La profezia di Renzi sul Quirinale: "Il presidente sarà eletto il 27"

Gianluca De Rosa

Previsioni quirinalizie. Per il leader di Italia Viva la partita si chiude alla quarta chiama. Martelli elogia la candidatura di Berlusconi: "Speriamo sia di buon esempio per la prossima volta". Per Bonino l'ostacolo sulla strada di Draghi al Quirinale è sostituire la figura del premier 

Matteo Renzi, destando l’attenzione dei cronisti, passa camminando sulla punta dei piedi. “Devo comprare dei libri”, dice prima di lanciare la sua profezia. “Il presidente della repubblica sarà eletto il 27 gennaio”. Alla quarta chiama. 

Mancano pochi giorni all’inizio delle elezioni quirinalizie, ma alla galleria Alberto Sordi, a pochi passi, oggi della politica si fa amarcord. È in corso la presentazione del libro di Gianfranco Spadaccia “Il partito radicale. Sessant’anni di lotte tra memoria e storia”. 

Il parterre, ci scherza su lo stesso Spadaccia, 86 anni di cui gran parte spesi in battaglie per i diritti civili, “è piuttosto datato”, ma indubbiamente ricco di protagonisti della storia politica del nostro paese. Accanto a lui ci sono il fondatore del Pd Walter Veltroni, l’ex ministro socialista Claudio Martelli, la leader radicale, oggi senatrice di +Europa Emma Bonino e il democristiano, vice presidente del consiglio per pochi mesi nel II governo Berlusconi, Marco Follini, oggi nel Pd. 

E così mentre Follini ricorda quando Pannella “s’indaffarava per eleggere Scalfaro al Colle, all’indomani della strage di Capaci”, l’attenzione di molti va a quello che succederà invece lunedì quando deputati, senatori e delegati regionali saranno a Montecitorio per la prima chiama della corsa al Colle. Una partita citata raramente, ma che aleggia tra il pubblico quando per la galleria Sordi passa il senatore di Scandicci. Alla fine della presentazione Veltroni scaccia i giornalisti con un gesto minimo, ma eloquente. “Di Quirinale non parlo”. Claudio Martelli, invece, ha voglia di condividere le sue idee. “La costituzione - ironizza - ha molte lacune compreso prevedere che cosa succede se non si riesce ad eleggere il presidente. Si deve andare avanti a oltranza . Una volta si è arrivati a 23 votazioni, penso che questa volta ce ne vorranno meno. Spero prevarrà il buon senso, o almeno lo sfinimento”.

L’ex ministro se la prende anche con  la reticenza, quasi suggestione mistica, che ruota attorno all’elezioni al Quirinale. “L’elezione del presidente della Repubblica nel nostro Paese - dice - assomiglia al conclave in cui si eleggono i papi: ci sono conciliaboli segreti, se uno fa il nome del candidato lo brucia, è una ritualità ormai senza senso”. E per questo, al di là degli esiti, la candidatura di Silvio Berlusconi, secondo l’ex ministro, ha avuto un grande pregio. “Finalmente qualcuno lo fa. Si dice alla presidenza della Repubblica non ci si candida, si viene eletti, rompere questa cerimonia ancestrale è un gran bene, speriamo sia di buon esempio per la prossima volta”. E questa? Come finirà?

“Allo stato attuale - sostiene Martelli - siamo ancora al punto di partenza perché non si è risolta la questione fondamentale: come fare ad eleggere il presidente della Repubblica e dotare allo stesso tempo l’Italia di un governo. In teoria quando ci sono due incarichi di questa portata in ballo l’accordo dovrebbe essere più facile, a meno che non ci sia uno schieramento che vuole accaparrarsi entrambi i ruoli. Se non è così serve un’intesa tra le principali minoranze che comprenda il Quirinale e il prossimo governo”. Proprio qui, però, sarebbe l’inghippo, perché il nome su cui tutti potrebbero convergere è quello dell’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi, che guida il governo “più largo” della storia della Repubblica. “Ma se Draghi va al Quirinale - dice ancora Martelli - c’è una grande incognita: che ne sarà del governo del Paese. La questione è tutta qui”. 

Anche Emma Bonino è d’accordo con lui: se siamo al punto di partenza è perché per portare Draghi al Quirinale manca ancora una soluzione per il governo. “Qui il problema è che nessuno ha lo scenario per il dopo Quirinale. Io rimango dell’idea che senza Draghi la maggioranza non regge neanche un nano secondo”. 

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