Stefano Bonaga (foto Cosima Scavolini/Lapresse) 

Le primarie e il Pd spaccato

Letta, abbiamo un problema. Il caso Bologna visto dal filosofo Stefano Bonaga

La candidatura di Isabella Conti, i "ribelli" dem, le minacce di espulsione. "Scenario terrificante"

Marianna Rizzini

Parte del Pd locale appoggia la candidata di Italia Viva. "Possibile che in un anno e mezzo di pandemia il Pd, sul territorio, si sia fatto superare e di molto dalle parrocchie, a livello di vicinanza pratica ai cittadini? Le primarie, ormai, sono un espletamento burocratico in funzione delle elezioni, senza preparazione, senza vero coinvolgimento”, dice Bonaga, che però a Conti chiede: "A che titolo si candida, senza prima dimettersi da Iv?"

Roma. La città dell’Ulivo, la città del Mulino (che in questi giorni compie settant’anni), la città simbolo della sinistra italiana: eppure ora Bologna si ritrova a essere avanguardia di discordia interna al Pd, e proprio nel momento in cui il neo-segretario Enrico Letta dice al Pais, oltre che ai suoi, che le elezioni amministrative sono “il banco di prova dell’alleanza Pd-M5s”. Di fronte alla candidatura alle primarie della sindaca di San Lazzaro Isabella Conti, esponente di Italia Viva, infatti, il Pd locale si è diviso. E c’è chi appoggia Conti, come l’assessore al Lavoro della giunta Merola Marco Lombardo; chi dice – come il candidato alle primarie e assessore alla Cultura di Virginio Merola Matteo Lepore – che “come è stato cacciato da Bologna Matteo Salvini verrà cacciato anche Matteo Renzi” (a mezzo sconfitta di Conti); chi con Conti dialoga, tanto da farsi vedere con lei a un presidio di ristoratori, come ieri l’altro candidato dem Alberto Aitini, appoggiato dall’area di Base Riformista. E chi pensa che Aitini si ritirerà dalle primarie per entrare in un ticket con Conti. Non bastasse, c’è il documento firmato da quasi metà del Pd locale, due giorni fa, in cui si critica la gestione del percorso verso le amministrative da parte del segretario Luigi Tosiani. C’è n’è abbastanza per dire “caro Enrico Letta, abbiamo un problema”. E vede in effetti molti problemi sparsi sul campo il filosofo Stefano Bonaga, che Bologna e la politica bolognese le conosce bene e da molti anni, essendo anche stato consigliere comunale indipendente a fine anni Ottanta con l’allora Pci e poi assessore pds nella giunta Vitali. “Scenario terrificante, quello di oggi, purtroppo”, sospira Bonaga, “lo dico con grande tristezza e senza alcuna sfumatura di sarcasmo o soddisfazione”. Intanto, dice il filosofo, c’è la questione delle primarie in sé, “una specie di lotteria finale in assenza di attività politica. Possibile che in un anno e mezzo di pandemia il Pd, sul territorio, si sia fatto superare e di molto dalle parrocchie, a livello di vicinanza pratica ai cittadini? E’ una manifestazione della crisi dei corpi intermedi: le primarie, ormai, sono un espletamento burocratico in funzione delle elezioni, senza preparazione, senza vero coinvolgimento”. Romano Prodi in persona ha sorriso quando Bonaga ha definito il Pd “un club di tassisti senza più il taxi”, e la questione Bologna è specchio di tormento: “Una volta c’era il conflitto interno tra dirigenti, ma accompagnato dall’attività politica”, dice Bonaga. “E sì, c’era pure il centralismo democratico, ma, ripeto, in presenza di attività politica. Oggi spesso ci si riduce a un conflitto di potere, a volte anche scarso”. Bonaga eviterebbe “i toni violenti controproducenti”, come quelli dei dirigenti del Pd locale che hanno minacciato di espellere chi appoggerà Isabella Conti; dall’altro trova “che Conti, se vuole partecipare, debba prima dimettersi da Italia Viva. Che cosa c’entra Renzi con le primarie di coalizione? Non mi si venga a dire che è al governo, se è per questo ci sono anche Salvini e Forza Italia. Il progetto di Renzi è un altro, ampliare il campo centrista. E la questione è a priori: a che titolo partecipa Conti?”. Sospira di nuovo Bonaga: “Dopodiché io – che sono un post-gramsciano – invece di esercitare il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà, in questo momento sono sospeso tra disperazione della ragione e velleitarismo della volontà”.  Intanto, nel ceto intellettuale riformista e moderato bolognese, si  percepisce “grande sconforto”, dice un osservatore che però nota come “Isabella Conti sia vista in ambienti trasversali come persona capace”, motivo per cui “chi alza i toni dal Pd rischia l’effetto boomerang”. C’è insomma una parte del Pd locale che dice: attenti a non perdere il credito costruito in città in questi anni, quello di partito “pragmatico e dialogante per il bene del centrosinistra”.
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.