(foto Ansa)

Salvini esulta. Ma sui Taser alla polizia non c'è nessun "effetto Lega"

Luca Roberto

L'ex ministro festeggia la terza gara per dotare le forze dell'ordine delle pistole elettriche, ma l'arrivo di Molteni al Viminale non ha avuto alcun effetto. La fermezza della Lamorgese spinge il Carroccio a battaglie marginali

Il ministero dell'Interno ha comunicato che a marzo si terrà la gara per l'acquisto dei taser, le pistole elettriche che dovrebbero entrare in dotazione delle forze di polizia. “L'effetto Lega sul Viminale”, l'ha chiamato il Tempo, rilanciato sui social da Matteo Salvini. Che da quando Nicola Molteni è stato nominato sottosegretario all'Interno non fa che spendersi nell'ostensione di un unico messaggio: ci siamo ripresi il controllo del tema sicurezza. In realtà le cose stanno diversamente, e l'atteggiamento di Salvini è anche figlio della consapevolezza che oramai i dossier a lui più cari, come la gestione dell'immigrazione, sono di esclusiva competenza del ministro Luciana Lamorgese e lui non potrà che essere semplice spettatore. 

 

 

Ma torniamo alla questione taser. Il messaggio salviniano implicito è che con l'arrivo di Molteni al Viminale, e cioè del responsabile sicurezza del partito, si sia tornati a parlare di uno strumento la cui sperimentazione era iniziata nel 2018, all'epoca del governo gialloverde e di Salvini ministro. In verità, però, era stata proprio Luciana Lamorgese a prendere un'inizativa concreta in tal senso. Era stata lei, infatti, a proporre al Consiglio dei ministri, un regolamento che modificava le norme (decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 1991, n.359) sui criteri per la determinazione di armamento e munizioni, nell'ottica di un generale ammodernamento adeguato alle esigenze operative attuali. Era il 22 gennaio del 2020: si era insomma nel Conte II, e Salvini era all'opposizione. Altro che effetto Lega.

 

Se tuttavia non si è ancora arrivati all'adozione effettiva del taser, non lo si deve certo all'assenza dei colonnelli del Carroccio al Viminale. Anzi. Il ministero dell'Interno nel frattempo ha bandito due gare, una nel dicembre 2019, l'altra nell'agosto 2020, entrambe andate deserte: le poche aziende che si sono presentate, 3 multinazionali del settore, non hanno garantito standard all'altezza delle disposizioni di sicurezza. La nuova gara partirà a marzo e potrebbe produrre un esito diverso. Come vediamo non c'è nessun “effetto leghista” in una serie di gare che seguono un ordine procedurale cui non spetta di certo alla politica interferire. Sempre tenendo a mente che secondo il ministro Lamorgese il taser non deve diventare un mezzo per inculcare una svolta securitaria ma piuttosto uno strumento di dissuasione.

 

Certo, la nomina di Molteni per Salvini è da considerarsi un successo personale. Riuscire a piazzare un suo fedelissimo nel suo ex ministero oltre a ricompattare gli animi leghisti, è servito pure a far entrare in fibrillazione le altre forze politiche. A cominciare dal Partito democratico, che dal Viminale ha visto fuoriuscire Matteo Mauri, autore delle modifiche ai decreti sicurezza. In più, qualche giorno fa, il leader del Carroccio s'è lasciato sfuggire, in un'intervista al Corriere della Sera, di essere contento “di poter partecipare alla scelta del nuovo capo della Polizia col sottosegretario Molteni. Anche perché, essendo passati dai 250 sbarchi di gennaio-febbraio 2019 ai 4.000 di quest’anno, c’è parecchio da lavorare…”. Tant'è che due membri del Copasir come Enrico Borghi (Pd) e Elio Vito (Forza Italia) hanno rilasciato una nota congiunta per dire di aver trovato le parole di Salvini “di una inaudita gravità politica e istituzionale”.

 

Lui però, l'uomo del Papeete, pare aver capito che nei temi che più gli interessano non ci sarà alcuna vera discontinuità. Una volta che dovessero ripartire gli sbarchi non potrebbe neppure esercitarsi nelle solite campagne denigratorie contro la gestione degli arrivi. Solo qualche mese fa nella galassia leghista i post contro il ministro Lamorgese erano all'ordine del giorno (uno dei più virulenti, in occasione dell'attentato di Nizza: “Disastro Lamorgese, twittò). Una volta entrati al governo, com'era naturale che fosse, sono scomparsi dalle bacheche. Ecco perché adesso ci si accontenta di festeggiare vittorie, come quella sul taser, che però non lo sono.