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L'intervista

"Vaccinarsi e rispettare le regole. Il colpo di sole lo ha preso Landini". Parla Bonometti (Confindustria)

"Noi pronti ad assumere e i sindacati scioperano. Senza Draghi sarebbe la bancarotta"

Carmelo Caruso

"I sindacati difendono se stessi. Il loro classico è lo sciopero del venerdì. Se ci sono le regole come il Green pass si rispettano e non si ricorre al Tar". Intervista al presidente di Confindustria Lombardia

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Gli uomini che vogliono lavorare parlano così: “Dobbiamo dire ‘grazie che ci siano i vaccini’. E dovremmo dire la verità. Dire che Confindustria licenzia chi non è vaccinato non è vero. E’ vero invece che Confindustria si augura che tutti i lavoratori abbiano il Green pass, che tutti siano immunizzati. Lo dovrebbero fare per rispetto di se stessi e per gli altri”. E’ il presidente di Confindustria Lombardia. Si chiama Marco Bonometti. E’ bresciano, è presidente delle Officine Meccaniche Rezzatesi e sarebbe bellissimo vederlo dialogare con il segretario della Cgil, Maurizio Landini.


Presidente, la sua organizzazione, i suoi amici imprenditori, insomma, avete preso un “colpo di sole” come pensa il “primo sindacato italiano”? “Io so proteggermi dal sole. Colpi di sole non ne prendo. Mi sembra che a prendere troppo sole è chi fa quelle dichiarazioni. Rimando al mittente questa fantasia e preciso che la comunicazione che ha fatto tanto discutere, ovvero l’obbligo di entrare in ufficio da vaccinati, rimane una comunicazione interna di Confindustria. Non è mai stata la posizione ufficiale del presidente Carlo Bonomi. Se avessimo voluto farlo lo avremmo fatto per bene, come va fatto, e non nascondendoci. Da noi si fa così”.

 

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Lei si è vaccinato? “Ovviamente. Ho atteso il mio turno. Mi farebbe piacere ricordare a chi oggi straparla, i mesi in cui cercavamo vaccini, firmavamo protocolli per far vaccinare i dipendenti. Ricordare quando si implorava di riaprire e bisognava recuperare le dosi”. Lei è a favore dell’obbligo vaccinale? “Io sono per le decisioni che si prendono e si fanno rispettare. Faccio l’esempio del personale sanitario. Un obbligo deve valere. Se poi basta ricorrere al Tar per aggirarlo, io dico che non va”.

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Un aggiornamento su quali sono i veri problemi che ha oggi l’industria. Questi: “Ho il problema di spedire i miei tecnici della manutenzione all’estero. Ho il problema di farli andare a lavorare perché ci sono paesi che si blindano più di noi. Sono più interessato a sapere come si interviene su questi argomenti, se si prevedono convenzioni fra consolati. Ecco, di questo dovremmo parlare”. Perché rimangono ancora duecento mila professori non vaccinati e perché questo scetticismo sul Green Pass? Lei che si risposta si è dato? “Che siamo un paese liberale a modo nostro. Ci piace fare quello che vogliamo nella maniera che vogliamo, ma non è così che va il mondo. Basterebbe prendere i dati per spiegare che su dieci che contraggono il virus ben 9 sono dei non vaccinati”.

 

Vuole ragionare sui sindacati? “Non ho difficoltà”. Siete diventati degli avidi vaccinisti solo perché volete tutti ai torni e alla catena di montaggio? “Ecco lo sport nazionale. Un industriale deve ogni giorno lottare contro questa stupidaggine”. Se voi difendete la salute dei vostri lavoratori, i sindacati chi difendono opponendosi al Green Pass? “Difendono se stessi”. Dicono che sono cominciati i licenziamenti e che dunque avevano ragione loro a chiedere la proroga del blocco. Avevate torto voi industriali? “Faccio un esempio illuminante. Si lamenta: le multinazionali stanno andando via. D’accordo. Non si dice che noi industriali, a Brescia, in Lombardia (è il caso Timken, 106 dipendenti lasciati senza lavoro) abbiamo dato disponibilità ad assorbire la manodopera”. E non è una buona notizia? “Evidentemente no per i sindacati. Propongono lo sciopero del venerdì che è un loro classico. Preferiscono spingere i dipendenti a chiedere la cassa integrazione, la buona uscita. Noi industriali abbiamo un altro approccio. Non piace a tutti ma è quello che permette di produrre benessere. Lo si dimentica perché si preferisce stare a carico dello stato”. Siete accusati anche di essere eccessivamente vicini a Mario Draghi. E’ diventata una colpa sostenere un governo di emergenza? “Preciso. Noi di Confindustria eravamo convinti, e lo rimaniamo, che serviva un governo forte, autorevole e competente. Il governo Draghi rappresenta tutto questo. Senza questo governo saremmo alla bancarotta”.

 

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