La finale di Euro 2020 a Roma? Draghi: "No a Londra se crescono contagi"

La conferenza stampa dopo il bilaterale tra il presidente del Consiglio e la cancelliera

Redazione

La variante Delta potrebbe costare a Londra la finale di Euro 2020, prevista per l'11 luglio a Wembley. "Mi adopererò perché la finale non si faccia in un paese dove i contagi stanno crescendo rapidamente", ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi rispondendo a una domanda in conferenza stampa a Berlino nell'ambito dell'incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Nel Regno Unito il virus è tornato a crescere con molta rapidità: i contagi erano circa 2.400 a inizio mese, più di 7.500 ieri. La variante Delta è ormai quella prevalente e con una sola dose di vaccino la popolazione inglese corre il rischio di infezione, tanto che le ultime riaperture sono state posticipate al 19 luglio, un mese dopo la data inizialmente prevista. 

 

Il bilaterale tra Germania e Italia che si è svolto oggi ha in agenda la questione migratoria. Ma in conferenza stampa i due hanno solo confermato la volontà di rinnovare l'accordo con la Turchia per la gestione dei flussi migratori e in generale di voler favorire l'ingresso legale nei confini europei attraverso accordi con i paesi di provenienza. "La migrazione illegale deve essere sostituita dalla migrazione legale", ha detto Merkel, attraverso la creazione di "canali per dare la possibilità a chi non ha diritto d'asilo di svolgere una formazione o di fare un mestiere perché non vogliamo appoggiare trafficanti e scafisti". "Per gestire il fenomeno occorre partire dai paesi di provenienza", ha concluso la cancelliera. 

 

Le questioni più spinose sono rimaste in sospeso, ma l'incontro tra i due proseguirà in serata. Come ha spiegato Angela Merkel ai giornalisti, con Draghi "c'è stato un breve colloquio preliminare: abbiamo parlato soprattutto di Covid-19. Siamo entrambi cauti, siamo felici ovviamente che ci sia un sostanziale miglioramento della situazione, ma sappiamo che questo progresso è ancora fragile. La quota dei vaccini cresce, ma non possiamo ancora dire che ci stiamo avvicinando all'immunità di gregge".
 

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