Il caso

Sulla Rai di Draghi piomba l'inchiesta su Renzi e Presta. Lega e M5s contro la Soldi

In vigilanza i gialloverdi sono pronti a bloccare la nomina della presidente. Oggi le Camere votano i quattro membri del cda: tensione dentro FdI su Rossi. E intanto Fuortes vuole partire con il nuovo corso

Simone Canettieri

L'ex premier e l'agente indagati per finanziamento illecito: al centro dell'inchiesta il documentario prodotto da Discovery su Firenze nel 2018. La manager: non trattai io i compensi, me ne andai a ottobre di quell'anno

L’unica certezza è la voglia di cominciare a lavorare di Carlo Fuortes, il manager scelto da Mario Draghi come nuovo ad della Rai. L’ex sovrintendente del teatro dell’Opera di Roma vorrebbe addirittura convocare il primo cda in settimana. Complicato. Nel corpaccione di Viale Mazzini – dove i nuovi corsi vengono sempre accolti con il sospetto che piano piano diventa felice rassegnazione – temono “il tagliatore di teste”.

E dicono di essere pronti alla barricate, che dureranno, ovviamente, lo spazio di un mattino. Ma la strada che porta Fuortes al settimo piano dell’azienda pubblica non è proprio in discesa. L’assemblea della Rai prevista per lunedì scorso è stata rinviata a giovedì. Questa sera alle 21 le Camere voteranno i quattro componenti del cda: il Pd punta su Francesca Bria, la Lega vuole riconfermare Igor De Biasio, il tormentato M5s sembra aver chiuso su Antonio Palma (voluto dai sei membri grillini su otto della Vigilanza, ma non da Vito Crimi che gli preferisce Luigi Di Majo, avvocato quasi omonimo del ministro degli Esteri). A destra c’è il caso Giampaolo Rossi, la cui conferma sta mandando in fibrillazione FdI. Al suo posto, con l’appoggio anche di Forza Italia, potrebbe arrivare Simona Agnes.  A complicare il quadro ieri sera è uscita la notizia dell’inchiesta su Lucio Presta e Matteo Renzi, indagati per finanziamento illecito. Cosa c’entra? 


Il sito del quotidiano Domani ha dato conto ieri sera dell’inchiesta della procura di Roma su Matteo Renzi e Lucio Presta per il progetto televisivo “Firenze secondo me”, mandato in onda da Discovery ormai più di due anni fa. Un balletto, secondo i pm, di strani finanziamenti che girarono intorno a questo documentario con al centro l’ex premier e la sua città, culla, questa sì, del Rinascimento. Il fatto è che al di là dell’inchiesta, ancora tutta da illuminare, c’è chi nella Lega e nel M5s è pronto a tirare in mezzo Marinella Soldi.

Ovvero: la manager designata da Draghi come presidente Rai in virtù di un curriculum di primo piano. A partire però dall’esperienza decennale a  Discovery, dove ha ricoperto il ruolo di ceo (per Italia, Spagna, Portogallo e Francia) fino a ottobre 2018, l’anno del documentario di Presta su Firenze con Renzi in modalità Alberto Angela (ma senza il medesimo share). Visto che la storia è nota da un pezzo basta fare una ricerca di archivio per scovare la versione di Soldi davanti a questa faccenda non proprio lineare. Fatta di documentari strapagati con flussi di denaro che sarebbero finiti poi per saldare un prestito servito all’ex premier per l’acquisto della villa di famiglia. La manager fiorentina  nel 2019 rispondendo a un articolo della Stampa scrisse: “La decisione di trasmettere il documentario ‘Firenze secondo me’, di Matteo Renzi, e la relativa negoziazione dei diritti, sono avvenute successivamente alla mia uscita dal gruppo Discovery, divenuta effettiva il 1° ottobre 2018. Non ho pertanto avuto alcun ruolo in tali decisioni aziendali”.  Le riprese del prodotto  televisivo, sotto la guida della società di Presta, iniziarono nell’agosto del 2018: possibile che non sapessero già a chi venderlo? Questa domanda circola da ieri sera nelle chat dei membri della Vigilanza Rai, soprattutto quelli del M5s che dicono, a parole, di non essere intenzionati a votare Soldi. Anche Matteo Salvini, non più tardi di qualche giorno fa,  nel criticare le scelte di Draghi sulla Rai ha detto al Corriere “che mi fa specie che la manager indicata sia la stessa che ha acquistato il  documentario di Renzi prodotto proprio da Presta”.


Al di là della vicenda giudiziaria,  da cui è estranea, Soldi potrebbe essere la valvola di sfogo di chi vuole attaccare l’ex premier fiorentino cogliendo al balzo questo nuovo caso. Il M5s quasi ormai “contizzato” non vede l’ora di andare all’attacco per saldare vecchi debiti. Ora bisogna capire come si comporterà la Lega. Di sicuro con il no in Vigilanza dei gialloverdi, magari con l’aggiunta di Fratelli d’Italia, le cose si metterebbero male per la manager. Basterà aspettare. Anche perché queste sono ore di trattative sotto gli zoccoli  del Cavallo morente di Viale Mazzini.  


La Lega rivendica di non aver toccato palla nelle due nomine apicali uscite da Palazzo Chigi, date entrambe in orbita Pd-Iv. “E quindi ci aspettiamo forti compensazioni”, confessano gli uomini più vicini a Matteo Salvini. Le caselle da riempire d’altronde non mancano. Basti pensare ai tg: il prossimo ottobre scadono i “mandati”  di Giuseppe Carboni al Tg1, di Gennaro Sangiuliano al Tg2 e di Alessandro Casarin alla direzione del Tgr. I conti senza l’oste sono già iniziati: da chi nel Carroccio spera in un salto di Sangiuliano al posto di Carboni a chi vede alla guida del telegiornale-ammiraglia Antonio Di Bella, ora sulla tolda di comando di Rainews. C’è però anche un’altra partita che riguarda le leve dell’azienda. Quando decadrà il cda di Fabrizio Salini, dopo poco ci sarà da trovare anche il sostituto di Alberto Matassino, attuale direttore generale della Corporate. Una posizione che fa gola, forse più delle direzioni dei tg, sempre al Carroccio e, di sponda, a Fratelli d’Italia. Tanto che circola già un nome: è quello di Marcello Ciannamea, attuale direttore delle risorse umane.
Scenari che vengono sussurrati a  Carlo Fuortes, intenzionato a partire il prima possibile. Bizze della politica permettendo, certo.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.