Michele Emiliano (foto LaPresse)

Emiliano si "ravvede" sul Tfr a consiglieri e assessori: "L'hanno reintrodotto senza dirmelo"

Michele De Feudis

Il governatore si smarca dalla sua maggioranza e accarezza l’opinione pubblica populista anticasta dopo le polemiche dei portavoce 5S contro il trattamento di fine mandato, introdotto retroattivamente a partire dal 2013. Controcorrente Bellomo (Lega): “La stessa legge c’è in tutti consigli regionali d’Italia”

Bari - Lo sport dell’estate per la politica pugliese? Pentirsi dell’introduzione del Tfr per assessori e consiglieri regionali dopo che la propria coalizione o forza politica ha scritto e votato l’emendamento che introduce l’emolumento in forma retroattiva dal 2013. In questa sfilata di “ravveduti” ora c’è anche Michele Emiliano, governatore e leader dell’ “alleanza dei pugliesi”, formula che racchiude il centrosinistra, i civici e gli ex destri convertiti. Il via libera al provvedimento, secondo il presidente, è avvenuto alle sue spalle. Intervenendo alla festa regionale del nuovo partitino personale, “Con Emiliano”, a Manfredonia, ha offerto una surreale ricostruzione della vicenda: “I consiglieri regionali - ha attaccato -  hanno fatto questa delibera nella quale si sono attribuiti l’indennità di fine mandato senza neanche avvisare il presidente”. A sua discolpa ha aggiunto di non aver partecipato alla seduta per un malessere: “Quel giorno - ricostruisce ancora - non ero fisicamente in aula perché, dopo aver passato più di tre ore sotto il sole per inaugurare nella provincia Bat le sedi di Questura, Carabinieri e Guardia di Finanza con il ministro dell’Interno, non mi sono sentito bene. E non mi è stato concesso di partecipare ai lavori consiliari da remoto, come pure avevo chiesto di fare”. In realtà una delibera dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale non consente più la partecipazione ai lavori in streaming, ma nonostante l’evidenza Emiliano chiese di partecipare e, stante l’opposizione di FdI, abbandonò la connessione.

 

Poi scarica la responsabilità sulle forze politiche di maggioranza (tra cui Pd e M5S) e opposizione: “Organizzandosi all’ultimo secondo, in quella seduta hanno infilato questo emendamento in una legge che non aveva nulla a che fare con l’argomento. È stato un errore”.  La conclusione del ragionamento di Emiliano, che pur accarezza gli istinti basici anticasta, è però ondivaga: la legge è stata un errore, ma “la questione poteva anche avere una sua logica, perché in altre Regioni questo trattamento esiste”, mentre la colpa dei consiglieri regionali è che  “la dovevano affrontare a viso aperto, con i pugliesi, con i partiti, facendo anche un passaggio nella Conferenza delle Regioni…”. Ora la strada maestra per Emiliano passa dall’abrogazione del codicillo-Tfr.

 

Con la politica pugliese sotto scacco per la protesta di poche decine di consiglieri comunali pentastellati, l’unico a difendere la legittimità politica del provvedimento è il capogruppo della Lega Davide Bellomo, di estrazione democristiana, che offre questa ricostruzione al Foglio: “I vitalizi furono azzerati in Puglia, al tempo della giunta Vendola nel 2013, che aveva ben sette assessori esterni, in seguito alle polemiche per l’inchiesta legata al caso Fiorito, anche sulla spinta dell’antipolitica. Allora ero in consiglio regionale. Ora questo pentimento generalizzato non mi convince”. Da qui la chiosa sui colleghi in preda al ravvedimento penitente per i timori degli strali populisti: “I miei colleghi hanno votato un provvedimento e fanno retromarcia come se fossero stati trovati con in mano una mela rubata. Quando ho approvato questa norma la consideravo in linea con le stesse considerazioni che mossero la riforma del 2013, che dimezzò lo stipendio dei consiglieri regionali e cancellò il vitalizio. Di fatto ci siamo allineati al Tfr presente per tutti gli eletti nei consigli regionali d’Italia e per i parlamentari. Dov’è lo scandalo?”, conclude Bellomo.

Di più su questi argomenti: