(foto Ansa)

Ve li ricordate gli Europeisti per Conte? Non se la passano benissimo

Luca Roberto

Il gruppo che radunava i responsabili all'epoca del BisConte ha annunciato la volontà di sciogliersi. L'ex berlusconiana Rossi si iscrive alla componente Cambiamo ma sulla disgregazione frena: "Per contare nel nuovo governo meglio restare uniti"

All'inizio dell'anno erano il baricentro della politica italiana. Adesso li si ricorda a stento. Che fine ha fatto il gruppo degli Europeisti al Senato? Quell'amalgama fantasioso che teneva assieme il Maie, il Centro democratico di Bruno Tabacci, transfughi ex forzisti, alcuni grillini espulsi con l'andar della legislatura e una dem in prestito secco per ragioni puramente algebriche (Tatjana Rojc) ha esaurito le proprie funzioni ancor prima di prestare servizio. Era nato con l'intento di coagulare i cosiddetti responsabili per Conte. Nelle settimane in cui un'intervista strappata ad Andrea Causin, Saverio De Bonis o Ricardo Merlo rincorrendoli nei vicoli attorno a Montecitorio valeva un Pulitzer. Guadagnandosi, se mai qualcuno avesse in mente di disegnarlo, l'effige del trasformismo, degenerazione italiana verso cui tutti si scagliano come hobby (non ultimo il nuovo segretario del Pd Enrico Letta: "Solo in Italia il Gruppo Misto è il paradiso"). Cos'è rimasto di quello slancio moderato ed europeista?

Com'è noto lo sforzo è stato vano. E con la nascita del governo Draghi s'è capito abbastanza presto che l'esperienza aggregativa non avrebbe avuto più motivo d'essere: mancando per l'appunto l'orizzonte di destinazione. Che alla fine era un po' sgombrare il campo dallo spauracchio di elezioni anticipate. Un po' tentare di agguantare quella scialuppa di salvataggio che, sospinta dal consenso personale dell'ex premier, potesse traghettare i suddetti parlamentari verso porti sicuri: e cioè la possibilità di essere iscritti alle liste ed eventualmente rieletti con la neonata formazione centrista. Solo che il nuovo governo ha prodotto un riallineamento ai gruppi originari d'appartenenza. E il grande stendardo con il simbolo Europeisti, pur entrando a far parte della nuova maggioranza allargata, dopo aver partecipato alle consultazioni al Quirinale come forza politica autonoma, non ne ha tratto benefici diretti. L'unico che ha colto l'occasione di entrare a far parte della squadra di governo, per dire, è stato Bruno Tabacci, tra i più attivi e volenterosi nell'opera di costruzione di una pattuglia di riservisti contiani, e che nel nuovo esecutivo è finito a ricoprire l'incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economica. Ma più in virtù di un rapporto personale di lunga data con il premier che per ragioni di quote, pesi elettorali o rispetto di un accordo politico. 

Ragion per cui la scorsa settimana, in una riunione dei capigruppo al Senato, Causin ha spiegato che l'intenzione degli Europeisti era quella di andare ognuno per conto suo. Chiudendo anzitempo l'esperimento. Sciogliendo il gruppo dopo nemmeno due mesi di esistenza e giusto un paio di conferenze organizzate (sul futuro dell'Europa, ça va sans dire). E sembravano essere più o meno tutti d'accordo, i dieci senatori. Se non fosse che Mariarosaria Rossi, una delle più strette e storiche collaboratrici del Cav. che a gennaio se n'era andata nel grande clamore dei suoi, a un certo punto abbia optato per il dietrofront. Ha sì deciso di iscriversi alla componente politica di Cambiamo, movimento del governatore della Liguria Giovanni Toti, che nella camera alta arruola tre senatori. Ma restando tra gli Europeisti. Ché, sarebbe il ragionamento della diretta interessata, solo in questo modo si può sperare di contare qualcosa con gli attuali rapporti di forza in Parlamento. 

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