Roberto Monaldo / LaPresse 

equilibrismi

Conte ignora i successi del Pd e segue Salvini e Meloni: "Colpa dell'astensione"

Francesco Stati

Da punto di riferimento dei progressisti ad apolide in cerca di cittadinanza nel centrosinistra. Il capo politico dei cinque stelle incolpa il non voto del tracollo grillino e torna a parlare di "terzismo". In gioco gli equilibri del partito e l'alleanza coi dem

Un commento, da quelle parti, lo si è cercato per tutto il pomeriggio. E per tutto il pomeriggio, però, lo si è cercato invano: trovare una dichiarazione dai dirigenti del M5s è stata un'impresa. “Aspettiamo Conte”, ripetevano, chiudendosi in un silenzio imbarazzato. Solo che Giuseppe Conte, nel frattempo, non parlava. Non pervenuto per ore, dando a tutti il senso di un partito tanto primo in parlamento quanto marginalizzato alle amministrative. Un risultato, invero, già reso chiaro da settimane dai disastri del primo turno.

Poi, come un lampo, a risultati già acquisiti, il post. L’ex presidente del Consiglio sceglie Facebook per commentare i risultati dei ballottaggi, ma del trionfo del centrosinistra (di cui sarebbe alleato, in teoria) non c’è traccia. Anzi, a essere rimarcata è la distanza con il Pd: “Quanto ai risultati dei ballottaggi – si legge – il Movimento 5 Stelle a Roma, Torino e Trieste sarà all'opposizione. Lavoreremo in modo costruttivo, ma senza fare sconti a chi governerà le città perché la nostra stella polare sarà sempre l’interesse esclusivo dei cittadini”. Alla faccia delle grandi coalizioni. Al centro del suo commento, la scusa già usata al primo turno da Meloni e Salvini per giustificare il tracollo: “Il vero protagonista di questa tornata di ballottaggi è in modo drammatico l’astensionismo, che sfiora il 60 per cento. È un dato che deve farci riflettere e dovrebbe allarmare tutte le forze politiche”.

Poi, dopo il colpo alla botte, quella al cerchio: “Il Movimento 5 Stelle ha il dovere di dare una risposta a chi non crede più nella Politica come soluzione”. Il post è sintomatico della sua difficoltà: Conte sa che se si schiaccia troppo verso i democratici diventa facile bersaglio delle critiche dei fedelissimi di Di Maio e di profili di spicco del Movimento come Raggi e Appendino, vittime illustri di queste amministrative. Serve un chiarimento, che è presto servito: il gruppo dei deputati alla Camera ha chiesto una riunione sul risultato elettorale, che presumibilmente verrà organizzata nei giorni a venire. Il deposto Avvocato del popolo prova ancora a recitare la retorica della terza via, del movimento che non sta né con la destra, né con la sinistra, ma che della sinistra ha bisogno per resistere. Un tempo punto di riferimento dei progressisti, Conte ora sembra più un apolide che deve guadagnarsi un diritto di cittadinanza nel centro sinistra. Un equilibrismo che presto dovrà essere risolto, in un senso o nell’altro.

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