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Meno buffoni, più green pass

Le piccole aggiunte non bastano. È ora di estenderlo a tutti, pubblico e privato. Confindustria, Ance, Confartigianato, Cna, Confapi: no alla politica irresponsabile che gioca contro gli interessi del paese

Claudio Cerasa

Grassi (Confindustria): "È necessario che il governo intervenga con un provvedimento per rendere obbligatorio il green pass sui luoghi di lavoro". Casasco (Confapi): "Salute ed economia viaggiano di pari passo. La libertà di non vaccinarsi mette a rischio non solo la salute altrui ma anche la possibilità del paese di ripartire"

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È una splendida notizia la decisione da parte della Lega di confermare alla Camera il suo sì al decreto relativo al green pass, sì che solo un partito schizofrenico come è la Lega poteva mettere in discussione dopo averlo messo nero su bianco nel Consiglio dei ministri del 22 luglio. Così come è una splendida notizia la decisione all’unanimità del Consiglio dei ministri di inserire nel testo del decreto l’obbligo del green pass per il personale delle Rsa, oltre che per chiunque acceda alle strutture scolastiche e universitarie, compresi i lavoratori delle mense e delle imprese di pulizie. È una splendida notizia che il governo, pur nelle sue diverse sensibilità, abbia deciso di fare un passo in avanti nella direzione di rendere il vaccino sempre più indispensabile piuttosto che obbligatorio. Ma non è invece una buona notizia il fatto che in Italia vi siano due partiti molto importanti, come la Lega e come Fratelli d’Italia, che ogni volta che ne hanno la possibilità provano a trasformare le regole per governare il Covid in un surrogato delle vecchie irresponsabili battaglie contro la casta dell’euro. È una buona notizia che alla fine dei conti i partiti che sostengono il governo alla prova dei fatti non abbiano fatto nulla di concreto per tradire lo spirito delle larghe intese. Ma è altrettanto una buona notizia sapere che in Italia vi sono pezzi importanti della nostra classe dirigente, come i rappresentanti delle imprese, che non hanno paura a condannare senza appello i politici che giocando con il green pass, e giocando con i vaccini, giocano semplicemente con il futuro del paese, e che non hanno paura a chiedere con forza che la politica abbia il coraggio di mantenere una promessa importante: estendere con urgenza l’obbligo del green pass a tutto il personale pubblico e privato. 

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È una splendida notizia la decisione da parte della Lega di confermare alla Camera il suo sì al decreto relativo al green pass, sì che solo un partito schizofrenico come è la Lega poteva mettere in discussione dopo averlo messo nero su bianco nel Consiglio dei ministri del 22 luglio. Così come è una splendida notizia la decisione all’unanimità del Consiglio dei ministri di inserire nel testo del decreto l’obbligo del green pass per il personale delle Rsa, oltre che per chiunque acceda alle strutture scolastiche e universitarie, compresi i lavoratori delle mense e delle imprese di pulizie. È una splendida notizia che il governo, pur nelle sue diverse sensibilità, abbia deciso di fare un passo in avanti nella direzione di rendere il vaccino sempre più indispensabile piuttosto che obbligatorio. Ma non è invece una buona notizia il fatto che in Italia vi siano due partiti molto importanti, come la Lega e come Fratelli d’Italia, che ogni volta che ne hanno la possibilità provano a trasformare le regole per governare il Covid in un surrogato delle vecchie irresponsabili battaglie contro la casta dell’euro. È una buona notizia che alla fine dei conti i partiti che sostengono il governo alla prova dei fatti non abbiano fatto nulla di concreto per tradire lo spirito delle larghe intese. Ma è altrettanto una buona notizia sapere che in Italia vi sono pezzi importanti della nostra classe dirigente, come i rappresentanti delle imprese, che non hanno paura a condannare senza appello i politici che giocando con il green pass, e giocando con i vaccini, giocano semplicemente con il futuro del paese, e che non hanno paura a chiedere con forza che la politica abbia il coraggio di mantenere una promessa importante: estendere con urgenza l’obbligo del green pass a tutto il personale pubblico e privato. 

