Natale in casa Zaia: "Fate pure il pranzo del 25 sereni, ma con le finestre aperte"

Francesco Gottardi

Viaggio nel Veneto giallo, tra i consigli del presidente che sogna “il 90 per cento di immunizzati entro Capodanno”. Con qualche lapsus salviniano

La premessa è laconica. “Forse non ci rendiamo conto: se non ci fossero i vaccini, cari cittadini, oggi sarebbe zona rossa. Tutto chiuso”. Invece ecco i mercatini nelle piazze, le bancarelle col vin brulè, le vie dello shopping. Non sono previsti grandi eventi, annullati i veglioni: anche il turismo a Venezia, dopo due mesi di giro d’affari ai livelli pre Covid, si è congelato di nuovo. Atmosfera a metà. Sarà un giallo Natale, color dell’allerta e dell’incognita: “Lunedì affronteremo il cambio di zona”, ripete da giorni Luca Zaia. “Sentiamo la pressione ospedaliera, anche perché quattro persone su cinque nelle nostre terapie intensive non sono vaccinate. Eppure facciamo 47mila dosi al giorno, 140mila tamponi. Vi rendete conto del dispiego di forze immenso da parte del Veneto per tenere sotto controllo la pandemia? Siamo all’86 per cento di immunizzati: vorrei poter dire di arrivare al 90 entro il 31 dicembre, se faremo i bravi”.

 

Propositi di fine anno e buone feste a tutti. Il governatorissimo dispensa consigli: “Evitare gli assembramenti, all’aperto e al chiuso. E arieggiare i locali. Fate pure il pranzo del 25 a casa, sereni, ma con le finestre aperte”. Sempre più rigorista, ma a modo suo: “So che gli scienziati sono tutti agitati quando dico ‘ste robe, bisogna esser pratici”, come i rimedi della nonna: “Un tampone rapido è sempre meglio che non farlo. Basta una colletta, quando vi riunite con gli amici mettete insieme 6-7 euro e fate questo test a casa vostra. Per quanto sgangherato possa essere, se c’è qualcuno con carica virale viene beccato”.

 

Ormai per accedere alle sue conferenze stampa non basta nemmeno il super green pass. Tampone per tutti, da effettuare lì sul momento, nelle anticamere dei vari palazzi regionali. E anche dopo il via libera della burocrazia sanitaria, Zaia pone l’estremo paletto: “Riusciamo ad aprire una finestra per favore?”. Eccolo là, il presidente pragmatico. “Col virus non si scherza”. Tra numeri, direttive, varie ed eventuali, l’ultimo miglio della lotta alla pandemia è una missione e uno show quotidiano. Specie sotto le feste: paterno e rassicurante, un po’ Superquark e un po’ Casa Vianello, ma con l’aura di David Letterman. 74 per cento di share o gradimento elettorale che sia.

 

Davanti a lui la solita batteria di cronisti, a semicerchio. Si è quasi instaurata una confidenza da spritz: “Stavolta non ho i cartelli, ma ormai mi capite lo stesso”, Zaia sorride. E in queste ore sforna annunci su annunci: “nell’ultima settimana abbiamo triplicato le prime dosi”, da mercoledì in Veneto “tutte le persone fra le categorie con obbligo”, forze dell’ordine e personale scolastico, “avranno accesso diretto agli hub senza prenotazione”, mentre da oggi si inizia “con l’immunizzazione degli under 12”. Obiettivo comune: mantenere il tasso di somministrazione a pieno regime, “come nelle migliori giornate di giugno e luglio”.

 

È la Lega di regione, alla Fedriga: governista che di più non si può. “Andiamo ad aggredire la popolazione vaccinabile”. Boom. “Guardiamo in faccia la realtà: siamo in piena ondata, in fase emergenziale. Quindi prorogare lo stato d’emergenza è del tutto necessario”. Ri-boom. Zaia schiaccia domande su domande. Inarrestabile. “Attacco hacker alla sanità e super green pass falsi? Stiamo verificando, ma questi ignoti lazzaroni non perdano tempo: noi riscatti non ne paghiamo. La nuova variante? L’abbiamo già visto con le altre, prima arriva la fama poi i dati: con la Omicron è ancora troppo presto, serve massima prudenza”. Poi però basta una parolina: no vax. E sembra apparirgli Salvini, tipo spiritello sulla spalla. “Mi rendo conto che chi è ideologicamente contrario al vaccino sia difficile da convincere”, cambia tono il presidente del Veneto. “Lo rispetto e non aggiungo altro. Siamo in un paese libero”.

 

Altro, invece, per fortuna lo aggiunge. “A chi ha paura ed è indeciso voglio ricordare che la tecnologia a mRna è il futuro della medicina: ci curerà dal cancro già nei prossimi mesi ed è frutto di ricerche scientifiche sicure. Fidiamoci, come in passato fu con la penicillina. Siamo cresciuti con i nostri papà e nonni che ci portavano a fare la puntura obbligatoria”, altra immagine spicciola e famigliare. Zaia ne ha un repertorio pieno, fa sempre empatia. Figurarsi a Natale.

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