Matteo Renzi (foto Ansa)

l'intervento

Renzi: "L'autorevolezza di Draghi è l'autorevolezza dell'Italia in Europa"

Il discorso integrale che il leader di Italia viva ha tenuto nell'Aula del Senato

Pubblichiamo qui di seguito l'intervento integrale che Matteo Renzi ha tenuto nell'Aula del Senato, dopo l'informativa del presidente del Consiglio Mario Draghi.


 

Signora Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio, signor Sottosegretario per gli affari europei, onorevoli colleghe e colleghi, il fatto che lei, signor presidente Draghi, da domani rappresenti l'Italia al Consiglio europeo è una buona notizia. È una buona notizia per l'Italia, ma è anche una buona notizia per l'Europa. Chi ha avuto modo di assistere agli incontri europei nei quali il presidente Draghi, con altra funzione, prendeva la parola, ricorda l'attenzione che i suoi nuovi colleghi gli prestavano, giustamente, per l'autorevolezza delle sue parole e per l'importanza del suo ruolo. Quella autorevolezza, da domani è l'autorevolezza dell'Italia, che politicamente, per ragioni di rispetto della scelta del Presidente della Repubblica, è oggettivamente più coesa, più forte e più autorevole. Si tratta dunque di un buon passo in avanti, per tutte e per tutti.

Inoltre, mi pare di poter dire che la condivisione quasi unanime delle sue parole, sia sulla logistica, quando ha detto testualmente che siamo all'opera per compensare i ritardi degli ultimi mesi, sia sulla questione delle riaperture da pianificare per tempo, a cominciare dalla scuola, rappresenti un ulteriore passo in avanti. Allora, la domanda da porsi è che tipo di Unione europea vedrà lei e non che tipo di Italia vedranno gli europei. Ci sono purtroppo luci ed ombre, lei lo ha detto nel suo intervento e lo condividiamo. C'è un passo in avanti enorme sul tema del Recovery plan e della capacità di rispondere alla crisi, a differenza di quanto accaduto nel 2011, ma c'è una oggettiva debolezza sui vaccini, che va sottolineata.

Lo dico oggi, quando in Israele si riparte, il giorno dopo le elezioni politiche, ma, soprattutto, dopo che la stragrande maggioranza dei cittadini si incammina ad uscire dal periodo di crisi. Lo diciamo, soddisfatti, naturalmente per i nostri amici inglesi, ma con un "ahimè" dal punto di vista di cittadini europei per ciò che ha fatto il Regno Unito. Diciamolo con chiarezza, senza infingimenti, soprattutto noi che siamo filo europei e convinti sostenitori dell'Unione: un anno fa, l'Unione europea assisteva alle difficoltà del primo ministro Boris Johnson (ricorderete: in alcuni casi, difficoltà anche di natura personale). Quanto è cambiato, da allora. Nel giro di 11 mesi, la straordinaria capacità di vaccinazione ha fatto diventare la vaccinazione, paradossalmente, uno spot per i sostenitori della Brexit.

Ho ragione di credere, signor Presidente, come lei e come molti di noi, che la Brexit, sul medio periodo sarà un disastro per il Regno Unito: perlomeno, ne siamo convinti noi. Oggi, però, oggettivamente questa campagna vaccinale segna un punto importante per Johnson nella narrazione antieuropea. Dunque, l'Unione europea deve darsi una smossa. Ecco perché la presidenza del presidente Draghi è un elemento molto importante e interessante. Ovviamente, il punto di partenza è che questo riconoscimento parte dagli Stati Uniti d'America. La presenza di Joe Biden al Consiglio europeo, ancorché agevolata dalle nuove forme di comunicazione o, meglio, dalle nuove forme di discussione (sarà, dunque, un collegamento), è un fatto enorme. Era, però, dai tempi di Bush che un Presidente degli Stati Uniti non partecipava al Consiglio europeo e questo accade quando gli Stati Uniti hanno riaffermato le ragioni del multilateralismo. Questo multilateralismo, però, fa fatica.

Signora Presidente, signor Presidente, onorevoli colleghi, c'è un fatto di cui non parla nessuno o quasi nessuno in queste ore, neanche nei giornali italiani. È l'incontro tra il ministro cinese Wang Yi e il suo omologo russo Sergey Lavrov, i due Ministri degli Esteri, che, in queste ore, si sono visti per preparare un grande accordo tra Russia e Cina, che è oggettivamente una sfida agli Stati Uniti d'America e alla comunità atlantica, con la quale, con le parole del presidente Draghi nel primo intervento in Senato, ci siamo finalmente riappacificati, in modo strategico e strutturale.

