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Tra Costituzione e amministrative

Servirà il presidenzialismo a ricompattare il centrodestra?

Marianna Rizzini

Oggi torna in Aula la proposta presentata da Fratelli d'Italia. "È uno dei punti politico-istituzionali che tutte le forze della coalizione hanno condiviso, da Forza Italia alla Lega" dice il capogruppo di FdI Lollobrigida

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Dividersi (nel centrodestra) per divergenze sui candidati alle regionali, e ritrovare l’unione (sempre nel centrodestra) in nome di un tema di interesse superiore. Succederà o no con il presidenzialismo? Si dà il caso infatti che oggi arrivi in Aula la proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia. “Il presidenzialismo è la madre di tutte le riforme costituzionali, lo strumento per rimettere al centro la volontà popolare” e dire basta “ai giochi di palazzo che espropriano gli italiani del loro diritto di scegliere da chi essere governati”, aveva detto qualche giorno fa la leader di FdI e prima firmataria Giorgia Meloni, augurandosi che le forze politiche “dimostrassero maturità e visione”. E il capogruppo di FdI alla Camera Francesco Lollobrigida sottolinea ora gli snodi del possibile accordo: “Il presidenzialismo è uno dei punti politico-istituzionali che tutte le forze di centrodestra hanno condiviso, da Forza Italia alla Lega, dalla base ai vertici. E noi crediamo sia lo strumento che permetterebbe di coinvolgere i cittadini e stroncare a monte possibili inciuci di palazzo, rendendo così più efficiente l’azione di governo, con più equilibro nel rapporto tra consenso elettorale e potere esecutivo”.

La proposta di legge, dice Lollobrigida, potrebbe trovare appoggio trasversale: “Matteo Renzi parlava di sindaco d’Italia. Non solo: è risultato chiaro a tutti che il Parlamento ha avuto qualche problema di autodeterminazione durante l’elezione del presidente della Repubblica. Ecco perché è venuto il momento di rompere questo schema stantìo”. E se è vero che Iv ha messo a fuoco a sua volta il tema (ma in Aula si asterrà), non tutto è parso chiaro nel centrodestra, in commissione Affari costituzionali, a metà marzo, quando si è assistito alla bocciatura della riforma per l’elezione diretta del Capo dello Stato. Allora Meloni aveva criticato non troppo velatamente Forza Italia e Lega per l’assenza di due parlamentari al momento del voto: “Io non so se questa proposta non sia passata per supercialità di alcuni o per scelta politica. So che i partiti, se hanno dei parlamentari che non possono andare quel giorni in commissione a votare, li possono tranquillamente sostituire. Questa è una proposta storica del centrodestra, che sicuramente ha la maggioranza del consenso dei cittadini, e non è passata. Non so quale sia il problema ma so che c’è un problema”, era stato il verdetto.

Lollobrigida si mostra moderatamente ottimista: “Speriamo che oggi ci sia l’occasione per verificare se questa idea di riorganizzazione costituzionale incontra il favore delle forze politiche”. Dovranno intanto parlarsi e incontrarsi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (che dice “non su zoom”), per verificare la tenuta della coalizione su questo e altri temi, e infatti l’incontro aleggia lungo i giorni di questa settimana. Anche perché sullo sfondo ci sono le amministrative, e non si può dire che regni concordia. Anzi: a Verona Forza Italia sosterrà per il Comune Flavio Tosi e non Federico Sboarina, sindaco uscente che ha l’appoggio di Lega e Fratelli d’Italia. “Ci piacciono le sfide e questa è una sfida importante voluta dal territorio”, ha detto due giorni fa il coordinatore regionale di FI Veneto Michele Zuin, per cui il vero centrodestra è quello di Tosi, “quello dei fatti, del pragmatismo e che sa governare”, quello di “un progetto serio e concreto per i cittadini veronesi, dopo cinque anni deludenti e di immobilismo”. Tuttavia la stessa FI ha sottolineato che la scelta “non è contro nessuno”. Per non parlare di Palermo, dove il vicepresidente del Senato e cofondatore di FdI Ignazio la Russa è ieri intervenuto di persona, viste le tensioni, in nome “dell’unità del centrodestra”. 

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