Una bella lezione di Prodi sul Cav.

Redazione

Evviva il prof. che riconosce, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, i meriti del suo vecchio avversario

Presentando la sua autobiografia, “Strana vita, la mia”, che esce oggi, Romano Prodi intervistato da Massimo Franco ripercorre alcuni episodi della sua carriera. Tra questi merita una particolare attenzione e anche un plauso il ricordo di una discussione con l’allora cancelliere tedesco Helmut Kohl a proposito di Silvio Berlusconi, il cui partito era appena entrato nel Ppe. Alle rimostranze di Prodi, Kohl rispose: “Ho passato tutta la vita a combattere i socialisti e non posso cambiare ora. E se FI sta nel Ppe, lì comando io”. Prodi conclude ammettendo che Kohl aveva ragione, perché ora Berlusconi è un convinto europeista.

Non si tratta di un’ammissione da poco: il confronto serrato tra i due ha segnato un ventennio della vita politica italiana. Prodi ha avuto l’onestà intellettuale di ammettere di aver commesso un errore di valutazione su un tema tutt’altro che secondario. Il principale limite della polarizzazione della Seconda Repubblica è stato la costruzione di coalizioni caratterizzate dall’essere “contro” l’avversario. Anche per questo prima o poi si sono sfarinate dall’interno: Prodi aveva scambiato Bertinotti per un riformista, Berlusconi credeva che Fini potesse accettare il ruolo di delfino. Il fatto che oggi Prodi renda l’onore delle armi al suo vecchio antagonista ha anche il senso di una critica a quel metodo dell’antagonismo demonizzante, che resta invece come eredità avvelenata di un bipolarismo che ha avuto anche i suoi meriti.

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