La vittoria del Pd e il passo successivo: proporzionale

Come costruire un sistema di alleanze che non offuschi la sostanza riformista del centrosinistra

Il Pd esce da trionfatore dalla tornata elettorale amministrativa (vittorie a Roma, Torino, Napoli, Bologna, Milano) e ha ragione di essere soddisfatto. È riuscito a compattare il suo elettorato mentre al centrodestra è capitato il contrario. Anche i vincitori, a guardare i voti assoluti, non hanno aumentato il consenso, se non in pochi casi, il che non cancella la netta prevalenza alle amministrative ma non garantisce affatto un analogo risultato alle politiche, come ha osservato saggiamente il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Una conferma indiretta di questa incertezza viene anche dai sondaggi elettorali nazionali realizzati contemporaneamente ai ballottaggi, che confermano il primato del centrodestra.

   

Questo pone al Pd un problema complesso, quello di costruire un sistema di alleanze che non offuschi la sostanza riformista del centrosinistra. Enrico Letta insiste nella ricerca di una alleanza organica con i 5 stelle. Trascura un po’, invece, quello che dovrebbe essere il passaggio preliminare: la riunificazione politica se non organizzativa delle correnti che si sono separate dal Pd, da Calenda a Renzi e Bersani.

   

Non è una priorità formale: serve a dare una base  ampia e solida a un programma riformatore preciso, sulla base del quale poi si possono allargare le alleanze senza dare l’impressione di una confusione elettoralistica che lascerebbe troppi dubbi sull’impostazione di un eventuale governo di centrosinistra. L’elettorato dopo la pandemia è più esigente, ha misurato l’effetto sulla vita quotidiana delle decisioni politiche, non si accontenta di mozioni degli affetti o dello sventolio di bandierine identitarie. Le agorà democratiche per l’elaborazione del programma possono consolidare l’impianto riformista o annegarlo in una confusione generica e poco convincente, dipende da come saranno organizzate e guidate e su questo si potrà valutare l’attendibilità dell’azione del Pd e del suo segretario.

 

Per farlo ci sono due modi che riguardano anche il futuro assetto del sistema elettorale. Ci si può rassegnare ad avere un maggioritario pasticciato come quello attuale o si può provare a costruire un patto con la Lega di Salvini per scommettere su un proporzionale. Giorgia Meloni ieri ha detto che “le tre posizioni diverse nel centrodestra creano un problema d’identità nella coalizione”. Chissà che la soluzione, al caos della destra, non passi proprio da qui: il proporzionale, bellezza.

Di più su questi argomenti: