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Cencelli: "Il Manuale non muore mai". Ecco spiegati i sottosegretari del governo Draghi

Roberta Benvenuto
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E alla fine, anche il governo Draghi si avvale del classico Manuale Cencelli: slot dei sottosegretari assegnati agli esponenti dei singoli partiti in proporzione al loro peso in parlamento. "Mentre per la squadra dei ministri il nuovo premier ha considerato la bravura, l'importanza", ha spiegato Massimiliano Cencelli contattato dal Foglio, "per i sottosegretari invece, non dico che Draghi si sia disinteressato, ma viste le tensioni fra i partiti ha preferito lasciar fare a loro. E purtroppo i partiti hanno applicato il cosiddetto Manuale Cencelli".

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Dice purtroppo ma è una teoria che si deve a lui, storico funzionario della Dc: Cencelli, oggi 84 anni, mostra alle telecamere la prima copia del suo manuale. Di 50 anni fa, con tanto di frase di Andreotti: Uno dei libri da dimenticare (purché lo dimentichino tutti). "E infatti non lo dimentica nessuno. Perché? E' un metodo sbrigativo per dividersi i posti. Il manuale è nato quasi ridendo, si può dire: Paolo Emilio Taviani, dalla corrente dei dorotei, aveva fondato la corrente dei tavianei. E in quell'occasione per il congresso di Milano prendemmo il 10-11 per cento dei delegati, quindi avevamo diritto ad altrettanti segretari. Semplice".

 

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Una stagione politica lontana ma che incide ancora sul presente: "Purtroppo poi è finita", sospira Cencelli. "I partiti ci sono ma non sono più seri come una volta. Conte? Una persona per bene, è a posto e ha fatto il possibile. Ma si è fatto incapsulare da certa gente, vedi Arcuri. Mentre il governo Draghi si è formato in maniera seria: speriamo che continui così - nonostante le gravi difficoltà che subito si trova ad affrontare come la questione vaccini. Me lo auguro non per Draghi, ma per l'Italia".

 

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