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Qualche ossessionato per il litigio non rovinerà la nostra estate d'oro

Arnaldo Greco

Quelli che odiano così tanto la felicità e le emozioni degli altri che pure nel momento delle vittorie a Tokyo 2020 pensano solo a scontrarsi sui social

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Nell’istante in cui la 4x100 italiana ha conquistato l’oro, qualsiasi social network è stato invaso da commozione, urla (sia i video con le urla che le urla “scritte”), congratulazioni, complimenti, varie forme di non-ci-credo, meme, replay e qualche presa in giro (decisamente meno sguaiate di quelle calcistiche). La gioia era l’unica emozione visibile e, forse, anche più che un’emozione e più che un sentiment: un sentimento. Veniva voglia di elargire cuori a chiunque perché, capita raramente, il desiderio di condividere quella gioia e perfino la parola “condivisione” parevano sensate.

 

Così non si è potuto fare a meno di notare il primo tweet che spezzava quell’euforia: parlava del ponte sullo stretto. Non conta neanche sapere se fosse pro o contro, perché ha fatto specie notare quanto apparisse come l’ossessione di qualcuno in mezzo ad altre decine di connazionali che festeggiavano per qualcos’altro. È vero, c’era la retorica, sia quella nazionalista che quella avversa, ma, per una volta, c’era anche meno voglia di lasciarsene infastidire. È vero anche che, con buona probabilità, nessun messaggio condiviso sui social abbia mai la necessità che speriamo abbia, e men che meno quando tutti si assomigliano: ma quanto può essere sintomo di un’ossessione parlare di qualcosa come il ponte in un momento in cui non c’è nessun’urgenza? Non un’ossessione per il ponte in sé, ma un’ossessione per lo scontro, per il litigio, soprattutto per l’affermazione di sé attraverso i pretesti più disparati. Non lo stavano mica costruendo di botto approfittando della distrazione collettiva per sentirsi investiti dal compito della grande denuncia. E quindi come puoi pensare di essere in connessione con gli altri se non sei capace di cogliere cosa interessa alle persone?

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Nell’accrescere questa sensazione di estraneità al consesso delle persone dotate di sentimenti conta sicuramente il fatto che oggi ci appaiono contenuti non più organizzati solo in base alla cronologia. Fino a pochi anni fa si vedevano situazioni ancora più assurde: capitava che nel bel mezzo di una tragedia – mettiamo per esempio l’incendio alla cattedrale di Notre Dame – qualcuno ci ricordasse che stava per cominciare un incontro che lo vedeva coinvolto nella libreria di Casertavecchia oppure che Radio Casertavecchia si apprestava a intervistarlo sulle difficoltà provocate dall’alluce valgo.

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Anche lì l’esibizione del singolo mentre il mondo fremeva per altro (mentre il mondo cade a pezzi, diceva meglio il poeta) suonava controproducente: più che invogliare ad ascoltare le fondamentali parole o a mettersi in macchina per correre in libreria – sempre ammesso, tra l’altro, che incendio a parte poi lo si faccia davvero – restava il ricordo della dissonanza. Ah sì, è quella persona che parlava della sua presentazione mentre crollava uno dei simboli della civiltà occidentale. E proprio allo stesso modo in futuro ci si ricorderà – sia quando avranno torto, ma soprattutto quando avranno ragione - di quelli che odiavano così tanto la felicità e le emozioni degli altri che pure in un momento unico come l’Italia che vince la 4x100 alle Olimpiadi, dopo aver vinto già i 100mt, superando di un centesimo la Gran Bretagna all’ultimo istante, con una formazione che sembra fatta apposta per promuovere finalmente lo ius soli, un momento davvero unico nella vita, a cui non eravamo mai andati neanche vicini, un momento che non si poteva neppure sognare, stava pensando a litigare su di un puro esercizio di oratoria.

  

Una volta ho sentito Enrico Vanzina riferire una meravigliosa frase di Leo Benvenuti: “In fondo la vita sono venti estati utili”. Sono sicuro e sono felice che nella vita di tantissimi italiani questa che abbiamo vissuto sia senza dubbio una delle venti estati della vita. Non sono altrettanto sicuro lo sia pure per che chi ieri si stava accapigliando su un semaforo visto che tutti quelli che litigano sui social pensano di apparire come protagonisti di dibattiti storici, mentre a me sembrano sempre e solo i protagonisti di una lite all’incrocio.
 

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