Il retroscena

I big M5s chiedono a Conte il terzo mandato. E Casaleggio reclama 500mila euro

Giuseppi è il Draghi del Movimento: l'ultima spiaggia, l'autorità indiscutibile. Per tutti tranne che per il figlio di Gianroberto che insiste per il voto con il direttorio a cinque

Simone Canettieri

Sulla terrazza del Forum il "patto del tramezzino" con tutti i maggiorenti pronti ad accogliere l'ex premier in cambio dell'addio al vincolo del secondo mandato. Ma in mezzo c'è il presidente di Rousseau

“Diciamo che è in corso una trattativa molto avanzata”. A chi gli chiede se ci sono novità, Giuseppe Conte risponde così. Intanto, lavora a un programma per formattare il M5s, rifiuta interviste, pensa a una conferenza stampa, ma soprattutto studia il modo, carte alle mano, per superare il più grande ostacolo che ha davanti a sé: Davide Casaleggio, il padrone di Rousseau, il figlio del fondatore, con Beppe Grillo, del Movimento. La sfinge, l’enigma, l’ultimo custode dell’ortodossia.

Ma soprattutto  l’unico big assente domenica sulla terrazza dell’hotel Forum in quello che passerà come il “patto del tramezzino” (“le cucine dell’hotel non potevano prepararci altro e così abbiamo mangiato pizzette e tramezzini”, racconta al Foglio uno dei partecipanti, forse ancora affamato).
 

Casaleggio jr ritiene che Conte “non sia stato legittimato” a diventare leader del M5s. E il giorno dopo il vertice dei big rilancia le modalità per correre alla guida collegiale del Movimento (il direttivo a cinque). Un graffio bello e buono a Conte, che  ha già posto una serie di condizioni. La prima: avere pieni poteri. Altro che segreteria a cinque. 

Ecco perché l’ex premier deve scegliere in queste ore come muoversi.  Se non troverà un accordo con Casaleggio potrebbe anche arrivare alla creazione di un nuovo soggetto giuridico, un partito nuovo di zecca nel simbolo e magari anche nel nome. Ma sarebbe uno strappo doloroso. E quindi ci sono due alternative al momento: un intervento di Crimi per bloccare la votazione e riproporre alla piattaforma un nuovo statuto (che vanta ormai più varianti del Covid) che ripristini il capo politico oppure continuare con la via dei cinque con Conte, primus inter pares e legale rappresentante del M5s. Roba da avvocati del popolo, ma anche di Grillo. Tutti sono mobilitati. 
 

Casaleggio però non sembra cedere  al nuovo che avanza. Prima cosa chiede che gli siano saldati i pregressi: circa 500mila euro. Soldi che mancano alle casse di Rousseau per via della flotta di parlamentari morosi che da tre anni   non versano il contributo mensile di 300 euro. E poi ci sono i contenziosi giuridici, le cause a cui è appeso il M5s, le spese legali.

Insomma, il figlio di Gianroberto non ci pensa proprio a passare per il liquidatore di una bad company con tutti gli altri big che se ne vanno fischiettando con  l’ex premier alla ricerca di riscatto. Da qui lo scontro destinato a far scrivere ancora per molto gli appassionati del genere. Di sicuro l’astronauta Grillo ha deciso: Giuseppe Conte è il Mario Draghi del M5s. L’uomo della provvidenza, il bagnino dell’ultima spiaggia a cui affidare il futuro con la premessa di mano libera su tutte le decisioni. “Adesso sono cazzi tuoi”, ha detto domenica il Garante comico al futuro leader strappando una risata generale a tutta la compagnia del caminetto. 

Ecco bisogna riprendere i nomi dei presenti al pranzo frugale dell’altro giorno: Luigi Di Maio, Roberto Fico, Stefano Patuanelli, Alfonso Bonafede, Paola Taverna, Vito Crimi, Riccardo Fraccaro. Tutti big  - eccetto il ministro dell'Agricoltura - arrivati ormai al secondo mandato e quindi teoricamente fuori da qualsiasi futura elezione. Il vero non detto: i mandarini grillini vogliono Conte anche per scardinare il vincolo del doppio mandato, lui lo sa e la vive come una concessione dovuta. Ma anche qui  c’è sempre Casaleggio. Che non si accontenterà di qualche tramezzino e un po’ di pizzette.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.