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“La missione in Afghanistan fu giusta e doverosa”, dice Guerini 

Ruggiero Montenegro

Il ministro della Difesa difende i risultati raggiunti dall'intervento occidentale in Afghanistan: "Ha indebolito Al Qaida e creato una società civile". E avverte sull'effetto domino del ritiro in altre aree del mondo

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"Dire che la missione in Afghanistan fosse sbagliata è un errore. Quell’intervento, dopo l’attentato alle Torri gemelle, non solo è stato doveroso ma è stato anche giusto”. Non usa giri di parole e va dritto al punto Lorenzo Guerini, ministro della Difesa in quota Partito democratico, rivendicando con forza la scelta compiuta venti anni fa dall’occidente, guidato dagli Stati Uniti, di intervenire nel teatro afghano per rispondere al terrorismo e combattere gli integralisti islamici. Lo fa dal palco della Festa nazionale dell’Unità a Bologna, intervistato da Claudio Cerasa, nel corso del dibattito “La sicurezza internazionale e l’interesse nazionale, il ruolo dell’Italia nel mondo”. 

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"Dire che la missione in Afghanistan fosse sbagliata è un errore. Quell’intervento, dopo l’attentato alle Torri gemelle, non solo è stato doveroso ma è stato anche giusto”. Non usa giri di parole e va dritto al punto Lorenzo Guerini, ministro della Difesa in quota Partito democratico, rivendicando con forza la scelta compiuta venti anni fa dall’occidente, guidato dagli Stati Uniti, di intervenire nel teatro afghano per rispondere al terrorismo e combattere gli integralisti islamici. Lo fa dal palco della Festa nazionale dell’Unità a Bologna, intervistato da Claudio Cerasa, nel corso del dibattito “La sicurezza internazionale e l’interesse nazionale, il ruolo dell’Italia nel mondo”. 

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Guerini non nega le criticità che hanno segnato la missione, soprattutto nella fase finale, un epilogo per molto versi drammatico che però “non annulla gli obiettivi che sono stati raggiunti: Osama Bin Laden è stato eliminato e i vertici di al Qaida sono stati fortemente colpiti”. E non solo. Nel ragionamento dell’esponente dem, un altro risultato, “forse più effetto dell’intervento che obiettivo meditato in una realtà così complessa”,  è stato quello di favorire “l’emergere di una società civile”, di cui “la presenza nelle manifestazioni di queste ore, anche di donne che contestano le condizioni di vita imposte dal regime talebano, rappresenta un segnale importante”. 


Adesso però inizia una nuova fase: “C’è da capire cosa succederà in Afghanistan rispetto al contesto geopolitico più ampio in cui il paese si trova”, ha aggiunto il ministro, spiegando come in Medio Oriente "si giocherà una partita che interessa la comunità internazionale, e anche noi per alcuni aspetti, ma che riguarda innanzitutto gli attori regionali a dimensione globale che sono presenti in quella realtà: Cina, Russia, Pakistan, Iran, che hanno agende diverse”. 


Qualsiasi ipotesi sullo sviluppo della crisi, dunque, non potrà prescindere da questo aspetto, è il pensiero del ministro, che ha infine messo in guardia sull’“aspetto fortemente evocativo di ciò che è avvenuto in Afghanistan, e sullo spirito emulativo” che potrebbe maturare in altri scenari del mondo. Come in Sahel, “una zona attraversata da movimenti e network terroristici islamici, e che oggi – ha concluso Guerini – rappresenta la frontiera meridionale dell’Europa”.

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