L'intervista
"L'elezione di Berlusconi è impensabile ma non impossibile. Tifo per Draghi". Parla Angelo Guglielmi
"Se mi chiedesse se lo ritenga accettabile come presidente, le risponderei di no. Se mi chiedesse se lo ritenga possibile, le risponderei di sì"
"Il Cav. è un uomo capace di fare cose straordinarie. Comunque vada ha già vinto. Il Pd converga sul premier. Salvini è solo un furbo impreparato a vincere". Parla lo storico direttore della Rai Tre di sinistra
Se Silvio Berlusconi fosse eletto presidente della Repubblica, Angelo Guglielmi scenderebbe in strada a protestare? “Non scenderei in strada, non protesterei”. Dunque accetterebbe? “Accetterò quello che stabilirà il Parlamento”. E se invece dovesse ritirarsi dalla corsa? “Ha già vinto in ogni caso. Il suo nome è tornato il nome che tutti sussurrano. B-e-r-l-u-s-c-o-n-i. E’ come Lolita. Se mi chiedesse se lo ritenga accettabile come presidente, le risponderei di no. Se mi chiedesse se lo ritenga possibile, le risponderei di sì. L’elezione di Berlusconi è qualcosa di impensabile ma non impossibile. Gli ho visto fare cose straordinarie. Non dico giuste. Dico straordinarie”. Pure questa candidatura lo è? “E’ il suo finale di partita. E’ capace di ogni cosa tranne che perdere”.
E poi, nella sua casa, ai Parioli, a 93 anni, “il direttore Rai Tre”, l’amico di Umberto Eco, il critico, lo scrittore, afferra l’ultimo dei suoi libri dal titolo “Un lungo viaggio” (Aragno) e lo apre a pagina 80. Sono le pagine che chiama “quelle del mio processo”. Sotto processo lei? “Indagato per concorso esterno in berlusconismo”. Accusato da chi? “Dagli intellettuali di sinistra. Ritenevano che avessi favorito la sua vittoria nel 1994. Erano Giovanni Raboni, Corrado Augias, Enzo Siciliano. Sostenevano che la Rai Tre che dirigevo, quella del sorriso, fosse stata ‘speculare a Berlusconi’ tanto da aver pervertito la verità’. Parlavano di crimini”. La sinistra di quale “crimine” si sta macchiando? “Forse è meglio dire quali errori sta commettendo. La sinistra è costretta ad aspettare, ma cosa aspetta a dire che esiste una sola figura capace di unire?”. Il grande elettore Guglielmi chi eleggerebbe? “Mario Draghi. Il dolore di perdere il miglior premier possibile verrebbe bilanciato dal privilegio di averlo altri sette anni al servizio delle istituzioni”.
Chiede gentilmente di spostare “quella statuetta” che impedisce di guardarci. E’ il “premio Oscar” per “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore, la pellicola che produsse la sua Rai Tre, la “televisione di Guglielmi” che Guglielmi però non rifarebbe. E’ entrata nella storia dei media come la televisione del nuovo linguaggio, tanto che tutti, ancora, la replicano, la imitano e ne vogliono un’altra uguale, proprio come Draghi di cui si dice: ne servirebbero due.
Draghi è po’ simile alla sua Rai Tre? “C’è nella sua lingua qualcosa che non sentivo da tempo. E’ la lingua dei retori che è diversa dalla retorica. E’ una lingua che ‘strega’. In un anno ha stregato il Parlamento. Ha fatto le cose che andavano fatte. A me piacciono gli uomini che fanno le cose. E lui le fa”. In Italia, Indro Montanelli era chiamato “lo stregone” e dicono che Berlusconi streghi invece con il telefono. E infatti, ricorda Guglielmi, “in quattro mesi Berlusconi fondò un partito, riuscì a stregare gli italiani” che è vero non sono più quelli di allora ma come non lo è Berlusconi che si evolve come si evolvono i telefoni, gli iphone che cambiano solo di numero ma migliorano.
“La popolarità nel suo caso non tramonta. Si rinnova. Berlusconi è ancora popolare. Basta passeggiare per strada per accorgersene. La gente scherza della sua candidatura, ne parla e parlandone la elabora. Non gli interessano più le televisioni, non gli interessa più nulla. Ha accettato la candidatura solo per orgoglio. Molti trascurano l’orgoglio ma l’orgoglio fa sempre fare grandi cose”.
A un certo punto, lui che è sicuramente quanto di più lontano ci possa essere da Berlusconi, lui che non ha mai nascosto di non sopportare le esagerazioni e le laidezze esibite, pensa che “se eletto sarebbe perfino rispettoso del Parlamento”. E Matteo Salvini cosa farebbe? Lo vuole sul serio come suo presidente? “Non gli interessa nulla di chi sarà il prossimo presidente della Repubblica. Vuole solo il governo. Gli va bene tutto purché gli permetta di tornare ministro. E’ pronto a trattare anche con la sinistra. Salvini è solo un furbo. Ma la cosa peggiore è un’altra: è un furbo che non è preparato a vincere. E questa volta può vincere. Potrebbe proporre il nome di Giuliano Amato che la sinistra non può rifiutare”.
Non la spaventa vedere tornare Salvini al governo in un “governo dei segretari”? “Mi preoccupa più Giorgia Meloni che è più seria. Ha un partito, una piattaforma. Se dovesse andare al governo farebbe le cose che dice. Salvini non crede neppure lui a quello che dice. Le dice ma non le fa. Non lo temo”. E improvvisamente, da sperimentale, lui che in letteratura ha fondato il Gruppo 63, comincia a immaginare dei possibili governi, come Giorgio Manganelli, altro suo amico, immaginava interviste impossibili con Marco Polo e Tutankhamon. “Un governo con Luigi Di Maio premier? Ma chi? Quello dell’impeachment a Sergio Mattarella?”. Ha chiesto scusa. “Ho 93 anni ma non dimentico”. Il bis di Mattarella? “Ha ripetuto di no. Ci credo”. Draghi al Quirinale che poteri avrebbe? “Tanti. Mattarella impedì a Paolo Savona di diventare ministro”. E se la chiamasse invece Berlusconi, dal Quirinale? “Stacco forse il telefono a un presidente? Un presidente della Repubblica si rispetta anche se non piace”.
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