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Salvini al rilancio

La convention leghista di oggi a Roma vista da Fratelli d’Italia. Parla Ignazio La Russa

Marianna Rizzini

A guardarla dal partito dell’alleato-concorrente Giorgia Meloni, la convention leghista è bella, ma poi senza Fratelli d’Italia non si procede lungo la strada che porta a Palazzo Chigi

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C’è convention e convention, e oggi Matteo Salvini ha la sua, a Roma, allo spazio “La Lanterna”, sotto il titolo di “E’ l’Italia che vogliamo”. Due settimane fa, invece, la convention l’ha fatta Giorgia Meloni, a Milano. E’ una gara? E’ una risposta? E’ un modo per Salvini di lanciare un messaggio all’alleato-concorrente? Intanto il programma: uomini di partito ma anche rappresentanti dell’imprenditoria, delle associazioni, della società civile, riuniti a discutere di fisco, giustizia, geopolitica, lavoro, energia, ambiente, autonomia. Ci sono ministri (vedi Roberto Cingolani) e ci sono i vertici di Eni, Enel e Terna, c’è il Coni di Giovanni Malagò, l’ambasciatore francese a Roma e anche l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani. Da Fratelli d’Italia osserva il programma e i nomi il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa: “Mi piace il taglio, benissimo, diciamo che assomiglia alla nostra, questa convention, per il fatto che mi sembra ci si stia preparando a un governo di centrodestra. L’unica differenza, profonda, è che noi, per la prima volta, diversamente da quando abbiamo organizzato le varie feste di partito e le varie edizioni di ‘Atreiu’, feste in cui invitavamo a dialogare anche gli avversari politici e personaggi con cui potesse essere interessante confrontarsi, a Milano abbiamo invitato persone con un profilo giusto per diventare futura classe dirigente di un centrodestra al governo”.

  

E insomma, a guardarla dal partito dell’alleato-concorrente Giorgia Meloni, la convention leghista è bella, ma poi la Lega dovrà fare i conti con il fatto che senza Fratelli d’Italia non si procede lungo la strada che porta a Palazzo Chigi. La Russa dice che “ora l’importante è prepararsi, tracciare il solco, e noi ci siamo portati avanti con la nostra tre giorni di Milano e con l’attivazione di vari gruppi di studio. Sicuramente c’è bisogno di dialogo con altre forze politiche, anche con chi la pensa molto diversamente da noi – e infatti in passato alle nostre feste abbiamo invitato anche esponenti del centrosinistra – ma questo è un momento importantissimo: dobbiamo pensare prima di tutto a quello che sarà il nostro programma, su cui poi ci si confronterà”.

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Anche con la Lega, che oggi si confronta intanto con il suo leader, un Salvini in cerca di rilancio tra governo e piazza, tra guerra e pace, tra una linea e l’altra, tra una regione e l’altra (l’appuntamento di Roma è il primo di una serie di eventi anche detti “percorso di ascolto” sul territorio). Un Salvini che intanto si affida per la convention ad Armando Siri, l’ideologo della flat tax che ora ha in mano il programma dell’evento. E mentre ieri, a Palermo, il leader della Lega si è trovato, durante l’udienza per il processo “Open arms”, nel bel mezzo della tensione tra il pm Geri Ferrara e l’avvocato difensore e responsabile Giustizia della Lega Giulia Bongiorno, sullo sfondo si stagliano le amministrative. Che danno non pochi grattacapi alla Lega, a partire dalla stessa Sicilia, dove, in attesa dei risultati delle comunali a Palermo e Messina, si pensa con ansia alla questione “candidato unitario per le future Regionali”. Stessa cosa a Roma, dove il centrodestra al momento brancola – e ci si ricorda ancora quanti inutili tavoli si sono susseguiti prima di approdare alla candidatura a sindaco non proprio vittoriosa di Enrico Michetti. A consolazione del periodo di rilancio intensivo, ieri è giunta a Salvini la notizia del proscioglimento “perché il fatto non sussiste” di Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, a proposito del cosiddetto “caso camici”. Intanto questa mattina, sotto la cupola di vetro della Lanterna, la convention ha inizio.
 

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