidandosi alla marginalità. Si basa su questo ragionamento la rinnovata fiducia del  Nazareno sul fatto che i grillini non strapperanno.
 

Ciò nonostante, siccome i dem vogliono stare tranquilli, al Nazareno, in vista delle elezioni politiche, vengono fatti i conti anche senza lo scomodo alleato. In questo caso per riuscire a essere competitivi però la strada obbligata sarebbe quella dell’intesa con Azione di Carlo Calenda e Italia viva di Matteo Renzi. E’ un piano B che non c’è ancora (e infatti si continua a puntare su Conte) ma che al Pd qualcuno vorrebbe già mettere in cantiere per evitare sorprese dell’ultima ora. Fino ad adesso sia Calenda sia Renzi  glissano, però al Partito democratico sperano che nel caso in cui Conte alla fine dovesse veramente andare per conto suo sia il leader di Azione che quello di Italia viva potrebbero essere interessati a un’alleanza con un Pd mondo dai grillini.
 

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