l'intervista

"Il M5s non rinnega il Conte Bis, ma ora è leale con Draghi". Parla D'Incà

Valerio Valentini

Le tensioni nel governo? "Fisiologiche, ma ora va meglio". La giustizia? "Nessun conflitto tra Conte e Di Maio". L'alleanza col Pd? "Al ballottaggio andremo insieme dovunque". La dote ai 18enni? "Giusta, ma pensiamo al Recovery". Il colloquio col ministro grillino

L’accelerazione, nella marcia del governo di cui fa parte, la vive anche sulla sua pelle. “Mi sono appena vaccinato, ed è stata una grande emozione pensare che tutto sta procedendo come deve”, dice, rispondendo a telefono dalla sua Belluno, Federico D’Incà. Che però, da ministro per i Rapporti col Parlamento, testimonia anche di un’altra svolta, più politica. “L’approvazione del decreto 'Semplificazioni' ha inaugurato un metodo nuovo nel lavoro tra i membri dell’esecutivo e tra le forze politiche. Abbiamo un’opportunità straordinaria per rilanciare il paese, e in quest’ottica il prestigio internazionale di Mario Draghi è una risorsa eccezionale”. 

 

E forse un po’ sorprendono, questi toni così entusiastici nei confronti del premier da parte di chi, come il M5s, in questo  governo ci s’è ritrovato un po’ costretto, tra la necessità di elaborare il lutto del BisConte e la voglia di non finire marginalizzati. “Il M5s - dice D’Incà - è stato forza di maggioranza relativa di tre diversi governi, in questa legislatura. E lo è anche oggi, in questo assetto che è certo particolare per l’eterogeneità della sua composizione. Ma non dobbiamo  rinnegare niente: col presidente Conte abbiamo gestito uno dei periodi più drammatici della storia di questo paese. Ora, il governo Draghi deve affrontare una sfida altrettanto decisiva: completare la campagna vaccinale, rilanciare l’economia  e varare le riforme necessarie all’attuazione del Pnrr. Questi primi cento giorni di governo hanno registrato inevitabili  scosse di assestamento, ma ora si procede con maggiore sintonia, seguendo  l’appello del presidente Mattarella. E il M5s intende assumersi la responsabilità di contribuire a governare questa nuova fase, che del resto per molti aspetti è in continuità col governo precedente”.

 

La nuova tornata di nomine evidenzia anche delle cesure notevoli. “A me pare che la vera discontinuità stia soprattutto nel dovere prendere atto che una stagione di conflittualità politica esasperata è terminata, per ora. Oggi dobbiamo lavorare tutti insieme per rendere  più produttivi possibili quei 222 miliardi del Pnrr, e dimostrare all’Europa che il Recovery può diventare una misura strutturale nell’interesse di tutti gli stati membri”.

 

Dunque fedeltà a Draghi? “L’autorevolezza mondiale del premier può consentire all’Italia di giocare un ruolo centrale in campo internazionale”. E potrà farlo meglio da Palazzo Chigi o dal Quirinale? “Saprà farlo nel ruolo che ritiene più consono al suo alto senso dello stato. Ma evitiamo i pettegolezzi al riguardo  e  concentriamoci sull’agenda di governo, che non ammette distrazioni. Poi, a tempo debito, torneremo alla dialettica di sempre”.

 

A proposito: la Lega vi accusa di sabotare l’armonia del governo con le vostre proposte divisive sui temi etici. “Sui temi prioritari dell’azione di governo, da quelli sanitari a quelli economici, è dovere di tutti marciare compatti. Sui provvedimenti  che non investono direttamente la responsabilità dell’esecutivo è giusto invece che il Parlamento si confronti liberamente, anche nell’asprezza dei toni che questo confronto talvolta implica”.

 

E sulla “dote ai 18enni” vagheggiata da Enrico Letta che ne pensa? “Mi pare una proposta ragionevole, nel segno dell’equità, della redistribuzione e dell’attenzione ai giovani. Ma io punterei a rendere strutturale, dopo il 2026, il piano di ripresa Next Generation Eu: sarebbe la dote più grande che faremo ai nostri giovani”. E però questa svolta del Pd vi impone di scegliere: siete anche voi nel campo del centrosinistra o restate “ago della bilancia”? “La nostra collocazione nel fronte progressista è stabile. Penso al bell’esempio della candidatura condivisa dell’ex ministro Manfredi a Napoli: un passo importante sulla via dell’alleanza tra M5s, Pd e Leu”. In tante altre città, però, l’accordo non s’è trovato. “E’ un percorso complicato, non c’è dubbio. E spesso le dinamiche territoriali  hanno tempi diversi rispetto alle logiche nazionali. Ma credo che ovunque, al secondo turno, si troverà la sintesi verso un reciproco sostegno”. Anche a Roma, dunque, anche a Torino? “E’ evidente che una convergenza al ballottaggio sarebbe la soluzione più coerente con lo sforzo di riconoscere le ragioni di questa alleanza”.

 

Sulla giustizia state cambiando pelle? Il post di Conte è un mezzo passo indietro rispetto alla lettera di Luigi Di Maio. “Non vedo questo dualismo tra Luigi e Giuseppe, e nessun passo indietro. Il rispetto dei diritti dell’individuo, e nella fattispecie dell’indagato, deve coesistere con la  fermezza sui temi della legalità e dell’etica pubblica”. Ma la riforma del processo penale incombe: dovrete scegliere se difendere le vostre bandiere o scendere a compromessi. “Sono convinto che, grazie al prezioso lavoro di confronto avviato dalla ministra Cartabia, il M5s saprà trovare, insieme alle altre forze parlamentari, una mediazione avanzata sui vari aspetti della riforma”.

 

Certo, aiuterebbe avere una guida chiara, una struttura solida. “Conte e Crimi stanno lavorando in modo costruttivo. Inutile negare che la transizione si sia rivelata più lunga e complessa del previsto, ma credo non manchi molto alla definizione di un nuovo assetto stabile del M5s”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.