Bianco Quirinale. Il primo giorno di voto per il Colle raccontato con i colori

Carmelo Caruso

Le schede, i volti, le notti che ci aspettano e anche il drive-in dove voteranno i parlamentari positivi. Il grande elettore di questo lunedì risulterà il “bianco” 

Appannati e senza idea, appunto come a scuola dove si è “rossi di vergogna” perché impreparati e dunque da pagina bianca. Il grande elettore della prima giornata delle elezioni presidenziali risulterà il “bianco”, che il colore di Lucio Fontana che però lo squarciava per farci entrare si diceva addirittura Dio (chi entrerà nella terna di Matteo Salvini?). Suo, di Fontana, è il “Manifesto Bianco” (Edizioni Henry Beyle) e la sua teoria spaziale (in queste ore va di moda parlare del perimetro della maggioranza). I partiti hanno quindi scelto di votare “scheda bianca”, perché atterriti da quello che può accadere. Paonazzi, insomma bianchi. Si annuncia così un’ondata di schede senza nomi, trasversali, che faranno andare in “bianco” tutti i pretendenti al Quirinale perché il bianco mette tutti d’accordo “oh biancofiore/ simbol d’amore/ con te la pace che sospira il cor” era l’inno della Dc.

Pier Ferdinando Casini, democristiano, pochi mesi fa, quando non era ancora in corsa, alla buvette del Senato chiedeva un “riso bianco perché alla mia età…”. E ovviamente scherzava sui suoi anni e sui suoi capelli riconoscibili. È lui il “bianco della Seconda Repubblica”. Come i corteggiamenti, i leader si avvicinano a questa sfida preparandosi ad andare in “bianco”, tanto che un deputato leghista non vorrebbe metterlo tra i ricordi “questo voto bianco”.

Mario Draghi, in queste ore, preferisce la camicia bianca, almeno a Città della Pieve, dove non può vederlo Giulio Tremonti, suo “arcinemico” convinto che mai un “uomo dovrebbe indossare la camicia bianca al mattino”. Sarà il colore di questi giorni e non solo perché i tendoni del drive-in dove voteranno i positivi sono bianchi ma perché il rischio di passare le notti in bianco è alto e perché serviranno vestiti bianchi. La “giacca bar” di Dior è bianca e il consiglio di Coco Chanel era questo: “Mantenere un abito colorato per un’intera serata è un disastro. Le donne pensano a tutti i colori tranne all’assenza di colori. Ho detto che il nero conteneva tutto. Anche il bianco”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio