L'intervista

"Deciderà il Parlamento come riformare il Csm". Parla Sisto, sottosegretario alla Giustizia

"Non ho difficoltà a dire che casi come quello di Maresca sono la prova che bisogna mettere ordine, e subito. Obiettivo: votare con il nuovo sistema"

Carmelo Caruso

Ecco il metodo Cartabia per riformare il Consiglio superiore della magistratura. Le date: 16 febbraio si torna in Commissione. A fine marzo il voto in Aula

Ecco perché si deve fare e farlo entro marzo: “Perché le parole di Sergio Mattarella sulla giustizia non sono un invito ma una diffida. Perché la riforma del Csm non è più solo urgente ma assolutamente necessaria. Perché questa volta non basta una mezza riforma. E perché il prossimo Csm deve essere eletto con nuovi criteri”. Tempi, metodi, indirizzo. In questa intervista il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, racconta la “prossima” giustizia. Fallirete pure questa volta o per la prima volta riuscirete a modificare il Csm? “Possiamo farcela e il grande protagonista sarà il Parlamento”. Il governo come si muoverà? “Come ha indicato la ministra Marta Cartabia. Nessun diktat, ma proposte risultato di studio e confronti”. Non è timidezza? “Al contrario. È la consapevolezza che stiamo parlando di temi fortemente sensibili. Le forze politiche devono pienamente esprimersi. L’aula può ragionevolmente valutare gli emendamenti del governo e decidere se e come farli propri”.

Quindi non ci sarà nessuna imposizione dell’esecutivo? “Gli emendamenti coniati dal Ministero sono, da tempo, al vaglio di Palazzo Chigi. Ma la riforma, ribadisco, dovrà avere matrice parlamentare. Le proposte del Ministero nascono da un lavoro d’ascolto serrato. La finalità è fare recuperare smalto alla magistratura senza dimenticare un altro pericolosissimo guasto”. Quale altro? “Salvatore Satta scriveva che la vera sanzione, nel nostro Paese, non è la sentenza, ma è il processo; aggiungo che ancora più terribile è l’incedere del processo mediatico. C’è ancora molto da lavorare sulla presunzione d’innocenza”. E adesso il calendario. “Il 16 febbraio riprende il lavoro della commissione giustizia della Camera. Ed entro il mese di marzo il provvedimento deve approdare in aula, per essere votato, sempre alla Camera. E’ una scadenza indifferibile”. E se sarà ostruzionismo? “Rispondo: si può votare anche di notte. E non si può fare melina”. Se accade? “Sarebbe grave”.

 

Dice Sisto che mai come questa volta deputati e senatori hanno l’occasione della legislatura. Possono decidere di eliminare le correnti? “No. Le correnti sono ineliminabili. Si deve garantire la libertà di aggregazione in nome di regole condivise, secondo princìpi costituzionali”. E’ vero che per riformare questo Csm pensate di ricorrere al sorteggio? Armando Spataro, e sul Foglio, l’ha definita “un’ipotesi immonda”. Sorteggio? “Nella proposta Cartabia non si parla di sorteggio”.


Una parentesi. La proposta di sorteggiare è stata perfino votata dall’Anm. Hanno votato in pochi ed è stata respinta. Il sorteggio ha perso 60 a 40. Cosa significa? “Dimostra che, anche all’interno della Magistratura, c’è una sensibilità verso questa ipotesi”. Quali sono i motivi per cui si dovrebbero preferire i dadi, il caso, a un sistema di reclutamento modificato? “Il sorteggio, secondo alcuni, è un modo per sparigliare, una sorta di sfiducia senza se e senza ma per il momento di crisi che vive la magistratura. E’ una sorta di atipico “appello al cielo”, quello che Locke rapportava alla crisi dei meccanismi democratici”.

 

Esaminiamo le proposte Cartabia. Si parla di sistema maggioritario per scegliere i componenti del Csm. Cosa ancora? “Un sistema binominale, con il pieno rispetto delle quote di genere. Il sistema elettorale perfetto, parliamoci chiaro, non esiste, ma questa soluzione può certamente migliorare lo stato attuale delle cose”. Si ripete: mai più magistrati “fuori ruolo” e basta con “le porte girevoli”. Come si interverrà? “E’ giusto che i magistrati fuori ruolo siano caratterizzati da forte e comprovata specializzazione, che tornino a essere una scelta limitata e necessaria.”. Tra le altre frasi fritte: “Mai più casi Maresca”. E’ un caso che riguarda il centrodestra. Lei è un uomo di Forza Italia, di centrodestra. Non le provoca difficoltà? “Non ho difficoltà a dire che casi come quello di Maresca sono la prova che bisogna mettere ordine, e subito. Ma aggiungo pure che, obiettivamente, il fenomeno delle porte girevoli riguarda pochi magistrati”.

 

Gli scandali, le parole severe di Mattarella e ora questa riforma per fare in modo che il prossimo Csm venga eletto con il nuovo sistema. Senza contare che pende il referendum sulla giustizia. Di nuovo. Sul serio sarete capaci? “Posso dire che si farà il possibile e l’impossibile. Ma non basta. Se riforma, deve essere, bisogna che sia compresa, “sentita” come effettiva dai cittadini. Il cambio di passo deve essere evidente. Peggio di una giustizia che non cambia, c’è solo una giustizia che finge di cambiare”.
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio