Il premier Mario Draghi (Ansa)

“Niente scelte avventate”

Così sulle riaperture Draghi inchioda Salvini (di nuovo)

Simone Canettieri e Valerio Valentini

La fermezza del premier in Cdm: zone “gialle” solo in deroga ad aprile. Il piano di Franceschini per i teatri. Tensioni nel centrodestra

Sono le 20.30 quando i ministri di Forza Italia, uscendo da Palazzo Chigi, sgranano gli occhi. Matteo Salvini s’è appena intestato la mediazione raggiunta in Cdm: “Subito dopo Pasqua, il governo valuterà eventuali riaperture”. Quasi non ci credono. Un po’ perché il trionfalismo non ha riscontro nei fatti. Un po’ perché quel risultato non è certo merito del leader della Lega. Che anzi, per tutta la giornata prova a forzare la resistenza di un Mario Draghi inflessibile (“Niente scelte avventate”). Lo fa contattando direttamente Roberto Speranza. Poi rilasciando dichiarazioni di sdegno a Cdm in corso, come a voler imporre, dai vicoli di Roma, la linea a quel Giorgetti che guida il Carroccio a Palazzo Chigi. Dove, in realtà, la baruffa è un gioco a somma zero.

 

Perché appena Draghi illustra il testo del decreto - sintesi: fino al 30 aprile servirà una deliberazione ad hoc del Cdm per varare zone gialle, ma solo se i numeri su contagi e vaccinazioni lo consentono - è proprio Speranza, insieme a Dario Franceschini (che chiede intanto di riaprire, dove possibile sulla base dei dati e dei tamponi, cinema e teatri), ad avanzare dubbi. A quel punto, coi leghisti che sbuffano in senso contrario, per Draghi è facile difendere la versione di partenza. Che conferma anche le lezioni in presenza, fino alla prima media, anche in zona rossa, e le sanzioni (ricollocamento o sospensione dello stipendio) per sanitari e farmacisti no vax.

Di più su questi argomenti: