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Il caso

"Andrò a Mosca". L'annuncio di Salvini irrita il governo: "Viaggio non concordato"

Simone Canettieri

Il leader della Lega vuole incontrare il governo russo e sogna Putin. L'annuncio manda in tilt la Lega, ma anche Palazzo Chigi. Poi la retromarcia: "Se partirò prima ne parlerò con Draghi"

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"A Mosca! A Mosca!”. Matteo Salvini ci riprova. Il giorno dopo la telefonata di Mario Draghi a Vladimir Putin, il leader della Lega annuncia e fa trapelare, gioca e frena su un viaggio in Russia.  La cui partenza, secondo i vertici del Carroccio, è collocata fra “domenica e lunedì al novanta per cento”.

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"A Mosca! A Mosca!”. Matteo Salvini ci riprova. Il giorno dopo la telefonata di Mario Draghi a Vladimir Putin, il leader della Lega annuncia e fa trapelare, gioca e frena su un viaggio in Russia.  La cui partenza, secondo i vertici del Carroccio, è collocata fra “domenica e lunedì al novanta per cento”.

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La notizia piomba a Palazzo Chigi proprio nel venerdì in cui il premier ha un colloquio con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Nelle stanze del governo leggono le anticipazioni e trasecolano: “Il viaggio non era concordato, non ne sapevo nulla”. Stesso refrain anche dal Quirinale, dove, per non far montare ancora di più un caso già deflagrato, spiegano che comunque Salvini è il capo di un partito e non ricopre ruoli di governo. Chi sta al governo nel Carroccio, a partire da Giancarlo Giorgetti, preferisce non commentare. Il silenzio è abbastanza indicativo. Quando nelle settimane scorse uscì questa ipotesi il titolare del Mise la bocciò subito: “Un eventuale viaggio di Matteo a Mosca andrebbe deciso insieme al governo”.

La cosa diventa buffa e misteriosa perché anche Lorenzo Fontana, responsabile Esteri della Lega, dice agli amici di non saperne un fico secco di questa storia. Salvini coltiva un sogno. Che poi è il suo obiettivo: incontrare Vladimir Putin. Da solo. Senza essere accompagnato da nessuno. “La nostra missione – spiegano al Foglio fonti leghiste qualificate – ha senso solo se Matteo riuscirà a incontrare esponenti del governo. A partire appunto dal presidente russo”. Sempre da quanto risulta a questo giornale l’ex ministro dell’Interno avrebbe attivato canali diplomatici con l’ambasciata russa in Italia per ottenere il visto. Ma non è detto che bastino. Quando a metà pomeriggio la notizia diventa di dominio pubblico, Salvini pasticcia un po’. Dal palco di un’iniziativa elettorale a Como dice: “Draghi ha fatto bene a chiamare Putin e io ce la sto mettendo tutta ma già sento i ritornelli della sinistra perché se dice di andare o chiamare Mosca qualcuno che va bene al politicamente corretto, allora è una grande operazione di pace. Se ci va Salvini chissà cosa succede, però abbiamo le spalle larghe e bisogna solo tirare dritto”.

L’ex Capitano è un soldato della pace. Che, dice, “non si costruisce accendendo candele in Duomo”.  Sarà pure così, certo. Ma ormai nel suo partito, nel governo e in maggioranza non si parla d’altro. Nei piani salviniani c’è l’intenzione di effettuare un blitz senza essere accompagnato da politici. Usando solo canali diplomatici. Quindi niente Russia unita, il partito di Putin, con cui strinse anche un gemellaggio cinque anni fa (mai annullato). Contattato dal Foglio, Claudio D’Amico, ora assessore a Sesto San Giovanni ma in passato gancio moscovita di Salvini con Gianluca Savoini, dice “di non saperne nulla e di essere concentrato solo sulla campagna elettorale”. A Sesto, D’Amico è il capolista del Carroccio. In serata arriva una frenata di Salvini che spiega meglio di qualsiasi cosa lo stato d’agitazione provocato dalla sua imminente missione: “Al momento si parla di una possibilità. Qualora l’eventualità diventasse più concreta, informerò il presidente Mario Draghi e ne parlerò con i vertici della Lega”. E intanto sogna il Cremlino. Per uscire dall’impasse il leader della Lega alle 20.21 lancia nella chat dei parlamentari un lungo messaggio: “Si sta aprendo la possibilità di incontrare, per parlare di cessate il fuoco, forniture di grano e ritorno al dialogo, rappresentanti dei governi di Russia e Turchia, nonché rappresentanti di altri governi e istituzioni internazionali”. Il caos è servito. 

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