Stefano Puzzer era il leader della protesta anti green pass a Trieste (LaPresse)

L'ex porto delle proteste

A Trieste sono spariti i No vax ma non si trova più acciaio

Francesco Gottardi

Nuovi profughi, crisi energetica e delle materie prime: “Manifestanti non ce ne sono più, sappiamo come superare anche questa crisi”, dicono all’unisono il sindaco e il presidente dell’Autorità portuale. Lezioni di risk management cittadino

E gli idranti, chi se li ricorda più. Trieste era finita tra le icone più simboliche delle proteste anti green pass, soltanto cinque mesi fa. Stefano Puzzer, allora leader a furor di popolo, oggi è costretto ad arrangiarsi in circuiti No vax impolverati: sabato ha parlato a Modena davanti a poche centinaia di persone, stiracchiate da tutta Italia. Il porto invece è ripartito “alla grande, insieme a tutta la città”, dichiara al Foglio Roberto Dipiazza, sindaco del capoluogo giuliano. Ma sul più bello è piombata la guerra, “parola che credevo di poter rimuovere dal mio vocabolario”. La crisi energetica. Delle materie prime. “Non si trova più acciaio. Gran parte delle nostre scorte proveniva dall’Ucraina: sono bastate due settimane di bombardamenti per far saltare il banco. Eppure sapete una cosa? Questo è un momento duro per l’Italia, drammatico per l’Europa, per il mondo. Ma non per Trieste. Stiamo vivendo un fermento economico straordinario. Gli shock ovviamente rallentano, però non ci fermano”.

 

Pare impossibile. Il porto? “Tiene. La merce continua ad arrivare abbondante da Amburgo. Abbiamo investimenti ungheresi, quelli del gruppo Arvedi, 416 milioni dal Pnrr: in totale si va nell’ordine dei miliardi di euro”. E i profughi, Trieste città di frontiera? “Appunto. Siamo già abituati a gestire la rotta balcanica. Intanto abbiamo accolto 24mila ucraini ed è bene che ogni paese europeo stia facendo squadra. Forse questa è la criticità minore”. Allora qual è la principale? “La carenza di beni essenziali”, concede Dipiazza. “Dai generi alimentari all’acciaio, appunto. Ma mica è un problema triestino, riguarda l’Italia: qui il materiale transita e basta”. Poi c’è la questione dei combustibili fossili: l’hub giuliano è il primo snodo petrolifero del Mediterraneo per volumi movimentati. “Un rimpianto ce l’ho: mi mangio le mani per non essere riuscito a realizzare il rigassificatore, anni fa. Oggi ci sarebbe stato davvero utile. Ma resto ottimista. Per il petrolio, per gli investimenti. La situazione generale è troppo grave perché possa prolungarsi”.

 

Dipiazza è stato rieletto per il centrodestra, a trazione Forza Italia, lo scorso ottobre. Cavalca un entusiasmo civico che prescinde da tutto il resto. Dice che “il vero problema di Trieste, semmai, è capire come spendere al meglio tutti questi finanziamenti”. Zeno D’Agostino invece è la coscienza dell’operosità cittadina. Il presidente dell’Autorità portuale che in autunno avrebbe messo sul tavolo le proprie dimissioni, se i moti No vax avessero mandato in tilt lo scalo. Ha saputo risolvere una situazione spinosa, “ormai ampiamente alle spalle”. E oggi lui rilancia, la spiegazione oltre i proclami. “Siamo di fronte allo scenario peggiore, che è la guerra. Ma prima abbiamo avuto la pandemia. Prima ancora la crisi economica. Viviamo in un periodo storico intrinsecamente caratterizzato da traumi: è questa la nuova normalità, al posto della stabilità. Da anni dico ai miei manager di operare a tali condizioni. Di saperci adattare”.

 

Tradotto: “È deleterio pensare al porto come un’unica linea di business. Gestiamo trasporti, turismo, commercio, energia: occorre integrazione attiva e dinamica fra le parti. Se una viene meno, compensano le altre”. Esempio. “Ora c’è la crisi delle materie prime”, continua D’Agostino. “Il porto di Monfalcone, vicino al nostro, accusa i maggiori problemi per il mancato arrivo dell’acciaio da cui dipendono i laboratori del Friuli-Venezia Giulia e dell’intero Nordest: i costi nel settore sono cresciuti del 20-30 per cento. Ma i nostri lavoratori non rischiano nulla. Ci stiamo preparando per il ritorno della stagione crocieristica, siamo pronti ad accogliere 1,1 milioni di passeggeri dirottati dal porto di Venezia. Mentre sull’energia, se è vero che oggi gas e petrolio sono un tema, noi ci siamo già mossi investendo nell’idrogeno: la transizione green è fra le nostre prerogative. Vogliamo un hub di produzione energetica sostenibile”. Tra progettualità e innovazione, veri valori aggiunti. “Certo. Solo così si possono attutire gli shock”.

 

Vale per ogni cosa. “Che fine hanno fatto i No vax?”. Il sindaco Dipiazza sorride. Anche un po’ di più. “L’altra settimana hanno tenuto l’ennesima manifestazione davanti alla prefettura. Erano in dodici. Si sono sciolti subito”. Un giorno, anche la carenza di acciaio sembrerà di nuovo una distopica assurdità. Presto, assicura Trieste.
 

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