Il retroscena

Salvini sbraita contro Draghi per le chiusure, ma Giorgetti in cabina regia abbozza

Palazzo Chigi pronto a riaprire le scuole (fino alla prima media) anche nelle zone rosse. Per ristoranti e bar stop prorogato fino al 30 aprile

Simone Canettieri

Scontro tra il premier e il leader della Lega sulle riaperture che minaccia il voto contrario in Parlamento. Ma il numero due del Carroccio durante il vertice per decidere i provvedimenti non prende una posizione netta

Matteo Salvini confida in un ripensamento di Mario Draghi sulle chiusure. E fa dire in giro che i rapporti con il premier sono “buoni e costanti”. E che dunque sarebbe tutto un gioco delle parti la minaccia che il leader della Lega ha scagliato contro il governo.

 

E cioè: il voto contrario del Carroccio in Consiglio dei ministri e in Parlamento se il prossimo decreto non prevederà dal 7 aprile l’apertura nelle città e nelle regioni “sotto controllo” di bar e ristoranti, palestre e teatri, cinema e oratori. “E’   impensabile”,  dice Salvini  appena Draghi inizia la conferenza stampa.  E proprio il premier con un sorriso lo liquida così: “Le chiusure sono pensabili o impensabili solo in base ai contagi”. Gioco partita incontro. Tuttavia la Lega inizia a scalciare.  


Sicché il Draghi che aveva “seguito tutti i consigli della Lega” silurando in rapida sequenza Arcuri, mezzo Cts e i vertici della Protezione civile diventa per il Carroccio l’amico di Speranza, la sponda dei rigoristi più duri, il talebano delle serrate.

 

La cosa più bella è che questo scontro di parole non trova appigli nella ricostruzione della cabina di regia che ieri mattina ha dettato le prossime condizioni di vita degli italiani: fino al 30 aprile  non sono contemplate zone gialle, le scuole riapriranno in zona rossa fino alla prima media a partire da dopo Pasqua. La discussione si consuma a Palazzo Chigi in quaranta minuti netti.

 

Ci sono il premier, i componenti del Cts e i ministri coinvolti e quelli in rappresentanza delle varie forze politiche. Giancarlo Giorgetti, che rappresenta la Lega ma anche lo Sviluppo economico, puntava a una zona gialla rinforzata a partire dal 7 aprile. Ma al di là di un rammarico da mettere a verbale non va. Anche Mariastella Gelmini, che per Forza Italia si occupa degli Affari regionali, trasforma il dispiacere per le mancate riaperture imminenti in un pressing “affinché ci sia subito dopo Pasqua, almeno, un altro scostamento di bilancio da 20-30 miliardi per sostenere tutte le attività che continueranno a rimanere chiuse”.

 

Contributi mirati e non a pioggia, chiede Gelmini. Speranza, che si era presentato con la convinzione di essere sott’assedio, tira un sospiro di sollievo, forte dell’evidenza dei numeri e delle proiezioni del virus squadernati da Silvio Brusaferro e Franco Locatelli. Soddisfatti Stefano Patuanelli e Dario Franceschini, già in sintonia su questi argomenti ai tempi del Conte II. 
 

Epperò fuori c’è Salvini. Che in privato si intesta la riaperture delle scuole e in pubblico twitta e sveglia la Bestia: “E’ impensabile tenere chiusa l’Italia anche tutto il mese di aprile”, dice mitigando la rabbia con un appello “al buonsenso che contraddistingue Draghi”. Claudio Borghi, che fu il falco anti euro, si toglie i panni dell’agnellino e fa sfoggio del noto dolce stil novo con maiuscole incorporate: “Mi sono ROTTO LE PALLE della CABINA DI REGIA. Che cazzo vuol dire che la ‘cabina di regia’ ha deciso? Poi la gente GIUSTAMENTE viene a chiederne conto a me. O si mette nella cabina di regia una rappresentanza del Parlamento o, MEGLIO, si decide nelle commissioni”. E’ il richiamo della foresta, una vicenda importante che racconta il continuo oscillare della Lega.

 

Con Giancarlo Giorgetti silente, certo. Classico copione. Salvini è sicuro che alla fine Draghi, davanti all’evidenza di numeri buoni sui contagiati e la pandemia, allargherà le maglie. E spera che questo suo affondo possa servire al premier a porre il tema in maggioranza proprio per cercare una mediazione. Ma al momento queste sono congetture. Draghi sembra andar dritto, e a Salvini la cosa va di traverso. Ma la linea è questa e il “tesoretto”, come lo chiama Speranza, è stato speso dal governo per riaprire le scuole fino alla prima media. Non per altro. Rimane però il fastidio di una certa Lega.

 

E se è una battuta la risposta di Draghi al ministro del turismo Massimo Garavaglia a proposito delle vacanze estive (“sono d’accordo con lui: se potessi andare in vacanza ci andrei volentieri”), la questione delle chiusure agita davvero i vertici del Carroccio. A partire dal Capitano  fuori dal governo con l’obiettivo di marcare a uomo Giorgia Meloni, per evitare di lasciarle praterie di consensi nella fiera della contestazione. In questa gara di empatia con le attività commerciali in ginocchio e costrette a un altro mese di stop, ecco spuntare dalle retrovie Virginia Raggi, sindaca di Roma per i 5 stelle, ma con l’obiettivo di essere trasversale nel nome delle battaglie care alla gggente.

 

E dunque: “I ristoranti vanno aperti fuori dalla zona rossa anche di sera, fino alle 22”, rilancia in una lettera a Garavaglia. Intanto da martedì le regioni cambiano colore: il Lazio diventa arancione (con Bolzano, Liguria, Umbria, Abruzzo, Molise, Sardegna, Basilicata, e Sicilia). Balzano in zona rossa: Calabria, Toscana e Valle d’Aosta che si aggiungono alla provincia autonoma di Trento, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Puglia, Veneto e Campania.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.