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Vito Grassi è vicepresidente di Confindustria, è presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali, e in una piccola chiacchierata con il Foglio spiega la ragione per cui essere oggi contro l’estensione ulteriore del green pass significa essere contro gli interessi dell’Italia. “Noi – dice Grassi – siamo da sempre favorevoli alla vaccinazione obbligatoria. Tuttavia, preso atto dell’oggettiva difficoltà da parte della politica di trovare una sintesi, crediamo sia fondamentale che il governo intervenga con un provvedimento per rendere obbligatorio il green pass sui luoghi di lavoro, senza che il costo dei tamponi ricada sulle imprese. Abbiamo la necessità di mettere in sicurezza i cittadini e di garantire la continuità produttiva. Le forze economiche, politiche e sociali devono lavorare unite e ognuno deve fare la sua parte nell’assumere i provvedimenti necessari. È proprio per questo che il presidente Carlo Bonomi ha voluto fortemente un incontro con i sindacati: per realizzare un percorso insieme volto a individuare soluzioni. L’obiettivo di fondo al quale tutti dobbiamo tendere – continua Grassi – è quello di tutelare la salute pubblica, consolidare la ripresa, recuperare il reddito e il prodotto perduti e salvaguardare i posti di lavoro. Non dobbiamo dimenticare che l’emergenza economica non sarà risolta fino a che non usciremo da quella sanitaria. Oggi l’unica minaccia a una crescita sostenuta è il virus e quindi dobbiamo contrastarlo con tutti gli strumenti a disposizione, a partire dal green pass, e chi non lo capisce non fa gli interessi del paese”.

 

Gabriele Buia, numero uno di Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, tocca lo stesso tema e ragiona su un tema centrale: perché chi continua a combattere contro le regole necessarie per governare il virus gioca una partita che va contro gli interessi nazionali. “Oggi più che mai è una questione di responsabilità collettiva oltre che individuale. Siamo una generazione cresciuta con i vaccini realizzati in anni in cui la ricerca scientifica era molto meno avanzata e adesso ci permettiamo di averne paura. Chi non si vaccina e chi nega il green pass mette a rischio con il proprio comportamento il futuro dei propri figli. Non possiamo più interrompere il ciclo economico produttivo: il green pass deve diventare obbligatorio per tutti i luoghi di lavoro se non vogliamo far fallire il paese. Lo dobbiamo a noi stessi e alle nuove generazioni che meritano un futuro migliore”.

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Sergio Silvestrini, segretario generale di Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, dice di essere “assolutamente favorevole all’estensione del green pass nei luoghi di lavoro” ma aggiunge che “occorre la massima chiarezza normativa”. “Il provvedimento – dice Silvestrini al Foglio – dovrà precisare che il lavoratore sprovvisto di green pass sarà collocato in aspettativa fino al termine dello stato di emergenza mantenendo il diritto al posto di lavoro”. “Inoltre le imprese non dovranno sostenere oneri e costi impropri a cominciare dal costo dei tamponi che non dovrebbe gravare nemmeno sui contribuenti per non sottrarre risorse preziose a servizi pubblici essenziali. L’estensione del green pass è funzionale a scongiurare nuove chiusure che avrebbero devastanti effetti economici e sociali. Siamo in una condizione in cui servono misure chiare ed efficaci senza ambiguità e tatticismi”.

 

Marco Granelli, numero uno di Confartigianato, non ha dubbi neanche lui e non ci pensa un istante a dire da che parte occorre stare oggi per tutelare le imprese. “Il mio pensiero è sempre basato su dei dati che credo attendibili e che attestano la bontà delle vaccinazioni come unica e indispensabile soluzione per evitare il propagarsi dei contagi. Un ritorno al passato significherebbe affossare la tanto agognata ripresa e significherebbe togliere fiducia alle nostre imprese permettendole di investire meno di quanto dovrebbero. Il green pass rimane uno strumento fondamentale, cruciale, da espandere, e parlare solo di tamponi gratuiti significa guardare al dito e non alla luna”. 

Il presidente di Confapi, Maurizio Casasco, è ancora più netto e agli irresponsabili che non capiscono quanto sia importante estendere il green pass anche nel privato oltre che nel pubblico consegna un messaggio che più chiaro non si può. “Salute ed economia viaggiano di pari passo. Sono convinto che la libertà di scelta è fondamentale ma, in questo momento così delicato, la libertà di non vaccinarsi mette a rischio non solo la salute altrui ma anche la possibilità del paese di ripartire. Se non si garantisce la sicurezza a tutti i lavoratori rischiamo di vanificare la ripresa. La vaccinazione non attiene solo alla responsabilità individuale, ma anche a quella sociale e collettiva. L’equazione è: più vaccini meno contagi, meno contagi meno varianti. Sono infatti queste ultime che potrebbero essere più pericolose e vanificare quanto fatto finora. I tamponi non risolvono il problema ma possono essere dei coadiuvanti utili allo screening. Servono, infatti, per monitorare la situazione ma hanno dei limiti con i falsi negativi e l’evidenza alla positività che avviene solo dopo alcuni giorni dal contagio. L’ideale perciò sarebbe vaccinare e monitorare nel tempo con i tamponi”. L’equazione è semplice. Più green pass significa più vaccini. Più vaccini significa meno contagi. Meno contagi significa meno varianti. Meno varianti significa più libertà. Più libertà significa più fiducia. E i politici disposti a sacrificare sull’altare di un effimero consenso il domani del paese meritano di essere descritti per quello che sono: irresponsabili, pericolosi e dannosi per il futuro dell’Italia. Meno giochini, più green pass. E il resto poi verrà da sé.

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