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La Raggi alla fine approva i bilanci di Ama. Ma prima lancia una "operazione verità"

Gianluca De Rosa

"Abbiamo scoperto un buco da 250 milioni", ha detto la sindaca. Che ha anche annunciato un piano di risanamento, da approvare entro il 18 marzo

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Questa è un’operazione verità. In questi anni ci siamo rifiutati di approvare bilanci di Ama e abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora tirando fuori le nefandezze degli ultimi 15 anni che chi mi ha preceduto ha fatto finta di non vedere”. Virginia Raggi va all’attacco. Dopo mesi di silenzio sul tema rifiuti e sullo stallo nella municipalizzata Ama la sindaca di Roma ha convocato questa mattina in Campidoglio una conferenza stampa per un annuncio: la giunta capitolina ha approvato i bilanci 2017, 2018 e 2019, i conti bloccati da anni che sono stati la causa di un’avvicendarsi infinito di vertici alla guida dell’azienda. Ama, dunque, non fallirà come temeva qualcuno, anzi il Campidoglio ricapitalizzerà la municipalizzata capitolina con quasi 260 milioni di euro. “Noi – ha raccontanto la prima cittadina della Capitale – abbiamo rimesso le mani nei conti dell’azienda a partire dal 2003 e abbiamo scoperto un buco da 250 milioni fatto rubando soldi ai cittadini romani. Questo è il motivo per cui non abbiamo potuto fino ad oggi approvare i bilanci: camuffavano la realtà, io non potevo coprirlo. Sono scomoda perché dico cose scomode, ma giuste. Oggi dunque vi presentiamo due cose un’operazione verità e il piano di rilancio di Ama”.

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Questa è un’operazione verità. In questi anni ci siamo rifiutati di approvare bilanci di Ama e abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora tirando fuori le nefandezze degli ultimi 15 anni che chi mi ha preceduto ha fatto finta di non vedere”. Virginia Raggi va all’attacco. Dopo mesi di silenzio sul tema rifiuti e sullo stallo nella municipalizzata Ama la sindaca di Roma ha convocato questa mattina in Campidoglio una conferenza stampa per un annuncio: la giunta capitolina ha approvato i bilanci 2017, 2018 e 2019, i conti bloccati da anni che sono stati la causa di un’avvicendarsi infinito di vertici alla guida dell’azienda. Ama, dunque, non fallirà come temeva qualcuno, anzi il Campidoglio ricapitalizzerà la municipalizzata capitolina con quasi 260 milioni di euro. “Noi – ha raccontanto la prima cittadina della Capitale – abbiamo rimesso le mani nei conti dell’azienda a partire dal 2003 e abbiamo scoperto un buco da 250 milioni fatto rubando soldi ai cittadini romani. Questo è il motivo per cui non abbiamo potuto fino ad oggi approvare i bilanci: camuffavano la realtà, io non potevo coprirlo. Sono scomoda perché dico cose scomode, ma giuste. Oggi dunque vi presentiamo due cose un’operazione verità e il piano di rilancio di Ama”.

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Che cosa significa tutto questo in concreto? Il piano di risanamento approvato dalla giunta capitolina insieme ai bilanci prevede il rifinanziamento della società per 256,4 milioni di euro: di questi 106,4 milioni di euro si concretizzano nella rinuncia a crediti di Roma Capitale e 150 milioni di euro attraverso disponibilità liquide. Questi fondi serviranno a coprire le ingenti perdite inserite nei consuntivi 2017 e 2018. In particolare il bilancio 2017 chiude con un rosso da 227 milioni di euro: circa 115 di svalutazione del centro carni, un complesso immobiliare sulla Prenestina che vale 23 milioni a fronte degli oltre 140 iscritti sinora a bilancio e oltre 100 milioni di euro di partite debitorie di Ama nei confronti del comune per il mancato versamento della Tari.

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Raggi e la sua giunta hanno indugiato particolarmente sulla vicenda del Centro carni. Ha spiegato l’Assessore all’Urbanistica Luca Montuori: “Doveva diventare un complesso residenziale con appartamenti che si pensava di vendere tra 3 e 4mila mila euro al metro quadro, una stima ottimistica, a cui si aggiunge il fatto che non c’era neppure la variante urbanistica per farlo, ma solo un atto d’indirizzo preliminare eppure è stato iscritto a bilancio con quel valore gonfiato”. Le altre “voci dell’operazione verità” voluta da Raggi e i suoi sono le partitre crediti/debiti tra municipalizzata e comune – “I famosi 18 milioni dei crediti cimiteriali erano solo la punta dell'iceberg, su oltre 100 milioni di partite che non giravano tra Ama e noi”, ha detto la sindaca – e, infine, la questione della Tari. “Dal 2003 – ha spiegato l’amministratore unico di Ama Stefano Zaghis – Ama riscuoteva la Tari, ma senza le competenze per farlo, i mancati introiti venivano quindi coperti ricorrendo all’indebitamento con gli istituti di credito che è cresciuto fino a oltre 600 milioni di euro. Così invece di investire in mezzi, uomini e impianti, l’azienda ha utilizzato le proprie risorse per ripagare i finanziamenti. Per scoprire le presunte responsabilità la sindaca ha promesso una task force con i vertici dell’amministrazione capitolina. “Intanto – ha detto – a causa di questa sciagurata gestione dal 2014 a fronte di 900 pensionamenti non è stato possibile fare neppure una nuova assunzione”. Adesso con il piano di risanamento e il piano industriale il Campidoglio punta ad un’infornata di 300 nuovi dipendenti (225 operatori ecologici, 40 meccanici, 20 operatori cimiteriali e 15 operatori impianto). Per quanto riguarda gli impianti, invece, il nuovo piano prevede i due nuovi compostaggi a Cesano e Castel Selce (per cui è stato già avvitao l’iter autorizzativo in Regione), due impinati per la selezione del multimateriale (da vendere poi ai consorzi di plastica, carta e metalli) e un nuovo Tmb. L’obiettivo è arrivare ad autonomia impiantistica del 75 per cento e a un livello di raccolta differenziata al 61 per cento entro il 2025 (ben lontano dal 70 per cento per il 2021 che la giunta Raggi prometteva ad inizio mandanto). Infine, il piano prevede l’acquisto di 37mila nuovi cassonetti, 88 nuove spazzatrici, 298 nuovi mezzi per la raccolta stradale e 459 mezzi leggeri per il servizio porta a porta.

 

Bilanci, piano di risanamento e piano industriale arriveranno al cda di Ama il prossimo 18 marzo e gli ultimi due dovranno essere approvati lo stesso giorno dall’Assemblea capitolina, il rischio per l’azienda altrimenti sarebbe altissimo: il fallimento. Questo almeno avrebbero prospettato ieri Raggi e l’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti ai consiglieri di maggioranza riuniti in serata per discutere della questione. Il timore di molti è che dare il proprio voto per l’approvazione del piano di risanamento possa essere abbastanza per rientrare in un’eventuale inchiesta della Corte dei Conti per danno erariale. Lemmetti ha cercato di rassicurarli: “Per la ricapitalizzazione abbiamo seguito pedissequamente tempi e regole del testo unico delle partecipate per evitare che si configuri il danno erariale o la fattispecie di aiuto di stato. Ci siamo attenuti rigorosamente a questo non abbiamo messo né un euro in meno né un euro in più per rimanere perfettamente nel dettato normativo”.

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