Passeggiate romane

Letta si muove per Draghi al Quirinale. Dove vanno Renzi e Toti

Il segretario dem non vuole scoprire troppo presto le sue carte, ma sembra aver accettato l'esigenza di mandare il premier al Colle. Basta solo trovare un sostituto per palazzo Chigi. Intanto, nella galassia centrista qualcosa si muove: meglio tenere d'occhio l'attivismo di Renzi

Enrico Letta continua a dire che del presidente della Repubblica si parlerà a gennaio e smentisce tutti i retroscena dei giornali che gli attribuiscono questo o quel disegno per giungere all’elezione del successore di Sergio Mattarella. Ma nella realtà il segretario del Partito democratico si sta acconciando a preparare le condizioni per la candidatura di Mario Draghi. Del resto sarebbe difficile per qualsiasi leader dem imboccare una strada diversa dal momento che il più grande sponsor dell’andata al Quirinale del presidente del Consiglio è proprio l’attuale inquilino del Colle, il quale, al contrario dei partiti, ha ben chiaro il fatto che il prossimo non sarà un settennato facile e che quindi sarà necessario che alla presidenza ci sia una personalità di indiscussa autorevolezza. E anche a palazzo Chigi, dove fino a qualche tempo fa si guardavano con sospetto e anche con un certo fastidio le mosse di Letta, sono stati colti i segnali del segretario Pd.

Quirinale, Letta si è convinto per Draghi presidente della Repubblica


E’ ovvio poi che il segretario del Partito democratico non voglia scoprire troppo presto le sue carte. Anche perché deve rassicurare le sue truppe parlamentari che vivono come un incubo la possibilità di uno scioglimento anticipato della legislatura. Eppure è chiaro a tutti che nel momento in cui Draghi salirà al Colle un altro governo ci sarà perché tranne Giorgia Meloni nessuno intende andare alle elezioni. Dopo quello del ministro dell’Economia Franco si fa infatti ora il nome di Marta Cartabia come possibile guida dell’esecutivo che verrà. La Guardasigilli ha dalla sua anche il fatto di essere donna e dopo un gran parlare della necessità di una maggiore presenza femminile ai vertici delle istituzioni la sua andata a Palazzo Chigi cadrebbe a fagiolo. C’è però la resistenza dei 5 stelle che ancora non hanno digerito il fatto che la ministra della Giustizia abbia smontato la riforma Bonafede. E quindi, in realtà, l’ultimo vero nodo che resta da sciogliere non è più quello della presidenza della Repubblica ma quello della Presidenza del Consiglio. Il problema dovrà essere risolto prima delle votazioni per il Quirinale.

I movimenti del centro da Renzi a Toti

Anche il centro che è in gran fermento e movimento (si vedano le manovre di avvicinamento tra Matteo Renzi e Giovanni Toti) alla fine non potrebbe non essere della partita e votare Mario Draghi. La garanzia di poter andare avanti con la legislatura fornirebbe infatti ai centristi il tempo necessario per organizzarsi in vista delle elezioni politiche. Con un’altra legge elettorale, possibilmente, (i centristi puntano sui 5 stelle e su una parte consistente del Partito democratico che sono favorevoli al ritorno del proporzionale seppur corretto), ma anche con il sistema attuale, se proprio fosse necessario.


Il mantra di Matteo Renzi alla Leopolda era “né con Conte né con Salvini e Meloni”, adesso pare che quel ritornello sia cambiato e sempre più spesso si sentono esponenti di Italia viva ripetere un nuovo slogan “né con Conte né con Meloni”. Significa che con Salvini invece si può? Se lo stanno chiedendo nei palazzi della politica dov’è c’è sempre grande attenzione verso le possibili mosse di Renzi, il quale, nonostante abbia un drappello parlamentare di dimensioni ridotte, ha abituato i suoi colleghi della politica a sempre nuove sorprese.