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"Però la Nato"

I criteri sbagliati con cui buona parte della sinistra giudica la guerra

Alfonso Berardinelli

L’insensata litania contro l'alleanza atlantica, che rovinerebbe la tranquillità geopolitica del mondo e sarebbe depositaria di tutte le colpe reali e potenziali. Anche quando  a scatenare una guerra è Putin

Eh, la Nato. Però la Nato. Insomma, c’è la Nato, è per questo che Putin… Questa litania che crede di essere molto “di sinistra”; questa fobia della Nato vista come una specie di mostro che rovinerebbe la tranquillità geopolitica del mondo e sarebbe depositaria di tutte le colpe reali e potenziali; questo baluardo del minaccioso e mai esaurito imperialismo dell’occidente, nel momento in cui invece sono Russia e Cina le massime e più pericolose potenze dittatoriali del mondo, la prima con i suoi armamenti, la seconda con la sua economia… Ora la Nato sarebbe la madre di tutte le guerre anche quando a scatenare una guerra in Europa è Putin. La Nato viene evocata per attenuare fino a cancellare la mostruosità dell’attacco di Putin all’Ucraina, con tutte le conseguenze che questo comporta e con l’atrocità dei suoi metodi di sterminio e delle sue menzogne in puro stile stalinistico (sentir parlare il ministro degli Esteri russo Lavrov, un acrobatico maestro di falsificazioni, ci riporta alla Russia di Stalin in pieno Novecento: secondo lui, così ha detto, i peggiori antisemiti sono gli ebrei).

 

Tutto questo quando la prima e più evidente realtà geopolitica portata in luce dall’invasione russa (una guerra formalmente non dichiarata, per poter avere burocraticamente mano libera nel commettere crimini “di guerra”) è che la Nato serve eccome: perché se l’Ucraina fosse stata membro della Nato, Putin non l’avrebbe certo aggredita. Sembra chiaro che oggi il solo mezzo che le nazioni hanno per evitare di essere aggredite come “bocconi” facili, è entrare nella Nato. Solo se si fa parte di un’alleanza militare che dispone di una così enorme forza deterrente può garantire sicurezza e bloccare ogni velleità bellica di regimi dittatoriali in vena di politiche espansionistiche, di annessioni, sottomissioni e conquiste.

 

Ho sentito dire da un professore di geopolitica, come se fosse una cosa ragionevolmente accettabile, che per esempio l’ingresso della Finlandia nella Nato sarebbe una provocazione intollerabile rivolta alla Russia, una provocazione sufficiente a provocare un’altra reazione militare da parte della Russia. Come dire: cari miei, siate realistici, come si sentirebbe Putin se a San Pietroburgo si affacciasse alla finestra e vedesse la Nato a pochi chilometri? Bisogna essere comprensivi: al povero Putin, così sensibile, gli andrebbe subito il sangue alla testa e i suoi naturalissimi istinti di vero russo gli farebbero subito venire voglia di invadere la Finlandia per non sentirsi minacciato la notte quando va a dormire. Insomma: un vero russo ha gli incubi se al confine con la Russia non ci sono paesi sottomessi e dominati. Per il sacro e santo spirito russo chiunque voglia garantirsi una difesa (la Nato è sì o no un’alleanza difensiva?) è in realtà un nemico che sta per attaccarti, che vuole attaccarti. Amici (ci consiglia il geopolitico), la suscettibilità russa va rispettata: che volete, loro sono fatti così, se non comandano si angosciano, poveretti. Se la Nato è di per sé una minaccia, allora tutta l’Europa occidentale che è nella Nato (Portogallo, Islanda, Olanda e Grecia) sono una minaccia per la Russia. E se potenzialmente la minacci, la Russia ti bombarda e va capita.

 

Ecco come molta sinistra italiana ragiona. Ecco con quali criteri giudica la guerra in corso. Aggiungo un dettaglio non irrilevante. Il nostro caro esperto di geopolitica realistico-scientifica ha voluto farci capire anche un’altra cosa, tanto per mettere i puntini sulle “i”. Ecco: l’Ucraina, per difendersi, ha bisogno di armi e ce le chiede; ma noi non siamo mica politicamente ciechi! Dobbiamo concedere armi solo a patto che la resistenza ucraina ci dica “per fare cosa”. Perché le vuole? A quale scopo?

 

Ma come? Fare il possibile, combattendo, per evitare di essere sopraffatti, sconfitti, dominati, non è questo uno scopo sufficientemente chiaro e accettabile? Difendere la propria autonomia nazionale e la libertà politica non è uno scopo? Gli ucraini dovrebbero accettare di combattere e morire per gli scopi che piacciono a noi? Loro hanno deciso di resistere e di combattere a costo della vita. Dovrebbero combattere per quello che noi riteniamo sia una giusta causa e una giusta comprensione delle ragioni dei russi? Non sarebbe, proprio questa, una “guerra per procura”? Ha delle ragioni rispettabili chi ti bombarda indiscriminatamente? Se aiuto un affamato, un malato, un moribondo, lo farò solo a condizione che mi chiarisca, in via preliminare, come intende vivere quando riuscirà a vivere? Ti aiuto, solo se mi ubbidirai. E’ morale questa? E’ questa una politica per la quale vale la pena di morire?
 

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