Vianello (M5s) sbatte la porta: “Abiurati i temi ecologisti. Con Conte un partito democristiano"

"Mi ha chiamato Grillo per chiedermi di ripensarci. Ma con loro non ci posso più stare”

Michele De Feudis

Il parlamentare tarantino, icona anti-Ilva, abbandona i pentastellati. Accuse a Crimi e Turco per la svolta verticista. Il futuro: “Mi sento con la Lezzi, ma non farò iniziative con lei e Dibba. Vado nel misto”

“Ho provato in tutti questi anni a lottare dall’interno, ma qui si cambia linea senza confronto. In tanti mi hanno cercato e scritto dal Movimento: comprendono la mia scelta. Sono tarantino, i veleni e i fumi li abbiamo sulla nostra pelle. Mi ha chiamato anche Beppe Grillo per chiedermi di ripensarci. Gli ho risposto che avevo depositato la lettera per uscire dal gruppo. Ha avuto gesto di umanità. Beppe sa che ci tengo all’ambiente…”. Giovanni Vianello, parlamentare ionico, tra i pionieri dei 5s in Puglia, ha abbandonato la formazione ora guidata da Giuseppe Conte. Lo ha contattato il garante, non l’ex premier, e questo dice molto sulle fibrillazioni interne al Movimento, che perde ora in Puglia (regione dove alle politiche del 2018 ottenne un plebiscito) una delle ultime icone identitarie. “Ho ringraziato Grillo perché mi sono avvicinato al Movimento grazie ai suoi temi, ma non potevo più starci”, rivela ancora.

    

La rottura è maturata con il mix tra politiche del governo Draghi e nuova gestione Conte di quello che Vianello chiama “il Movimento 2050”, per segnare la cesura rispetto alle origini. “La goccia che ha fatto traboccare il vaso - spiega al Foglio - è stato il primo atto dell’era Conte: il deposito dell’emendamento per la continuità ‘produttiva-distruttiva’ dell’Ilva. Mi sono opposto perché è inaccettabile che una fabbrica crei eventi di malattia e morte con la sua attività. Che lo faccia anche con i soldi pubblici, oltre al danno, è una beffa”. Vianello era da annoverare tra i dissidenti sui temi ambientali da molti mesi: aveva votato in maniera difforme rispetto al gruppo sulla delega alla riforma penale (“c’è il rischio di improcedibilità per l’inchiesta Ambiente Svenduto sull’Ilva”, protesta ancora) e sul decreto semplificazioni “perché ha norme di favore per petrolieri, per gli inceneritori…”.

   

La parabola di Vianello è comune a tanti grillini pugliesi: “Vengo dai primi meetup, dai VaffaDay. Ero nell’associazionismo per l’acqua pubblica, rifiuti zero e contro le trivellazioni. Il M5s aveva all’inizio incamerato queste proposte di buon senso ambientale. Alle parlamentarie del 2018 presi circa 280 preferenze. Alle politiche un boom”. Ha posizioni radicali e infatti rivendica il provvedimento legislativo che stava per incrinare la ripartenza dell’Ilva (Vianello è per la chiusura dell’area a caldo, e per l'adozione dei protocolli in uso a Trieste e Genova). “Grazie alla mia iniziativa, condivisa dai colleghi pugliesi 5S, togliemmo l’immunità penale agli amministratori dell’acciaieria. Ma dopo le speranze, l’eccesso di verticismo ha rovinato tutto”.

 

Tra gli obiettivi dei suoi strali c’è anche l’ex sottosegretario Mario Turco, perno del cerchio magico dell’avvocato di Volturara: “Nel Conte due, aveva la delega per il Contratto istituzionale sviluppo per Taranto, ma ci teneva all’oscuro sulle attività. Turco non è assolutamente ecologista”. Da qui lo scetticismo sull’effetto Conte per i grillini nelle prossime comunali: “Da premier ha attirato simpatie personali. Auguro il meglio al M5s, ma i mesi passati da quando era a palazzo Chigi sono ere geologiche. Non ci sarà alcun exploit”. E si arriva all’affondo politico con l’accusa di guardare alla resurrezione della Balena bianca: “Conte immagina i 5s come un ‘partito’ nella coalizione larga di centrosinistra, in posizione democristiana. Noi ci siamo presentati come alternativa alla destra e alla sinistra. Bene, è cambiata la collocazione. Ma tutto questo avviene in virtù di quale mandato?”. Le ultime due battute. “Con Barbara Lezzi c’è amicizia personale. Ma nel mio futuro non ci sono iniziative con lei e Di Battista. Per ora vado nel misto”, chiosa con malinconia. E sulla Puglia conclude: “Siamo in giunta con il Pd e Michele Emiliano dopo esserci presentati agli elettori con la nostra Antonella Laricchia candidato governatore. La reggenza Crimi ha cancellato la democrazia interna. E' successo di tutto. Laricchia è ora all’opposizione, coerente. Ma la storia è un’altra. Nelle regionali Conte non è venuto a sostenerla: evidentemente la scelta di sciogliersi nel centrosinistra veniva da lontano”.