TeleQuirinale

Effetto “uscita dallo schermo” per l'esausta TeleQuirinale

Marianna Rizzini

Il circo mediatico è esausto: sindrome "Rosa Purpurea del Cairo", il film di Woody Allen in cui il personaggio a un certo punto esce per fare un giro nella vita reale. Nell'attesa del nome, senza certezze sulla notte che non si sa se porterà chiarezza

Al quarto giorno di copertura intensiva ed estensiva di quello che pare “il gioco dell’oca”, con ritorno incerto alla casella Mario Draghi (così dicono tra lo speranzoso e lo spazientito un paio di conduttori), il cosiddetto circo mediatico mostra segni di sindrome da “Rosa purpurea del Cairo”, il film di Woody Allen in cui il personaggio dello schermo a un certo punto esce per fare un giro nella vita reale (indizio: alcuni cronisti di carta stampata avvistano la conduttrice de “L’Aria che tira” Myrta Merlino in Transatlantico, mentre altri si interrogano sulla battuta di Bruno Vespa non a “Porta a Porta” ma in carne e ossa davanti a Montecitorio, dopo la comparsa del suo nome su qualche scheda: mi aspettavo più voti, che sofferenza).

 

Tuttavia nulla può il wishful thinking del “dai che domani forse finisce” contro l’insofferenza da quarto scrutinio, prima e dopo il quale si tenta di decrittare il magma del “che cosa fa davvero Matteo Salvini”, ché il leader della Lega pare aver incontrato addirittura il diplomatico Giampiero Massolo, già capo dei Servizi Segreti, e su La7  c’è di che trasalire: anche Massolo, dopo Elisabetta Belloni? Ed è come se un’ombra 007 si allungasse sul Colle, e però poi dalla Lega arriva l’ennesimo comunicato della giornata, letto a schermi unificati: no, Salvini sta incontrando avvocati e professori.

 

Narrazione parallela: la telefonata del giorno non è, come il giorno precedente, quella di Beppe Grillo a Giuseppe Conte, bensì quella del premier Mario Draghi a Silvio Berlusconi, ufficialmente per informarsi sullo stato di salute dell’ex premier ma il sottotesto mediatico è: nome di Draghi in risalita. Per non dire di quando, poche ore dopo, su la7 viene letta la notizia data su Twitter dal direttore di questo giornale:  incontro “del disgelo” tra Mario Draghi e il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani (e però poi arriva la nota: per Tajani Draghi deve restare a Palazzo Chigi). Questo “mette la zeppa”, dice Enrico Mentana dalla sua quarta maratona in quattro giorni, vista anche la posizione congela-premier di Giuseppe Conte e di una parte dei Cinque Stelle.

 

E si riparte non dal via ma quasi, su schermi simultanei Rai-Sky-Mediaset-La7, e cioè dal tema: se non Draghi, chi? “E se fosse Franco Frattini?”, dice un’agenzia letta dai conduttori, seguita da un altro lancio per cui Salvini avrebbe incontrato nel pomeriggio proprio Frattini, pare d’intesa con i Cinque Stelle. Roba da mal di testa, tantopiù che ci si è anche dovuti chiedere perché il centrosinistra non ha tirato fuori nomi a raffica come il centrodestra (corollario: Enrico Letta sta giocando bene la partita o no?). Non solo. Su Rete 4 la stanchezza per il rebus irrisolto porta sul proscenio l’altro argomento sotteso: non sarà ora di andare verso il presidenzialismo?

  

Ma tutto ciò non prima di aver scandagliato i significati reconditi dell’intervista a Rainews 24 del possibile candidato giurista e giudice emerito della Consulta Sabino Cassese, comparso con volto sorridente a commentare la questione “incontro Cassese-Salvini” del giorno prima, al pacato grido di “le cariche pubbliche non si sollecitano e non si rifiutano”.

   

C’è bisogno di aruspici, nell’attesa che il vertice serale del centrodestra dia qualche certezza, e tra gli indovini-decrittatori spuntano le sagome dei testimoni dell’epoca in cui cinque votazioni per un presidente parevano poche, ed ecco infatti che alle dieci del mattino su Rainews compare Paolo Cirino Pomicino e nel pomeriggio su La7 c’è invece un Clemente Mastella che tifa per l’amico Perferdinando Casini e racconta di ricevere molte chiamate costernate da concittadini beneventani che non capiscono perché mai non sia stato ancora eletto il nuovo presidente.

  

Tempo un’ora, e da Nicola Porro, a “Quarta Repubblica”, su Rete 4, spunta addirittura Claudio Martelli, non proprio un habitué delle maratone tv. Siamo nel reality in cui si sceglie il presidente, dice Mentana. Intanto è calata la notte, e i gazebo fuori da Montecitorio si preparano per i talk all’aperto della sera (con effetto fuga dallo schermo, di nuovo in stile “Rosa Purpurea”). E ancora non si sa se il buio porterà consiglio a “loro”, pronome che designa coloro che tengono in ostaggio da giorni chi deve raccontarli.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.