È un passaggio difficile, perché questa alleanza tra Russia e Cina viene sottovalutata, ma aprirà un nuovo scenario, specialmente inserendola dentro la piattaforma One Belt One Road, e porterà, paradossalmente, la discussione soprattutto in Europa, nei Balcani, dove storicamente abbiamo sempre sofferto, come dimostra la storia del Ventesimo secolo, le principali ragioni di frizione. Dunque, questo passaggio tra Russia e Cina sfida gli Stati Uniti d'America e sfida l'Unione europea ad essere in grado di rispondere. Onorevole colleghi, la prima frase di Anthony Blinken, il Segretario di Stato americano, il Ministro degli esteri americano, è stata una critica fortissima al Nord Stream 2, che nel 2015-2016 noi, come Italia, cercammo di combattere, ma che vide la Germania perseguire un proprio interesse di parte e non un interesse europeo. Insomma, su questi temi, presidente Draghi, la sua autorevolezza sarà importante, anche nella veste di presidente di turno del G20, prima volta per l'Italia.

Poi, c'è il tema della Turchia, che è sicuramente legato alla Convenzione di Istanbul (assolutamente apprezzabili le parole del Governo in quest'Aula), ma che pone un tema legato al Mediterraneo. Il disegno strategico della Turchia in questi anni, infatti, è stato un disegno strategico finalizzato, non soltanto a eliminare la presenza europea, come ha detto il senatore Casini, facendo riferimento anche alle mancanze di altri Paesi europei, ma è stata una presenza devastante, soprattutto in Libia. Ora vediamo alcuni passi in avanti, che il Governo sta compiendo in Libia dopo anni di sostanziale incapacità. La politica estera, infatti, è una cosa seria. La politica estera non è organizzare un convegno per fare la photo opportunity da mandare al TG1. La politica estera è la capacità di avere un disegno strategico lungo anni. In Libia noi ci stiamo giocando un pezzo di futuro.
Su questi temi, il Consiglio europeo è molto più che un Consiglio europeo su un singolo ordine del giorno. È il rinnovato rapporto tra Stati Uniti ed Europa; è la presenza di un nuovo leader italiano; è la presenza di un leader italiano che guida il G20 ed è l'apertura di una pagina in cui, comunque, Russia e Cina stanno giocando una partita, di cui non parla nessuno, ma che, fondamentalmente, è una grande sfida a tutto e a tutti.
Su questi temi, signor Presidente, oltre alla centralità del Mediterraneo, mi permetto di ribadire la centralità dell'Africa. Noi abbiamo bisogno di tornare ad avere una strategia per l'Africa. Giustamente, chi ci segue da casa dirà che noi abbiamo bisogno dei vaccini. Certo, io condivido totalmente le riflessioni che il Governo ha posto in quest'Aula, oggi e nei giorni precedenti. Sicuramente dobbiamo pensare alle riaperture.
Però, se dobbiamo fare una discussione di politica estera veramente degna di questo nome, il tema dell'Africa è lì e non lo possiamo eludere. C'è poi tutto il tema della centralità del Paese nel rapporto con i Balcani, che secondo me sono il punto di riferimento dei prossimi anni. 

 

Signor Presidente, la politica estera vede l'Italia da sempre come un ponte, saldamente collocato nell'Alleanza atlantica, ma sempre capace di dialogare. Mi piacerebbe che in questa sua presidenza del G20 lei potesse riportare l'Italia a essere un ponte, un ponte verso l'Africa. Ieri ero in Senegal e ho incontrato il presidente Macky Sall, che mi ha raccontato, tra le varie cose, una cosa incredibile: da giovane voleva venire a studiare in Italia (era un giovane leader in crescita), però ebbe la borsa di studio dai francesi e non dagli italiani, perché noi abbiamo sempre avuto un disinteresse nella capacità di attrarre giovani talenti. Quanto sarebbe bello se, assieme al Ministro dell'Università e al Ministro degli Esteri, potessimo lanciare un progetto per mille talenti all'anno da far venire dall'Africa, dai Paesi del Sud-Est asiatico e dal Sud America, per vivere, d'accordo con le nostre istituzioni europee, un'occasione di formazione. Come sarebbe bello, signor Presidente, se lei potesse ritirare fuori dal cassetto (in parte è stato fatto negli ultimissimi mesi) quel grande progetto Ventotene che avevamo lanciato con la cancelliera Merkel e con il presidente Hollande, per fare di Ventotene l'isola nella quale formare le nuove generazioni, in particolar modo nei luoghi dove Sandro Pertini ha vissuto il suo confino e la sua prigionia. 

Come sarebbe bello, signor Presidente, se lei potesse incaricarsi di essere un ponte anche verso le nuove generazioni. Lo dico perché il presidente Draghi ha detto, concludendo, che il 9 maggio, il giorno della partenza della Conferenza sull'Europa e il giorno della festa europea, sarà il momento in cui lanceremo il grande tema delle nuove generazioni e il lavoro. Bene: il 9 maggio 2021 sarà un giorno particolare, non soltanto perché si festeggerà come sempre l'Unione europea, ma perché il 9 maggio 1921 nacque Sophie Scholl, giovane cattolica bavarese; essa fu una delle martiri della resistenza antinazista. Sarebbe molto bello se, nel centenario della sua nascita, una rosa bianca filosoficamente ispirasse il cammino dell'Europa verso il domani. Europa di valori e non soltanto Europa di numeri e di cifre. Buon lavoro, signor Presidente, Italia Viva è con lei.

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