Bruno Tabacci (Ansa)

Tabacci contro Giorgetti. Ecco le guerre spaziali nel governo

Valerio Valentini

La delega allo spazio al centro della contesa tra i due lombardi: il ministro leghista contava di riottenerla, quasi come un risarcimento. Invece a Palazzo Chigi hanno preferito il deputato ex dc. La questione della cassa e una baruffa ancora in divenire
 

I suoi detrattori ci vedranno pure in questo un indizio di quel che più gli rimproverano: la mania di protagonismo, la vanità del vecchio democristiano che ancora una volta i neofiti della politica se li è messi nel sacco. Ma per Bruno Tabacci, è questione di dedizione. È quella, infatti, che lo ha spinto ieri fin dentro gli studi di Cinecittà, per partecipare a un documentario che dall’ottobre prossimo verrà trasmesso a Dubai, nel padiglione italiano dell’Expo. Giancarlo Giorgetti, che invece bada al sodo, la questione prova a risolverla in modo assai più spicciolo: “Dovrà comunque passare da noi, per la cassa”. Di mezzo, tra due lombardi di lunga esperienza parlamentare, c’è lo Spazio. E non quello fisico che separa Largo Chigi da Via Veneto. Ma lo Spazio inteso proprio come delega governativa: un comparto che coinvolge alcuni campioni nazionali, come Leonardo, e che nel solo Pnrr s’è visto attribuire 2,3 miliardi di euro.

 

Il vicesegretario della Lega in quella delega ci sperava, anche perché è proprio nella sua terra natale, il distretto di Varese, che l’industria aerospaziale italiana ha la sua massima concentrazione di imprese. Fu questo uno dei motivi che lo spinse, all’avvento del governo gialloverde, a rivendicare per sé quella delega, e a promuovere dalla tolda di Palazzo Chigi il siluramento non proprio galante del fisico Roberto Battiston, troppo vicino al mondo del Pd, dalla guida dell’Agenzia spaziale italiana. E forse era per questo che Giorgetti contava di vedersi riassegnare quell’incarico, tanto più che sarebbe stato un degno risarcimento per quel suo ministero spogliato delle direzioni generali dell’Energia, trasferite a Roberto Cingolani. 

 

Sennonché la legge che regola le competenze governative del settore, varata nel 2018, assegna direttamente a Palazzo Chigi la sovrintendenza alle politiche aerospaziali, e la prassi è che il presidente del Consiglio assegni la delega a un sottosegretario. Eccolo, allora, Tabacci. Reduce da una estenuante campagna acquisti di responsabili per Giuseppe Conte, che con abilità illusionista da prestigiatore abbandona la scialuppa battente bandiera di Volturara un attimo primo che vada a picco, per riapparire un attimo come accanito sostenitore di Mario Draghi e ottenere la nomina governativa: responsabile del coordinamento della politica economica. È a lui che il sottosegretario Roberto Garofoli assegna la delega, che prevede anche la presidenza del Comint, il Comitato interministeriale che coordina le politiche dell’aerospazio.  
Giorgetti non la prende bene. Ma non tanto, dice lui, per l’incarico in sé. È la tendenza di Tabacci ad accentrare tutto su di sé senza coordinarsi con Via Veneto, che lo indispone.

 

Di qui una serie di aneddoti che dovrebbero giustificare il risentimento. Diciotto marzo: Giorgetti sta preparando i dossier che dovrà illustrare a Bruno Le Maire, ministro dell’Economia francese che l’indomani verrà a Roma. Tra le questioni da discutere ci sono anche contratti di Avio, roba di razzi e lanciatori. “Caro Tabacci, vieni anche tu?”, lo sollecita Giorgetti, che da Palazzo Chigi ha saputo dell’imminente nomina. Tabacci dissimula: “E che c’entro io?”. Tre giorni dopo, con una nota della presidenza del Consiglio, viene ufficializzata l’attribuzione della delega al deputato ex dc. Che però ha pure lui il suo lungo elenco di critiche da indirizzare a Giorgetti: “Recita sempre due parti in commedia”, dice coi confidenti, “finge di essere il volto responsabile della Lega ma non fa che dare credibilità alle panzane di Salvini”. 

 

Il resto è baruffa ancora in divenire. Con Giorgetti che, memore dell’esperienza del Conte I, sa che la cassa del governo, per quel che riguarda lo Spazio, sta comunque al Mise. Se le ricorda bene, del resto, le litigate con Carmine America, allora fedelissimo di Luigi Di Maio a Via Veneto, per sbloccare investimenti nel comparto aeronautico che i grillini invece bloccavano. E non è passato inosservato il fatto che, nella ristrutturazione del Mise (Antonio Scino, ex Dipe, sarà il nuovo segretario generale), Giorgetti abbia rivoluto accanto a sé anche quello Stefano Gualandris che già all’epoca del Conte I era il suo consigliere sulle questioni aerospaziali. Tabacci non si scompone: sa che se Draghi si è affidato a lui, “un motivo ci sarà”, e dalla sua vanta un ottimo rapporto con quell’Alessandro Aresu che il premier ha scelto come suo consigliere, e che invece Giorgetti guarda con sospetto per la sua vicinanza a Enrico Letta. Sarà proprio lui, il 21 maggio prossimo, ad inaugurare gli Stati generali dell’Aerospazio a Roma, con ospite speciale Josef Aschbacher, presidente dell’Esa. A chiudere i lavori sarà Tabacci. E, per ora, al Mise non sono arrivati inviti ufficiali

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.