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L'agenda Draghi riparte da Genova. Sulla giustizia ci sono ancora ritardi

Carmelo Caruso

No allo scostamento di Bilancio. Sulla riforma del Csm manca ancora la data del Cdm. Certa è invece la visita del premier nella città ligure. Nella Lega ormai governatori e sottosegretari si muovono a discapito di Salvini

Incontri con i leader non sono previsti, la data del Cdm non è ancora fissata, la visita certa è per mercoledì. La prima uscita di Mario Draghi, dopo l’elezione del Capo dello stato, sarà a Genova. Il premier è atteso in città per monitorare i lavori del nuovo porto e del Valico, rendere omaggio ai familiari delle vittime del Morandi e visitare il Parco del Ponte. Ritenuta dal governo la città “emblematica”, viene scelta Genova, ancora, perché  esempio di velocità. Nella sola Liguria i miliardi del Pnrr da spendere prossimamente sono 1.3. I progetti riguardano la transizione ecologica e sono dunque materia del ministro Roberto Cingolani. Secondo Draghi è questo il luogo Italia che meglio può interpretare il nuovo spirito del tempo. E’ la città che con il sindaco Marco Bucci ha sperimentato un codice degli appalti semplificato. Si tratta di un’altra riforma attesa dall’Europa e che deve essere presto discussa dal governo. E’ un altro dei famigerati target.

 

Non c’è invece una discussione sull’ipotesi scostamento di bilancio, così come desiderano i partiti di centrodestra. Il Mef si oppone per ragioni di contabilità. Si cercherà un modo per alleggerire il carico energetico ma non come desidera il partito di Salvini. A margine, ma non per questo marginale. A Chigi non è stato particolarmente apprezzato il blitz al Mef, della scorsa settimana, da parte del leader della Lega. Non tanto Salvini, ma quanto il ministero. Non è stata gradita questa “permeabilità”. Ai ministeri non si citofona ma soprattutto non si risponde. Per quanto riguarda l’agenda di governo, Draghi sembra voglia spingere sulla riforma del Csm, per recepire il monito del presidente Sergio Mattarella. Ieri la ministra Cartabia è stata a Chigi e si è confrontata con il premier.

 

Giorno 15 febbraio è attesa la pronuncia dei referendum sulla giustizia. Lato partiti. La parola “rimpasto” sembra ormai essere archiviata. Pure la Lega la derubrica a “fantasia”. Massimiliano Fedriga continua a chiamare quotidianamente a Chigi. Ha un rapporto ormai esclusivo. I sottosegretari del Carroccio si muovono in autonomia. Lucia Borgonzoni, alla Cultura, è riuscita con l’aiuto dello staff del premier, a risolvere le restrizioni del settore fieristico. Salvini l’ha capito con un giorno di ritardo. Era un successo. Tra i governatori leghisti gira questa frase: “E’ vero che a volte prendiamo un gol ma con Draghi ne facciamo tre”. Una nota. Nel subbuteo di Salvini entra Cingolani in squadra (“E’ bravissimo”). Enrico Giovannini si candida a diventare il nuovo Lamorgese.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio