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L'intervista

"Zingaretti usa le stesse parole strapazzate di Virginia Raggi". Parla il professor Arturo Parisi

David Allegranti

"Giuseppe Conte federatore di un’alleanza Pd-5S-Leu? Mai dire mai", dice l'ex ministro. "Però il tempo passa e quanto più Grillo si ripropone come l’Elevato di sempre, lui è destinato a diventare l’Abbassato di turno"

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Professor Arturo Parisi, che ne pensa delle dimissioni di Zingaretti?

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Professor Arturo Parisi, che ne pensa delle dimissioni di Zingaretti?

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“Sono ancora qua che mi interrogo sulle cause che le hanno determinate e i motivi che lo hanno spinto. Al momento le leggo come l’inevitabile esito della improvvisa scoperta della sua solitudine. Tutto d’un tratto solo, senza riuscire a capire più come fosse finito dov’era finito, e soprattutto dove stesse andando. E attorno a lui solo macerie. Tutto d’un tratto dissolto il disegnino dentro il quale nel corso del Conte 2 il suo Bettini era andato cantando come eventi guidati quelli che da troppo tempo erano nient’altro che fatti subiti. Tutto d’un tratto abbandonato sulla nave che affonda al grido di ‘si salvi chi può’ da una parte da ufficiali di stato maggiore già aggrappati a nuove scialuppe, e dall’altra pressato dall’ansia dei marinai terrorizzati anzitempo per il destino personale che li attende nel voto del ‘23 e, prima ancora, nelle candidature. E, il colmo, privato di Conte trasformatosi tutto d’un tratto da ‘fortissimo riferimento di tutti i progressisti’ nel più insidioso competitore elettorale. Povero Zingaretti”.

   

Zingaretti dovrebbe ritirare le dimissioni?

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“Diciamo che non è più nella sua disponibilità. Ci vorrebbe anche questo. A quattro giorni dal suo gesto ormai il fatto è compiuto”.

  

L’ha colpita l’uso delle parole? Un segretario di partito che si dimette vergognandosi del suo stesso partito e usa un lessico populista, come “poltrone”… La vergogna, poi, ricorda una antica “questione morale”.

“Certo che mi ha colpito. Sentire all’unisono Zingaretti e in suo soccorso la Raggi usare le stesse parole. Le poltrone! Gli stessi sedili tagliati e vantati dai 5S illusi che i sederi fossero quelli degli altri. Con allegra condivisione a tamburo battente da parte del Pd come condizione per tornare finalmente al governo. E come si sarebbe mai potuta aprire questa stagione di smodato trasformismo senza strapazzare smodatamente innanzitutto le parole? Se c’è una cosa che in politica, o, meglio, nel ceto politico, di questi tempi ha perduto il suo senso è proprio la parola. Quella detta e quella data. Ormai le parole sono echi del passato prima che strumenti per confrontarsi sul futuro. In questo caso lamenti di un uomo qualunque per dichiarare una resa ed esprimere senza controllo la sua sofferenza. Per troppi un’uscita di sicurezza per sfuggire alla durezza della realtà piuttosto che strumenti della conoscenza e dell’azione”.

   

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C’è stata ipocrisia, nel Pd, su Conte? Prima lo sostenevano tutti, poi il segretario è rimasto da solo a difendere la linea condivisa collegialmente.

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“Ipocrisia è la parola più gentile che viene in mente per prima. Ieri sera, me lo sono trascritto, ho sentito Zingaretti dire in tv che ‘se c’è una cosa che mi ha dato particolarmente fastidio è che tutti insieme, tutto il partito, tutto il gruppo dirigente, avevamo deciso di sostenere Conte. Quando il tentativo è fallito, ci siamo girati e non c’era nessuno’. Altro che fastidio! Il mio augurio è che, invece di limitarsi a dirlo dalla D’Urso chiami il partito a riflettere nella prossima assemblea su quello che è da troppo tempo il vizio maggiore del Pd. L’unanimismo. Il rifiuto della fatica del confronto. Le assemblee che da sempre ruzzolano inarrestate verso il voto finale, ogni volta uguale. Unanime. Al massimo, talvolta macchiato da qualche timida astensione”.

 

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C’è il rischio di una nuova scissione?

“Se si dovesse stare all’unità-unità-unità delle parole sarebbe una sorpresa. Ma niente si può escludere. Anche a stare solo a questi tredici anni ci siamo abituati a unanimità gridate seguite da defezioni e scissioni silenziose. Vediamo come finisce la vicenda della riforma della legge elettorale e poi ne riparliamo”.

  

Il Pd è stato e continua a essere tuttora subalterno al M5s?

“Anche se a parole non riesce a dismettere la sua antica pretesa di partito guida, di partito modello, o di fratello maggiore, diventato oramai un partito governista è destinato nei fatti ad essere subalterno a chiunque gli prometta di riportarlo al governo. Quello che è peggio è che i 5S di turno non sanno più neppure loro dove stanno andando. Quando non ho digerito bene ogni tanto li sogno l’uno alla rincorsa dell’altro con il grillo di turno che arranca appresso a un palloncino spinto avanti dal vento dominante. Spero che si fermino in tempo prima di arrivare al burrone”.

  

È vero che Conte, dopo l’incarico di rifondare i Cinque stelle, ha perso la sua posizione super-partes. Ma lei esclude che l’idea di farne il federatore di un’alleanza Pd-5S-Leu, sia stata abbandonata per sempre?

“Mai dire mai. Sempre non dire sempre. Soprattutto di questi tempi è bene ricordare il detto antico. Se è vero che in ultima analisi il problema politico resta lo stesso, come dimenticare i dati cambiati nei soli venti giorni dalla formazione del governo Draghi? E quindi quelli che inevitabilmente ancora cambieranno? Lasciamo Leu ormai ridotto ad ArticoloUno Mdp, la componente minore messa in campo da D’Alema e Bersani. Aspettiamo che il Pd ci confermi la determinazione ad alimentare la logica proporzionalistica, facendosi all’esterno porzione tra porzioni e inevitabilmente lo stesso al suo interno. Aspettiamo l’esito della dinamica centrifuga interna ai 5Stelle. Solo a questo punto possiamo chiederci se Conte è ritornato l’Avvocato del populismo buono del suo primo governo o il Primo Progressista del secondo. Intanto alla lavagna tra i dati del problema da risolvere conviene scrivere che da due settimane non risiede più a Palazzo Chigi con Casalino. E il tempo passa. E, mentre attende di riciclarsi da premier a leader, scrivere che quanto più Grillo si ripropone come l’Elevato di sempre, lui è destinato a diventare l’Abbassato di turno”.

 

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