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Gentiloni sui balneari: riassegnare le concessioni per il bene del turismo

David Carretta

Il commissario all’Economia ieri ha lanciato un chiaro avvertimento all’Italia e la soluzione che la Commissione indica da tempo è una soluzione abbastanza semplice, cioè quella di riconferire mediante gare le licenze già esistenti

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Bruxelles. Il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, ieri ha lanciato un chiaro avvertimento all’Italia sulle concessioni balneari, nel momento in cui la Lega minaccia di bloccare il governo sulla liberalizzazione. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dall’Ue “è molto importante che vada nella direzione giusta. E naturalmente il tema degli investimenti del turismo per l’Italia è molto importante”, ha detto Gentiloni, presentando le previsioni economiche della Commissione: “Sulla questione delle concessioni balneari non è che occorra rivedere molte norme. La soluzione che la Commissione indica da tempo è una soluzione abbastanza semplice, cioè quella di riassegnare mediante gare le concessioni esistenti”.

  

Matteo Salvini ha reagito accusando il commissario di “indegna invasione di campo anti italiana”. L’argomentazione di Gentiloni, invece, è a favore della crescita dell’economia italiana. “Essendo il turismo così rilevante per un paese come l’Italia, è molto importante investire ed è molto importante farlo con la capacità di sfruttare al massimo le concessioni balneari”, ha spiegato il commissario: in un regime di competizione “ci possono essere degli investitori che di questo patrimonio nazionale fanno un uso migliore e più avanzato”. 

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Oltre alle ragioni economiche, ci sono quelle giuridiche. In aprile la Commissione dovrebbe compiere il prossimo passo di una procedura che potrebbe portare l’Italia davanti alla Corte di giustizia dell’Ue. Le consultazioni interne all’esecutivo comunitario sono già iniziate. Dopo l’avvio formale della procedura di infrazione nel dicembre del 2020, è previsto l’invio di un “parere motivato” per chiedere al governo di conformarsi al diritto dell’Ue entro due mesi. Se non lo farà, la Commissione dovrebbe procedere con il deferimento dell’Italia alla Corte dell’Ue. Il caso è considerato doppiamente grave, dato che i giudici europei avevano già condannato l’Italia sulle concessioni balneari nel 2016. Invece di adeguarsi alla sentenza, le autorizzazioni vigenti sono state prorogate fino al 2033. Dopo un’altra condanna, il rischio è una multa.

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